[Ezln-it] Corrispondenza dal Chiapas su demo per i prigionieri politici

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Wed Oct 28 19:12:09 CET 2009



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Per i prigionieri politici, da San Cristobal.

Lunedì 26 ottobre in Messico si manifesta. E’ una delle date scelte per
realizzare azioni decentrate in tutto il Paese nel contesto della Campagna
“Prima di tutto i/le Nostr* Prigionier*”, indetta dall’Altra
Campagna, per esigere la liberazione immediata dei compagni e delle
compagne sequestrate dallo Stato.

San Cristobal de Las Casas, in Chiapas, risponde all’appello. La Otra
Jovel, la riunione locale degli/lle aderenti alla Sesta Dichiarazione della
Selva Lacandona dell’EZLN, convoca alle 10 del mattino un presidio di
fronte la stazione dei pulman. Al principio una cinquantina di persone
convergono a distribuire volantini, poi, dopo un’oretta, giungono più di
un centinaio di compagni e di compagne delle comunità indigene e contadine
di Mitziton e Bachajon. Sono due delle tante comunità che verranno
danneggiate dallo smembramento delle montagne e dei boschi per la
costruzione dell’autostrada San Cristobal – Palenque, voluta dal
governo federale e statale per sviluppare un corridoio “ecoturistico”.
Entrambe le comunità, aderenti alla Sesta, hanno dichiarato un NO rotondo
al passaggio dell’autostrada sulle proprie terre collettive e ne stanno
pagando caro il prezzo: a Mitziton i paramilitari hanno ammazzato un
compagno a luglio e la gente di Bachajon ancora ha 2 compaesani in carcere,
degli 8 che arrestarono in aprile. Entrambe le comunità, inoltre, sono
costantemente e pericolosamente osteggiate dai gruppi paramilitari protetti
dal governo statale.

Forte della massiccia presenza indigena il volantinaggio diventa un blocco
stradale. Per più di un’ora i manifestanti chiudono l’incrocio ed i
quattro imbocchi alla città di fronte la stazione. Vengono srotolati
grandi striscioni, si scandiscono gli slogan, mentre un sole solidale fa
dimenticare i 2300 metri di altezza.

Si decide di marciare verso il centro e nel cammino si incorporano decine
di persone, stranieri simpatizzanti, venditori ambulanti indigeni, signore
uscite a fare la spesa. Si sfila per il viale centrale e ci si ferma
un’altra mezz’ora nello Zocalo, la piazza principale della città. I
manifestanti si prendono tutto il tempo per spiegare le loro ragioni. Poi
proseguono verso il Mercato Municipale, storico luogo di ritrovo e
compravendita degli indigeni del Los Altos de Chiapas. Infine, facendo il
giro della cittadina, il corteo sfila per l’inaccessibile “Andador
Turistico”, zona storicamente off-limits per gli indigeni, un viale
piastrellato e scortato da vetrine e negozietti, panchine di ferro e
lampioni stile capitale europea. La San Cristobal delle guide turistiche.

Quando la manifestazione giunge alla Cattedrale deve attendere per entrare
nella piazza. Lì vi sono riunite alcune migliaia di indigeni, il Pueblo
Creyente, cattolici di base della teologia della liberazione che, nel
contesto della medesima Campagna, stanno facendo un pellegrinaggio con
messa contro una nuova scarcerazione di paramilitari responsabili del
massacro di Acteal (venti già sono stati liberati ad Agosto dalla Corte
Suprema). Las Abejas (Le Api), l’organizzazione cattolica e sociale di
base della comunità che subì nel 1997 la feroce strage che ha mietuto 45
vittime, invitano i manifestanti dell’Altra Campagna a salire sul palco e
a porre i loro striscioni. Nella piazza si rende pubblico, non solo con le
parole ma anche con i volti contratti e seri delle centinaia di indigeni
presenti, l’infamia assassina dello Stato messicano che da un lato
incarcera costantemente gli attivisti sociali e, negli stessi tribunali,
assolve i più efferati criminali al suo servizio, come appunto i
paramilitari.

Dal palco, tra mille sguardi attenti e fissi, si dedica qualche minuto ai
nostri prigionieri, alle nostre prigioniere. Sono in tutto il Messico.

