[Ezln-it] Le donne in resistenza di Copala sui fatti del 30 luglio

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Thu Aug 5 18:25:39 CEST 2010



Si può definire un'operazione pulita quando sono state ferite gravemente
con proiettili due donne indigene che erano completamente disarmate?

Oaxaca, 3 agosto 2010

AI MEZZI DI COMUNICAZIONE
AI POPOLI DEL MESSICO E DEL MONDO
ALLE ORGANIZZAZIONI SOCIALI E DEI DIRITTI UMANI
ALL'ALTRA CAMPAGNA

Il popolo degno di San Juan Copala si rivolge a voi con grande dolore
affinché possiate conoscere la verità sui fatti successi alla nostra
comunità venerdì scorso, 30 luglio 2010.

Quel giorno, il 30 luglio, circa 200 effettivi della polizia statale sotto
il comando del Commissario Jorge Quezada sono entrati con violenza nella
nostra comunità con il pretesto di recuperare il corpo senza vita di uno
dei capi paramilitari più sanguinari di questa regione. Insieme alla
polizia, c'era un gruppo armato di almeno 20 paramilitari dell'UBISORT. Le
donne della comunità, per difendere i loro figli e il loro territorio,
hanno formato un cordone per bloccare l'entrata dei militari, ma questi
hanno cominciato a sparare in tutte le direzioni. Tutte si sono protette
come hanno potuto, ma Selena e Adela, di cognome Ramirez Lopez, di 17 e 15
anni, non hanno avuto il tempo di farlo perché sono state colpite dai
proiettili, rimanendo gravemente ferite. Sono state trasportate in un
ospedale di Oaxaca. Oggi Selena e Adela stanno combattendo una dura
battaglia contro la morte, entrambe già operate d'urgenza. Selena è stata
colpita da un proiettile al polmone ed è grave, sua sorella Adela è ferita
all'intestino e alla spina dorsale e c'è il forte rischio che non possa mai
più camminare se si riprenderà, giacchè il suo caso è particolarmente
grave.

Questa è L’OPERAZIONE PULITA di cui parla Jorge Quezada. Questo capo di
polizia avalla l’occupazione del palazzo del Comune da parte degli stessi
paramilitari dell'UBISORT che, fino ad oggi, fanno la guardia armati di
tutto punto e tengono la popolazione sotto costante minaccia. Dobbiamo
ricordare che il nostro popolo è sotto l’assedio di queste forze
paramilitari e criminali dell'UBISORT da più di otto mesi. Nell'ultimo mese
si sono acutizzati gli attacchi verso i nostri fratelli e soprattutto
contro le donne, che hanno subito attacchi fisici e minacce. Loro sono
quelle che più stanno soffrendo la violenza. Ora risulta che, dopo aver
ucciso i nostri compagni e compagne, proprio quelli che hanno generato
quest'onda di violenza vorrebbero accusarci di della morte di un
paramilitare, della quale noi non siamo assolutamente responsabili.

La forme di procedere di questo tipo di operazione, che sa solo reprimere
i nostri compagni e il nostro popolo, sono perfettamente coerenti con lo
stile di Ulises Ruiz. Ci riferiamo al modo così particolare di applicare la
legge di questo criminale signore, che prima reprime e uccide per poi dopo,
attraverso i media di comunicazione, dire tutto il contrario e che tutto è
a posto. Anche questo caso non fa eccezione, dato che dopo essere venuto
qui a reprimere, il Commissario Jorge Quezada ha dichiarato ai media che
"E' stata un’operazione pulita, non c'è stata violenza". Si può definire
un'operazione pulita quando sono state ferite gravemente con proiettili due
donne indigene che erano completamente disarmate? Due donne che cercavano
solo di bloccare il cammino agli assassini che avanzavano con la protezione
della polizia, perché sapevano che la loro presenza avrebbe generato solo
più violenza ed incertezza nella loro comunità?

Per questo dichiariamo responsabili della vita delle nostre sorelle e di
quello che potrebbe succedere agli abitanti della nostra comunità alla
Procuratrice di Stato MARIA DE LA LUZ CANDELARIA CHIÑAS, al Segretario
generale EVENCIO NICOLAS MARTINEZ e al Governatore ULISES RUIZ ORTIZ, i
quali adesso non considerano che entrare a San Juan Copala è pericoloso,
come hanno dichiarato più volte, quando si sollecitava loro un atto di
umanità dato che la gente della comunità sta male e soffre la fame.

Oggi riaffermiamo al mal governo che i popoli indigeni resistono da più di
500 anni e non sarà un gruppo di perversi del potere quello che vedrà San
Juan Copala in ginocchio al suo tanto sospirato tavolo di trattativa.
Sappiamo perfettamente che stiamo pagando un prezzo per il nostro rifiuto
di sederci a dialogare e per aver delegittimato il segretario di governo.
Riaffermiamo che il dialogo si potrà avere tra le comunità e i dirigenti
"naturali" nominati in  assemblea solo quando i criminali che hanno
seminato il dolore nel nostro popolo saranno stati arrestati.

Infine facciamo un appello ai compagni solidali della città di Oaxaca
affinché contribuiscano e aiutino la famiglia delle nostre compagne nelle
forme che possono, dato che la situazione economica e morale che stanno
attraversando è particolarmente critica ed hanno bisogno del vostro aiuto.

HANNO PAURA DI NOI, PERCHE' NON ABBIAMO PAURA.

CON RISPETTO,
LE DONNE IN RESISTENZA DI SAN JUAN COPALA

 


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