[Ezln-it] Marcos - Sesto Vento: Un’Altra Degna Rabbia

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue Jan 6 13:09:55 CET 2009





SETTE VENTI NEI CALENDARI E GEOGRAFIE IN BASSO

 

Sesto Vento: Un’Altra Degna
Rabbia.

 

 

Buona sera.  

  

Grazie Don Eduardo Almeida per farci da moderatore. È un
onore averla con noi.  

  

Dagli inizi della nostra sollevazione, ha richiamato la
nostra attenzione la simpatia e l'appoggio che ricevevamo, e che fortunatamente
continuiamo a ricevere, dai quattro settori della popolazione: dagli indigeni,
le donne, ragazzi e ragazze, da omosessuali, lesbiche, transgenders,
transessuali, principalmente, ma non solo, lavoratori e lavoratrici del sesso.

 

Da allora ci siamo sforzati di trovare le ragioni o i motivi
che ci davano questo privilegio.  

  

A poco a poco abbiamo capito, non so ancora se abbiamo
indovinato, che è perché abbiamo in comune questo essere "altri",
"altre", esclusi, perseguitati, discriminati, temuti.  

  

Come se si fosse imposta una normalità o uno standard, con
le sue classificazioni e caselle, e tutto quello che non entrava in quelle
classificazioni fosse posto in un archivio sempre più grande, contrassegnato
dall'etichetta "altro".

 

Ovviamente queste classificazioni sono anche qualificazioni,
e da queste ne esce una serie di codici culturali e modelli di comportamento ai
quali ci si deve conformare.  

  

Una specie di manuale di sopravvivenza che l'essere umano
non riceve in blocco, ma lo assimila a dosi, la maggior parte delle volte,
brutali, nel lungo o breve tragitto della sua maturazione, cioè, del suo
addomesticamento.  

  

Fate conto di vere un opuscolo di "Che fare in caso
di…?"

 

E così, non scritti ma evidenti ed onnipresenti, ci
sarebbero opuscoli per "Che fare di fronte ad un indigeno?", o
"Che fare di fronte ad una donna?", o "Che fare di fronte ad una
ragazza o un ragazzo?", o "Che fare di fronte ad un omosessuale, una
lesbica, un transgender o un transessuale?".  

  

Indubbiamente non sono un progetto editoriale, ma sono così
diffusi che la loro pubblicazione renderebbe milionario chiunque. La raccolta
si potrebbe chiamare "Essere una persona normale" e si potrebbe
acquistare a fascicoli.  

  

Si potrebbe pensare che ognuno di questi manuali di
"educazione" o "sopravvivenza nella normalità" abbia le sue
specificità, e le ha. Ma hanno anche delle cose in comune:  

  

"Diffida!", "Disprezza!",
"Discrimina!", "Aggredisci!", "Deridi!" sarebbero
alcune di queste cose.  

  

E tra le loro specificità potremmo trovare:  

 

L'opuscolo "Che fare di fronte ad un indigeno?"
potrebbe indicare in dettaglio, per esempio: "guarda dall'alto in basso,
in modo che quella cosa che hai davanti sappia chi comanda e sappia che non
siamo tutti uguali, sorridi bonariamente, racconta barzellette sul modo di
parlare o di vestire di quella cosa. Il suo valore? Vale meno di un
pollo".

 

E quello "Che fare di fronte ad una donna?"
potrebbe riportare: "Se sei uomo guardala come quello che è, un oggetto,
una prostituta con padrone o ancora senza padrone. Se sei donna, fai la stessa
cosa. Considerala per le sue possibilità di utilizzo sessuale, forza  lavoro o elemento decorativo. Aggrediscila.
Se è bella, toccala, prendila, falla tua, o almeno tentaci, se è necessario
l'uso della forza non dubitare, usalo. Che quell'oggetto che hai sappia chi
comanda e sappia che non siamo tutti uguali".

 

Non bisogna temere di dirlo; questo manuale è diffuso de è
praticato con entusiasmo tra gli uomini o maschi che diciamo stare in basso e a
sinistra. Tacerlo, nasconderlo, non ci esime dall'essere colpevoli né esorcizza
il fantasma che a volte ci rende troppo simili a chi diciamo di combattere.

 

E l'opuscolo "Che fare di fronte ad una ragazza o un
ragazzo?" potrebbe riportare: "In primo luogo pensa di trovarti di
fronte ad un delinquente vero o potenziale. Oltre a brufoli e spille, questa
cosa ha la tendenza naturale al vandalismo e alla violenza. Considera anche il
vantaggio che hai nei calendari, qualcosa che la cosa dovrà capire. Non
preoccuparti per la sua ribellione, gli sarà passata quando il calendario, con
l'aiuto della polizia, farà il suo lavoro".

