[Ezln-it] Moises parla alla carovana...

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Thu Aug 7 08:57:15 CEST 2008


La Jornada - 5 agosto 2008
I legislatori non rappresentano il popolo, perché non ci consultano mai, dice 
il leader insorto 
Moisés: "Se esistesse un governo che ubbidisce, in Messico tutto sarebbe 
differente" 
Gli osservatori internazionali impressionati dall'esercizio dell'autonomia 
nei territori zapatisti 
Hermann Bellinghausen - Inviato 
San Cristóbal de las Casas, Chis, 4 agosto - "Che cosa succederebbe se in 
Messico si chiedesse a tutti i milioni di indigeni, a tutti i milioni di 
operai, di studenti e studentesse, che dicano la legge che vogliono?" - si 
domanda il tenente colonnello insurgente Moisés nel caracol de La Garrucha 
ricevendo uno dei gruppi della Carovana nazionale ed internazionale di 
osservazione e solidarietà con le comunità zapatiste.

Nella costruzione dell'autonomia - spiega - i "nostri popoli sono quelli che 
vogliono che si adempiano i principi del comandare ubbidendo. Dicono: se 
esistesse un governo che ubbidisce, Messico sarebbe differente", 
perché "quando il popolo comanda, nessuno può distruggerlo".

Con distinti contingenti, centinaia di membri della carovana stanno 
percorrendo i municipi autonomi e si sono incontrati con le cinque giunte di 
buon governo (JBG), così come con le commissioni di salute, di educazione e 
di produzione delle regioni in ribellione.

Ma la cosa più importante è stata la visita scaglionata a decine di comunità, 
alcune sorte su terre recuperate ai latifondisti ed altre più vecchie, che 
sono servite da culla al movimento ribelle dell'EZLN nelle montagne del 
Chiapas.

Lo stesso gruppo ha visitato Hermenegildo Galeana nel municipio autonomo 
Francisco Gómez, Santa Rosa Copán in San Pedro de Michoacán, i latifondi 
recuperati nei municipi 17 de Noviembre, Francisco Gómez o San Manuel, in un 
incontro insolitamente diretto dalle stesse comunità e non solo nei centri 
pubblici come i caracol o i capoluoghi municipali ribelli.

Ad esempio, l'organizzazione di Santa Rosa di Copán nell'esercizio della sua 
autonomia, nella selva tojolabal, "ha fatto una profonda impressione ai 
membri della carovana" - come questi testimoniano.

La carovana non analizza solo la militarizzazione ed i suoi effetti, le 
persecuzioni di polizia e dei paramilitari nella zona Nord e della Selva 
Lacandona. Sta comprendendo anche come il popolo stesso vive il proprio 
governo. Come esponeva il tenente colonnello Moisés spiegando il processo, 
davanti alla stanchezza per l'inadempienza e la repressione dei "mal 
governi", le comunità decisero, nel 1994, "che dobbiamo governarci da noi".

Aggiunge: "ci siamo organizzati nei municipi autonomi". Ora, "sentiamo come 
indigeni che i nostri fratelli in altri stati della Repubblica" vivono in 
condizioni di abbandono e di violenza simili a quelle che originarono lo 
zapatismo. Il giro dell'altra campagna "ci ha confermato quello che 
pensavamo, quello che immaginavamo già prima. Che noi indigeni siamo i più 
dimenticati. Ma sappiamo che hanno bisogno pure di libertà, giustizia e 
democrazia coloro che non sono indigeni.

Il lavoro dei municipi autonomi si è consolidato. I nostri compagni si 
rendono conto che dovrebbe essere così in tutto il Messico. Cioè che il 
popolo comanda e colui che sta governando deve ubbidire. È così che lavorano 
le nostre compagne ed i nostri compagni. Si sono resi conto che sì, si può 
fare". Inoltre, sottolinea - "i compagni stanno scoprendo sempre di più la 
partecipazione delle compagne nei distinti incarichi".

Riferisce che le comunità si domandano: "Quando ci hanno consultati sulle 
leggi che fanno? Per esempio, quando Carlos Salinas de Gortari ha cambiato 
l'articolo 27, quello che il nostro generale Emiliano Zapata era riuscito a 
far mettere nella legge costituzionale, che la terra non si vende né si 
affitta" - ed ora "si può già vendere ed affittare". "Quando ci hanno chiesto 
qualcosa? Non servono a niente quei deputati e senatori che stanno lì. Non 
rappresentano il popolo del Messico, perché non ci consultano mai". E spiega 
come qua le decisioni comunitarie si discutano e decidano in assemblea, e 
come si domanda al popolo".

Per poter parlare di autonomia "bisogna vivere dove si sta facendo". La sua 
costruzione non è stata facile" ed "è varia" per le "differenti modalità di 
come si lavora" e di com'è "la situazione in ogni zona". Sottolinea 
l'importanza di "quando togliamo le terre ai proprietari terrieri, o i 
latifondi", perché si riprendono così i mezzi di produzione". In un altro 
modo "non si riesce a far nulla; c'è bisogno di organizzazione" - ha concluso.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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