In Chiapas:
Antonio Gómez Saragos,
Gerónimo Gómez Saragos,
Alberto Patishtán Gómez,
Rosario Díaz Méndez,
Manuel Aguilar Gómez;

nello stato di Campeche (per resistere ed organizzarsi contro le alte
tariffe dell’energia elettrica): 
Sara López González,
Joaquín Aguilar Méndez,
Guadalupe Borjas Contreras;

nello stato di Mexico:
Gloria Arenas Agis (guerrigliera dell’ERPI, detenuta dal 1995)
Ignacio del Valle Medina, Felipe Álvarez Hernández e Héctor Galindo
Gochicoa (nel carcere di massima sicurezza per i fatti di Atenco con
condanne dai 67 ai 112 anni cada uno)
Jorge Alberto Ordóñez Romero,
Román Adán Ordóñez Romero,
Alejandro Pilón Zacate,
Juan Carlos Estrada Cruces,
Julio César Espinoza Ramos,
Inés Rodolfo Cuellar Rivera,
Edgar Eduardo Morales Reyes,
Óscar Hernández Pacheco,
Narciso Arellano Hernández (tutti e 9 condannati a 31 anni per i fatti di
Atenco);

nella Capitale:
Victor Herrera Govea (arrestato per gli scontri del 2 ottobre 2009)

nello stato di Guerrero:
Máximo Mojica Delgado,
María De los Ángeles Hernández Flores
Santiago Nazario Lezma;

nello stato di Nayarit:
Jacobo Silva Nogales (guerrigliero dell’ERPI, detenuto dal 1995 nel
carcere speciale),
Tomás de Jesús Barranco;

nello stato di Oaxaca:

Per la repressione della regione Loxicha, da 12 anni detenuti:
Agustín Luna Valencia,
Álvaro Sebastián Ramírez,
Justino Hernández José,
Mario Ambrosio Martínez,
Fortino Enríquez Hernández,
Eleuterio Hernández García,
Abraham García Ramírez,
Zacarías P. García López,Juan Manuel Martínez Moreno;

Di Xanica, prigionieri dal 2005, dell’Alleanza Magonista Zapatista:
Abraham Ramírez Vázquez (nel carcere di massima sicurezza),
Juventino García Cruz,
Noel García Cruz.

I prigionieri che sono in questa lista, per cui la gente il 26 di ottobre
ha sfilato, bloccato strade, realizzato fori, concerti ed eventi in tutto
il Messico, sono quei detenuti e quelle detenute che, secondo i principi
dell’Altra Campagna, non stanno negoziando la propria libertà con il
governo, rifiutando ogni trattativa con lo stesso Potere che li ha
incarcerati e che riproduce le condizioni di miseria e persecuzione che li
hanno spinti a lottare senza partiti, senza interessi corporativi o
personali.

Però, nel Messico dei dolori e delle ferite, non è solo l’Altra
Campagna ad essere bersaglio della repressione. Nella piazza della
Cattedrale di San Cristobal, ribattezzata piazza della Resistenza dai
compagni dopo quel celeberrimo 1 gennaio 1994, c’è un po’ di spazio
anche per un’altra manifestazione, quella della OCEZ Carranza,
organizzazione contadina brutalmente repressa in questi ultimi giorni. Il
30 settembre hanno sequestrato Chema, il leader dell’organizzazione, in
un’imboscata della polizia che ha mietuto due vittime e il 24 ottobre
hanno fatto un’altra incursione militare nella comunità portandosi via
altri due contadini, pestando donne e bambini.

Il pomeriggio avanza, si susseguono gli interventi, c’è un banchetto che
raccoglie, su diversi quaderni destinati a varie carceri, i saluti ed i
messaggi d’incoraggiamento ai prigionieri ed alle prigioniere. Si canta,
la piazza lentamente sfuma. Però, oggi 26 ottobre giornata dedicata alla
prigionia politica, il centro storico di San Cristobal resta indigeno. I
mille colori dei cento vestiti tradizionali delle comunità ondeggiano per
le piazze e le strade acciottolate. Accovacciati a terra, con sandali o
scalzi, mangiano tortillas e fagioli, frutto del loro lavoro, della loro
conoscenza, della loro resistenza. Nonostante 500 e più anni di
repressione.
Libertà per i prigionieri, le prigioniere, i popoli indigeni e
l’umanità!

Foto della manifestazione:
http://www.autistici.org/nodosolidale/gallery_dett.php?id_gallery=54


Corrispondenza del Nodo Solidale,
da San Cristobal de Las Casas, 27 ottobre 2009.
http://www.autistici.org/nodosolidale/




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