[Ezln-it] Gruppo paramilitare a guardia delle cascate di Agua Azul
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Wed Oct 22 14:45:14 CEST 2008
La Jornada – Mercoledì 22 ottobre 2008
Gruppo paramilitare istituzionalizzato come “guardiano” delle cascate di Agua Azul
Cinque famiglie aggredite da paramilitari ed agenti sono fuggite da 14 mesi in Guatemala
HERMANN BELLINGHAUSEN
San Cristóbal de las Casas, Chis., 21 ottobre. I meccanismi dell'impunità assumono diversi aspetti in questo stato. Così, un gruppo segnalato come paramilitare che ha aggredito direttamente le comunità zapatiste vicine, opera come "guardia rurale e forestale", con uniformi e tutto il resto, alle cascate di Agua Azul. Dall'aprile scorso è stato istituzionalizzato come forza pubblica.
Alcuni di loro dovrebbero stare in prigione. Il governo li ha forniti di berretto nero e pantaloni dello stesso colore, camicia azzurra e radio. Collaborano con la polizia (Protezione Civile) "ed altre istituzioni", come ha dichiarato alla stampa locale il 21 agosto Alberto López Urbina, presidente della Sociedad Cooperativa de las Cascadas de Agua Azul.
Come membri dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), hanno ferito gravemente basi di appoggio zapatiste di Bolon Ajaw, hanno sottratto loro terre e milpas e rubato i beni. Si sono anche scontrati con ejidatarios di San Sebastián Bachajón, aderenti all'Altra Campagna. Adesso sono loro che "curano" la zona.
Come si è visto a Chinkultic all’inizio di ottobre, gli operativi di sgombero sono ordinati dalle autorità civili, ma quando qualcosa va storto a pagare sono gli agenti di polizia a livello idividuale, come se avessero agito per proprio conto e non come parte all’interno di un’azione istituzionale che ha provocato la morte di sei indigeni disarmati.
In esilio verso sud
Gli eccessi della polizia, ed a volte dei militari, quando sono brutali restano impuniti. Una storia sorprendente è stata resa nota sabato dal quotidianoguatemalteco Prensa Libre (18 ottobre). Perseguitate dalla polizia del Chiapas, cinque famigle della regione di frontiera di questo stato (dove si trovano anche Chinkultic) sono in esislio nel paese vicino da 14 mesi.
"In una casa di tre stanze vivono ammucchiati 14 bambini ed altrettanti adulti". Queste persone si trovano "rifugiate" nel villaggio Santo Domingo, La Libertad, Huehuetenango, dopo che "le forze di sicurezza sono entrate nelle loro case, le hanno saccheggiate e li hanno costretti a lasciare il loro paese".
Cecilia Gordillo García ricorda che il 17 agosto 2007 si trovava in casa, insieme ai suoi due figli, "quando agenti dell'Esercito Messicano e di diversi corpi di sicurezza sono entrati nel quartiere dove vivevano, hanno saccheggiato la sua abitazione e quelle di altri parenti ed amici e si sono portati via alcuni mototaxi con i quali si guadagnavano da vivere".
I poliziotti "li hanno minacciati di morte ed intimiditi, per cui quella notte si sono visti obbligati a lasciare tutto e cercare asilo in Guatemala".
Josué Morales, un altro esule, racconta che dopo l'irruzione della polizia fu imprigionato. "Lo portavano da un carcere all'altro e dopo due mesi lo rilasciarono. Dichiara che attualmente non esiste nessuna notifica ufficiale della sua detenzione malgrado ci siano fotografie che testimoniamo il momento in cui lo portarono via".
Nonostante sia in condizioni precarie, clandestino e con difficoltà per trovare lavoro ed accedere ai servizi pubblici del vicino paese, "i messicani dicano di essere tranquilli senza la persecuzione politica delle autorità del loro paese, e sperano che un giorno il Guatemala offra loro l'assistenza adeguata, così come il Messico allargò le braccia a migliaia di guatemaltechi che fuggivano dalla guerra".
L'attacco contro le famiglie potrebbe risalire al fatto che queste avevano aperto una società di mototaxi, ancora non autorizzata, "ed un altro gruppo di impresari abbia fatto pressioni per eliminarla". Un’altra ipotesi di Prensa Libre è che i rifugiati “si presume appoggino l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale”.
Érick Villatoro, sostituto dipartimentale della Procura dei Diritti Umani di Huehuetenango, afferma che "al di là delle ragioni che li hanno spinti a fuggire", le autorità di Messico e Chiapas "hanno mostrato poco interesse a garantire l'integrità fisica di quelle persone, e tantomeno a favorire il loro ritorno".
(Traduzione “Maribel”)
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