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Tue Mar 15 08:53:50 CET 2011


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Subject: Inferno infinito nel manicomio giudiziario di Aversa
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Date:    Sat, March 12, 2011 1:31 pm
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Inferno infinito nel manicomio giudiziario di Aversa
11 marzo 2011

di Dario Stefano Dell’Aquila

Due agenti di polizia penitenziaria dell’Ospedale psichiatrico
giudiziario di Aversa sono stati arrestati con l’accusa di avere
costretto un giovane transessuale, internato nella struttura, ad avere
rapporti sessuali. Secondo l’inchiesta della procura di Santa Maria
Capua Vetere, coordinata da Raffaella Capasso, gli agenti avrebbero
approfittato della loro posizione di autorità e dell’evidente stato di
soggezione della vittima per costringerla, separatamente e in più
occasioni, a rapporti sessuali. Gli episodi, avvenuti nel 2008, sono
emersi dopo che la vittima degli abusi ha raccontato i fatti ad una
psichiatra e dopo lunghe verifiche sull’attendibilità delle
dichiarazioni. La richiesta di arresti domiciliari è stata eseguita
dagli stessi colleghi degli agenti indagati.

Ma questo episodio va inquadrato in uno scenario più ampio di abusi,
violenze e di condizioni detentive inumane e degradanti raccontate, per
primo, proprio dal manifesto e denunciate dall’Osservatorio
dell’associazione Antigone. Un vaso di Pandora finalmente scoperchiato
dopo anni di denunce, inchieste, interrogazioni parlamentari, e dopo
l’ultimo suicidio di un internato all’ inizio dell’anno. Nella nota
diffusa dalla procura si legge che «le condotte ipotizzate appaiono di
particolare gravità in quanto commesse nell’ambito di una realtà
detentiva – come accertato nel corso di altre indagini – assai più
drammatica di quella carceraria».

Sono state iscritte nel registro degli indagati per omicidio colposo 14
persone, tra cui parte del personale in servizio in reparto: medici,
psichiatri e i dirigenti della struttura. Nemmeno un mese e gli stessi
magistrati, assieme ai carabinieri dei Nas, hanno effettuato una lunga
ispezione nella struttura sequestrando registri e cartelle cliniche.
Hanno anche notificato avvisi di garanzia all’ex commissario
straordinario dell’Asl Ce, alla direttrice del dipartimento di salute
mentale ex Asl Ce2, per «omissione d’atti di ufficio», alla direttrice
penitenziaria dell’Opg Carlotta Giaquinto e al direttore sanitario
Adolfo Ferraro. Responsabilità penali tutte da accertare, naturalmente,
ma fatti che appare difficile negare, specie se misurati in termini di
vittime.

Almeno 14 morti, tra suicidi e malattia, nel giro di 4 anni. Le indagini
prendono slancio dal lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta
sull’efficienza del sistema sanitario, presieduta da Ignazio Marino, che
la scorsa estate aveva, a seguito del rapporto del Comitato per la
prevenzione della tortura, ispezionato la struttura e ne aveva
denunciato la degradante umanità. «Quanto si apprende oggi – ha detto
Marino – mi lascia senza parole». Ma nulla sembra scuotere la
quotidianità di una struttura dove sono internate 300 persone, su una
capienza di 180 posti. Ancora nel novembre scorso, i Nas, accompagnando
la Commissione parlamentare, avevano dovuto sequestrare la farmacia
interna all’Opg, per «erogazione illegale di stupefacenti ed esercizio
abusivo della professione medica». A febbraio, i Radicali, in
un’interrogazione parlamentare hanno denunciato condizioni igieniche
precarie, «con pazienti abbandonati e stanze che ospitano anche più di 6
persone». «Un inferno», così ha definito l’Opg la vittima delle
violenza, dai muri ben spessi: qui, trent’anni fa, si è fermata la
riforma Basaglia e qui, oggi, rischia di infrangersi la meno ambiziosa
riforma della sanità penitenziaria che ha trasferito le competenze di
assistenza dal Ministero della giustizia alle Asl. Nel 1975, a seguito
delle denunce di un internato, si aprì un processo penale che si
concluse con una condanna per l’allora direttore. Dalle denunce e
dall’inchiesta che ne scaturì, emerse lo stato disastroso in cui versava
la struttura, l’assenza di attività terapeutiche e di reinserimento,
violenze fisiche e psichiche nei confronti degli internati, abuso dei
letti di contenzione. C’è chi dice che il tempo scorre via molto
velocemente; qui ad Aversa sembra essersi fermato.

(da il Manifesto)




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