[Ezln-it] Chiapas: le vie della contrainsurgencia
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Wed Dec 9 15:16:51 CET 2009
La Jornada – Martedì 8 dicembre 2009
Chiapas: le vie della contrainsurgencia
Magdalena Gómez
Tredici anni fa l'interesse di ampi settori sociali nazionali e internazionali era incentrato nell'accompagnare il processo di dialogo e negoziazione tra l'EZLN e il governo federale. Dopo il sabotaggio del dialogo da parte dello Stato messicano e la catena di decisioni prese per "derogare", nei fatti, la Legge per il Dialogo, la Negoziazione e la Pace Degna in Chiapas, ci troviamo alle prese con le vie della contrainsurgencia chiaramente tracciate. Da un lato, si è consolidata la presenza militare nella regione, le cui attività e posti di blocco non meritano alcun rapporto ufficiale; la sua presenza non vuole più solamente accerchiare e intimorire le basi zapatiste, ma è rivolta verso altri obiettivi, in relazione alla "giustificazione" che l'Esecutivo federale ha definito per tutto il paese. Da dove e con quali fini è stata alimentata la campagna di voci sulla presunta imminenza di "una sommossa" in Chiapas verso il 20 novembre?
La strategia era rivolta anche al cuore del progetto zapatista rappresentato dalle giunte di buon governo, emblematiche all'interno delle esperienze di autonomia nel nostro paese e in America Latina, e la cui base giuridica è pienamente supportata dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni e dal Trattato 169 dell'Organizzazione Mondiale del Lavoro.
All'improvviso e negli stessi giorni, il 19 novembre il plenum della 63a Legislatura chiapaneca approva "la creazione della commissione speciale davanti alla realtà delle giunte di buon governo, su proposta della Giunta di Coordinamento Politico", sulla base della "richiesta" di alcuni "rappresentanti ed abitanti delle giunte di buon governo", la quale riporterebbe quanto segue: "davanti all'attesa e inadempimento degli accordi di San Andrés, abbiamo concordato come messicani che l'Esecutivo del Chiapas riprenda e compia i punti che gli competono di detti accordi nell'ambito delle sue attribuzioni costituzionali".
E ancora, "l'elaborazione di regolamenti comunitari, compatibili con le legislazioni nazionale e statale", così come "la definizione di strategie per la soddisfazione dei bisogni umani fondamentali dei popoli autonomi, mediante l'approvazione di un bilancio degno, stabilito per legge dal Congresso locale, il quale sarebbe concesso alla struttura organizzativa di ogni giunta e amministrato dalla stessa secondo i propri usi e costumi".
Tutti gli elementi citati racchiudono l'intenzione di intervenire "legalmente" e apertamente nelle giunte, dato il fallimento della strategia governativa federale e locale du sconfiggerle e dividerle con risorse pubbliche. Non è stato facile avanzare in questo contesto e il costo è stato alto, perché in senso stretto, queste comunità indigene zapatiste, come i popoli di tutto il paese, hanno il diritto di ricevere risorse pubbliche.
Ricordiamo che questo era il senso della proposta della Cocopa, mutilata con la controriforma del 2001: riconoscere le comunità come soggetti di diritto pubblico. Tuttavia, dato il contesto di sospensione del dialogo e l'evidente proposito dello Stato di svuotare di senso l'EZLN, questo mantiene la sua distanza assoluta con i governi federale e locale, mentre costruisce la sua autonomia nei fatti.
Perciò, e con giusta ragione, le cinque giunte di buon governo zapatiste hanno smentito e smontato la presunta richiesta di "riconoscimento costituzionale" da parte di persone che non le rappresentano, ed hanno dichiarato: "non abbiamo bisogno del riconoscimento dei malgoverni che non sono del popolo; siamo già riconosciuti dai nostri popoli che ci hanno scelto e da moltissimi popoli a livello nazionale e internazionale", ed hanno aggiunto che a suo tempo avevano chiesto "ai tre poteri del Messico di fare una legge sui nostri diritti e cultura indigeni; questi tre poteri ci hanno gettato nella spazzatura. Non sappiamo leggere né scrivere bene, ma abbiamo buona memoria" (La Jornada, 27/11/09).
L'energica risposta zapatista ha disarticolato questa iniziativa, ed anche il governatore Juan Sabines si è dissociato, anche se è poco credibile che sia estraneo alla vicenda.
Siamo lontani da che esistano le condizioni per riprendere il cammino del dialogo dell'EZLN con lo Stato messicano. Persiste l'egemonia politica di chi ha optato per la controriforma indigena nel 2001, perché raggiungere la pace al costo di concedere potere reale ai popoli indigeni era contrario al senso del progetto neoliberista accettato.
Coerentemente con questa decisione di Stato, si tiene in piedi la finzione della validità della struttura di un dialogo sospeso a tempo indefinito, mentre si applicano le vecchie ricette della contrainsurgencia. Di queste fanno parte le attuali banali politiche indigeniste per eludere il senso originale degli accordi di San Andrés sui diritti dei popoli indigeni, che richiederebbero la vera riforma dello Stato come condizione per l'autonomia. http://www.jornada.unam.mx/2009/12/08/index.php?section=opinion&article=018a1pol
(Traduzione “Maribel” - Bergamo – http://chiapasbg.wordpress.com
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