[Ezln-it] Naomi Klein: Pace e capitalismo sono incompatibili - La
Jornada 18dic07
Annamaria
annamariamar at gmail.com
Wed Dec 19 20:25:15 CET 2007
La Jornada – Martedì 18 dicembre 2007
Sostiene che i movimenti presenti in America Latina sono d'ispirazione per
tutti gli attivisti sociali
La pace nel mondo ed il capitalismo sono incompatibili, afferma Naomi Klein
Il *subcomandante Marcos* rileva che le guerre creano le condizioni migliori
perché i potenti facciano affari milionari
Riconoscono le opere di Pablo González Casanova
Hermann Bellinghausen (Inviato)
*San Cristóbal de las Casas, Chis. 17 dicembre*. "La pace è
anticapitalista", ha detto qui Naomi Klein. "È il capitalismo che vuole la
guerra". Nella sua descrizione del "capitalismo del disastro", che è il
dibattito che l'autrice anima in questi giorni, l'esperienza dei popoli
latinoamericani offre una via d'uscita. Qui "la resistenza non è cessata".
In un esercizio autocritico di estremo rigore, la giornalista ha parlato di
un altro disastro: quello del "movimento dei movimenti" che scosse le città
degli Stati Uniti e d'Europa alla fine dello scorso decennio, da Seattle a
Genova. Sembrava presentare una nuova alternativa anticapitalista dal centro
del potere, ma si è disperse dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, il
"punto di crisi" delle speranze che un altro mondo era possibile.
Ha ringraziato gli zapatisti per "continuare a resistere" ed ha dichiarato
che i movimenti dell'America Latina sono la maggiore fonte di ispirazione
per gli attivisti sociali del mondo. "Non è una coincidenza che i popoli
indigeni siano la base delle resistenze al disastro". Senza toni
apocalittici, la Klein ha affermato: "Mai è stata così importante la lotta
per la terra. Il capitalismo ci porta su una strada suicida. Non si tratta
di un'altra delle sue crisi. Può portarci al collasso della vita".
Nel mondo del mercato, "l'ultimo lusso in vendita sarà la sopravvivenza".
Durante la sessione finale dell'incontro sui movimenti antisistema, "la
giornalista infiltrata nei movimenti sociali", come si definisce, ha
criticato l'improvvisa debolezza della resistenza antiglobalizzazione che
obbliga gli attivisti degli Stati Uniti ad essere "cercatori
dell'ispirazione" che devono cercare, come facevano i loro antenati con
l'oro e l'argento, nelle terre del sud.
Gli zapatisti ed i Sim Terra del Brasile possiedono "la potente forza della
resistenza allo shock" del capitalismo attuale. Hanno memoria storica e
sfiducia nello Stato, e non sperimentano la regressione, "altra arma dello
shock". Negli Stati Uniti "pensiamo di aver bisogno del padre perduto", come
si promuove il pre-candidato repubblicano Rudi Guliani: "Ti ricordi quando
c'era il tuo paparino?".
Al contrario di quello che Gore Vidal aveva chiamato gli "USA: Stati Uniti
da Amnesia", i popoli di Bolivia, Tailandia, Messico, Brasile ed India
ricordano; non è la prima volta che subiscono l'attacco brutale degli
imperi. "In Tabasco molta gente non crede che lo Stato risolverà i loro
problemi". Ha citato la risposta popolare alla crisi argentina, le
esplosioni di Madrid, lo *tsunami* in Tailandia. C'era memoria. "La
resistenza incominciò immediatamente".
Nella sua esposizione Klein ha fatto costantemente ricorso al concetto di
storie. I movimenti altromondisti si sono raccontati la storia che avrebbero
potuto cambiare il mondo, e ci hanno creduto. Sono arrivati gli attacchi
terroristici, e mentre loro "perdevano fiducia nelle loro storie", il potere
"ci ha narrato nuovi racconti: scontro di civiltà, guerra all'Islam, al
terrorismo", che "si sono diffusi come virus in Stati Uniti, Canada ed
Europa. Hanno spaventato con la tortura, con Guantánamo, "e le nostre
coalizioni si sono disperse".
La scrittrice ha espresso la necessità "quasi di chiedere scusa" agli
zapatisti "che non hanno smesso di resistere". Dopo averli definiti
l'ispirazione iniziale del movimento altromondista, la Klein ha detto che
l'EZLN ha portato il suo messaggio oltre le frontiere, ma "le resistenze non
si esportano", si costruiscono in ogni luogo. In base alla sua esperienza in
Iraq e nella sua stessa terra, la Klein ha descritto eloquentemente quello
che *Marcos* definirà poi come il "cinismo" delle corporazioni e le potenze
capitaliste. La guerra ed i disastri come grandi affari. L'apparente
"fallimento" in Iraq serve solo per quotare le industrie della sicurezza,
l'energia e la guerra: il terremoto in Perù, la devastazione di New Orleans,
gli incendi in California, la distruzione in Iraq.
"L'attuale crisi del capitalismo non è la sua fine, ma il veicolo per far
marciare l'avanzata corporativa". Ha descritto la *zona verde* di Baghdad
come un modello per il futuro: i "paradisi" degli eletti dopo la
distruzione. Ha rilevato la forte unione tra capitalismo, imperialismo e le
grandi religioni: tutti vendono la "fuga degli eletti" verso il paradiso dei
"rinati", come il cristiano George W. Bush. I popoli indigeni non credono a
queste storie, "sanno che non c'è scampo", e sanno qual'è il loro posto. Per
questo, ha detto: "È delle loro storie che tutti abbiamo bisogno".
Più tardi, in conferenza stampa con i media alternativi, la Klein ha
affermato che per gli, *"you're welcomed, but you don't get a free ride"*.
("Sei il benvenuto, ma non te la fanno facile"). Li ha definiti come uno dei
movimenti "più aperti del mondo", e "uno dei più duri", che "ci ha dato
l'idea di uno scambio di solidarietà, di andata e ritorno".
Durante la stessa sessione hanno parlato Pablo González Casanova ed il
*subcomandante
Marcos* che hanno concordato con l'analisi di Klein sul carattere bellicista
del capitalismo. "La guerra non è solo un modo per imporsi nella periferia.
Paradossalmente, in pace è più difficile fare affari".
Secondo *Marcos*, il concetto di guerra nelle analisi antisistema può
aiutare a solidificare terreni ancora paludosi". Robert Fisk e Naomi Klein
"hanno contribuito a togliere il velo alla guerra, non da una scrivania o
davanti ad un monitor che gestisce l'informazione, ma recandosi sul luogo
dei fatti. Entrambi arrivano alle stesse conclusioni. Non si sta liberando
l'Iraq dalla tirannia, semplicemente si stanno facendo affari".Riguardo al
libro "*Shock economy*"* *(2007) di Klein, ha detto: "È un libro molto
pericoloso, perché si capisce quello che dice".
Ha espresso riconoscimento a Pablo González Casanova, "tra coloro che hanno
contribuito alla demolizione delle vecchie e nuove realtà del capitalismo",
con "uno sguardo generoso e rispettoso del nostro andare e venire di
zapatisti". Ha celebrato la presenza di "due generazioni di analisti del
sistema capitalista, seri, brillanti, e con qualcosa che normalmente
dimentica il media intellettuale: sono pedagogici". Alla fine, ha annunciato
che gli zapatisti continueranno a consolidare "lo sforzo civile e pacifico
dell'*altra campagna*", ma "i segnali di guerra sono chiari. Con le parole
di Naomi Klein, dobbiamo prepararci allo *shock*".
(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)
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