[Cslist] Fwd: Anche noi #AbbiamoUnPiano: la nostra visione del futuro davanti all'Arena del sole

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Tue Apr 3 08:56:28 CEST 2012



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Subject: Anche noi #AbbiamoUnPiano: la nostra visione del futuro 
davanti all'Arena del sole
Date: 29.03.2012 17:04
 From: Vag61 <infovag61 a gmail.com>
To: espress a liste.oziosi.org

Mentre la supposta "Bologna che conta" si radunava, in un tripudio di
  auto blu, all'Arena del Sole per la conferenza di presentazione del
  Piano Strategico Metropolitano, davanti all'ingresso del teatro
  prendeva forma l'Agorà promossa da Santa Insolvenza insieme agli
  Inquilini resistenti, al comitato No People Mover, a Piazza Educativa,
  i Cineasti Arcobaleno, il Comitato NoDebito e altre campagne di
  mobilitazione e realtà culturali. In contrapposizione ai tavoli di
  lavoro che si svolgevano nel chiuso dell'arena, sotto uno splendido
  sole abbiamo aperto i tavoli del reddito di base, dello sciopero
  precario, del welfare, dell'autogestione, della casa, dei saperi, dei
  beni comuni, della mobilità sostenibile: insomma, anche noi
  #AbbiamoUnPiano! Via Indipendenza si è riempita dei colori e della
  vitalità di una visione del futuro divergente, e ai rumori del
  traffico si è sostituita la musica della jam session improvvisata da
  quattro musicisti. A mezzogiorno è stata occupata mezza carreggiata,
  per consentire alla Brigata Cucinieri della Cirenaica di offrire a
  tutti pasta, pomodoro e "pesto duro": buonissima, alla faccia della
  ministra Fornero secondo cui di fronte a un reddito minimo "voi non
  fate nulla per il paese, vi sedete e mangiate pasta e pomodoro”.

foto e video: http://www.zic.it/zKqu9 [1] - http://nbl.gs/Boa [2] 

  Di seguito il testo del volantino diffuso durante l'agorà

  Anche noi
  #Abbiamo un Piano!

  Bologna, in questi anni, si è sempre di più trasformata in una città
  gestita e pensata per persone “benestanti” e “benpensanti”: è
stata
  molte volte autoritaria e forte coi deboli, e timida e ossequiante coi
  potenti. La città è sempre più subordinata agli interessi dei poteri
  forti, locali e globali, e sempre più configurata ai modi di vivere
  delle “persone influenti”.

  I potentati economici si sono impadroniti di Bologna pezzo per pezzo.
  E’ colpa loro se non si trovano case in affitto a costi affrontabili,
  se i prezzi sono altissimi, se ogni spazio è stato commercializzato,
  se ci sono zone intoccabili, se si è di nuovo prodotta una selezione
  sulla base della condizione sociale.

  Loro si occupano delle metrature, delle tonnellate di cemento, delle
  grandi opere inutili attorno cui fare girare soldi. A noi interessano
  le persone e i loro bisogni. Noi vogliamo allargare i diritti, non le
  cubature dei fabbricati. Siamo a rivendicare reddito e ci battiamo per
  il diritto alla casa, per un’edilizia sociale e popolare.

  Abbiamo aperto e continueremo ad aprire spazi di incontro e socialità
  per i giovani, contro l’abbandono delle periferie, contro la
  speculazione urbanistica e immobiliare, contro la privatizzazione dei
  beni comuni (acqua, energia, servizi alle persone), contro le
  speculazioni dei “poteri forti”, per la difesa della scuola
pubblica,
  contro le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche nella vita delle
  persone, per una cultura alla portata di tutti, contro la paura e la
  solitudine.