 

E nell'opuscolo "Che fare di fronte ad un omosessuale,
una lesbica, transgender o transessuale?" si potrebbe leggere: "Pensa
di stare di fronte ad un criminale malato, quindi allontanati (non è accertato
che la putería non sia contagiosa), se ne hai, tieni lontani i tuoi
figli. In casi estremi ricorri al tuo confessore di fiducia (nota: in mancanza
di questo, un membro del PAN, o di un qualsiasi partito di destra, può
servire)".  

  

Diciamolo: non solo di fronte alle donne, ma anche di fronte
alle diverse preferenze sessuali la sinistra è profondamente maschilista.

 

E gli zapatisti, le zapatiste?

 

Forse siamo uguali o peggiori. Nel migliore dei casi ci
manca ancora molto.

 

Ma con l'impegno di imparare e, soprattutto, con gli spazi
che ci offrono questi apprendistati e con le maestre, i maestri: voi.  

  

Nei racconti che abbiamo diffuso in questi anni, abbiamo
tentato di mostrare la nostra realtà, i nostri difetti e carenze, ma anche i
nostri "modi" di cercare di superare gli uni e le altre.  

  

Di fronte alle differenze sessuali è stato più facile. Forse
perché arriviamo meno addomesticati.

 

In uno dei percorsi dell'Altra Campagna, abbiamo incontrato
i compagni e le compagne della Brigada Callejera (che ci stavano insegnando,
ancora senza saperlo, da molto tempo). Avevamo domandato loro del problema
della chiocciola “@”. Questa è politicamente corretta, ma include solo il
maschile ed il femminile, come se fosse l'unica opzione sessuale, manca
l'altro. I compagni e le compagne della Brigada Callejera ci dissero che
usavano "compañeric" o "compañerotic", non ne sono molto
sicuro.

 

Noi abbiamo cercato il nostro modo e siamo arrivati a questo
che abbiamo chiamato "compañeroa”.

 

Bene, il primo racconto descrive l'incontro di Elías
Contreras con la Magdalena. La Magdalena era una "compañeroa".
Chi crede che lei, o lui, sia un personaggio letterario si sbaglia. La
Magdalena è esistita ed era reale, collocatela nel calendario e nella geografia
zapatista, come è collocabile l'avvenimento in cui salvò la vita ad Elías
Contreras un indigeno zapatista che si affacciò alla città con quella capacità
di stupore e quell'impegno di capire che poche persone possiedono.

 

Per quanto riguarda le donne siamo ancora molto indietro. Un
momento fa, nel pomeriggio, abbiamo ascoltato per voce della Comandante
Hortensia i progressi ottenuti dalle donne in lotta.  

  

Lei ha mancato di dire che li hanno ottenuti nonostante la
nostra decisa opposizione. Se noi uomini non parliamo molto di questo è perché
sarebbe un lungo e penoso resoconto di sconfitte.

 

Abbiamo molti problemi. Per esempio, nei nostri quartieri le
condizioni igieniche non sono ottime, ed è frequente che tra le insurgentas
si verifichino malattie come le infezioni alle vie urinarie. La Capitana di
Sanità Elena non mi smentirà: si combatte molto per costringere i loro
compagni maschi a curarsi, perché poi le infettano di nuovo.

 

E non solo. Combattiamo anche per l'uso del preservativo. Le
nostre compagne insurgentas normalmente sono molto giovani ed hanno
problemi di salute per l'uso di anticoncezionali. La pillola e gli altri metodi
fanno loro male. Siccome sono molto giovani si insistite sui loro compagni
maschi perché usino il preservativo. Ma, come comprenderete, è difficile
accertare che questo avvenga, e non possiamo andare in ogni casa a vedere se lo
stanno usando. Io ho proposto la mia "pedagogia del machete",
e li minaccio di fargli la vasectomia con la mia abilità chirurgica.

 

E ci manca ancora molto per quanto riguarda il rispetto
della donna. C'è un aneddoto che vi voglio raccontare:  

  

Qualche giorno fa eravamo riuniti dicendo che sarebbe venuta
la Comandante Sandinista Mónica Baltodano. Una delle comandanti ha tirato fuori
la frase che dicevano le donne sandiniste che dice "non si può fare la
rivoluzione senza la partecipazione delle donne". Io, scherzando, le dissi
che tiravo fuori la frase che diceva "si può fare la rivoluzione
nonostante le donne". La comandante mi ha guardato dall'alto in basso e mi
ha detto: "Grr, Sup, stiamo facendo una guerra di liberazione. Se ci
stiamo mettendo tanto è per colpa di quegli stronzi di uomini".

 

Molte grazie.

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, 4 gennaio 2009

 

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/varios/1256

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)




      
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