  La crisi non smette di mordere, e Bologna non è certo un'isola felice.
  Quattro anni fa si è rotto il giocattolo della finanza globale, e i
  cocci li stiamo pagando noi. In quattro anni siamo diventati più
  poveri, più indebitati, più impauriti dal futuro, più disoccupati,
più
  precari. E a proposito di piani e strategie: in questi giorni prende
  forma definitiva la riforma Fornero, con cui i tecnici al governo
  vogliono farci credere di lottare contro la precarietà. Come?
  Allungando i contratti, ma accorciando le tutele e facilitando i
  licenziamenti. Sostituendo il sussidio di disoccupazione meno
  universalistico d'europa con un'assicurazione sociale che
  sostanzialmente ripropone gli stessi limiti. Noi abbiamo un nostro
  piano, si chiama reddito di base incondizionato e ci permetterebbe di
  sottrarci al ricatto, smettere di accettare qualsiasi condizione di
  lavoro pur di sopravvivere, restituendoci il diritto di scegliere
  lavoro, vita, cammino. E chi si raduna all'Arena del Sole che piani ha
  a riguardo? Non è dato saperlo, ma sospettiamo che non siano dei
  migliori da quando abbiamo visto i bandi per il reclutamento di
  personale per il comitato promotore del Piano Strategico: contrattini
  part-time, di sei mesi, per poco più di 650 euro mensile. Cominciamo
  bene.

  Intendiamo promuovere l'apertura di sportelli di informazione,
  consulenza e assistenza tecnica per persone in difficoltà alle prese
  con problemi di precarietà lavorativa, debito, mutuo e/o affitto di
  una abitazione. Intendiamo lavorare per l'abbassamento delle tariffe
  per i servizi erogati dalle aziende a partecipazione pubblica (Hera,
  ATC, ecc.), degli asili e delle rette delle refezioni scolastiche, per
  tutte le persone in situazione di precarietà lavorativa, di
  disoccupazione e di perdita del posto di lavoro.

  Per dare risposte all’emergenza casa presente in città, per noi va
  privilegiata, in primo luogo, l’edilizia sociale (alloggi per
  l’affitto, strutture di residenza collettiva per lavoratori e
  studenti, alberghi popolari), ma prima di costruire qualcosa di nuovo
  va recuperato il patrimonio abitativo pubblico inutilizzato e da
  ristrutturare. La partita delle aree militari dismesse va gestita per
  sostenere servizi di pubblica utilità, servizi scolastici, spazi di
  aggregazione sociale e culturale, superfici di verde attrezzato. Non
  c’è più bisogno di edilizia residenziale di lusso, di centri
  commerciali e di mega-aree shopping. Stop al consumo di territorio.
  Noi siamo per il recupero delle aree agricole comunali per
  l’incremento delle attività ortive autogestite.

  Bologna, come le altre città italiane, è assediata da milioni di
  autoveicoli, con problemi di congestione e paralisi del traffico,
  inquinamento atmosferico e acustico. A Bologna il 73,3% degli
  spostamenti riguarda una distanza inferiore ai 10 km. E' necessario
  iniziare un percorso di riconversione dei sistemi di trasporto.
   E’ necessario e urgente: pedonalizzare il centro storico limitando
in
  maniera definitiva il traffico privato; completare il Servizio
  Ferroviario Metropolitano (SFM) e non realizzare l'inutile Peole
  Mover; realizzare una integrazione tariffaria fra i diversi sistemi di
  trasporto pubblico metropolitano (biglietto Unico) insieme ad
  agevolazioni per il trasporto sui treni regionali; promuovere la
  mobilità ciclistica;  realizzare percorsi ciclo-pedonali liberi da
  barriere architettoniche.

  Va sviluppata una strategia per “RIFIUTI ZERO” che significa:
ridurre
  la produzione dei rifiuti; riorganizzare il ciclo della distribuzione
  e del consumo;  sviluppare al massimo la raccolta differenziata;
  recuperare i materiali riciclabili con l’obiettivo di condizionare la
  produzione limitando gli imballaggi superflui e riducendo
  drasticamente i prodotti “usa e getta”; no alla filiera
  dell’incenerimento, rappresentata non solo da inceneritori
“dedicati”,
  come il “nostro” di via del Frullo, ma anche da impianti di
  “trattamento termico” come i “gassificatori”.

  #Abbiamounpiano



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