[Cslist] [Fwd: Solidarieta ai compagni: sugli arresti del 19/05/2009 e non solo]

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Fri May 29 11:01:23 CEST 2009


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Subject: Solidarieta ai compagni: sugli arresti del 19/05/2009 e non solo
From:    "Centro Sociale Vittoria - Milano" <vittoria at ecn.org>
Date:    Thu, May 28, 2009 8:44 pm
To:      telviola at ecn.org
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Contro la repressione non si tace!

Sugli arresti del 19/05/2009 e non solo -->

SOLIDARIETA' AI COMPAGNI ARRESTATI

Sabato 16 maggio a Torino la contestazione degli operai della fiat e dello
Slai Cobas contro la possibilità di tagli dell’occupazione e gli accordi
concertativi siglati dai sindacati confederati viene criminalizzata su
tutti i media e da un fronte che va dall cgil cisl uil fino a
confindustria e
governo.

Martedi 19 maggio a Torino la polizia arresta 2 compagni dopo le cariche
effettuate per disperdere un corteo di migliaia di studenti che
manifestavano
contro il saccheggio della scuola pubblica e il taglio dei fondi
all’università.

 Venerdi 22 maggio a Milano la digos interviene in una scuola elementare
per rimuovere i cartelli esposti per protesta contro il taglio di un
insegnate imposto dalla riforma Gelmini, cercando di indagare sugli autori
di quei manifesti cosi sovversivi

..

Sabato 23 maggio a Palermo la polizia carica e opera fermi ai danni dei
partecipanti alla protesta organizzata dalla Confederazione Cobas che,
alla
manifestazione in ricordo di Giovanni Falcone, esponeva uno striscione “la
mafia ringrazia lo stato per la morte della scuola pubblica”.

Abbiamo fatto un breve panorama di questi ultimi avvenimenti, diversi per
contesto, per dare il senso di quello che è ormai, nei fatti, l’unico modo
di risoluzione e l’approccio del governo delle destre, alle diverse forme
che il conflitto di classe e la protesta sociale possono assumere.

Specifichiamo governo Berlusconi perché diamo per scontato che ogni
governo della borghesia, nelle sue diverse componenti, utilizzi la
repressione e
la violenza per tacitare l’opposizione nelle piazze, e da questo punto di
vista il governo Prodi, da Napoli 2001 in poi non si è fatto e soprattutto
non ci ha fatto mancare nulla.

Ma oggi, crediamo, di essere all’interno di un quadro di una progressiva
trasformazione delle istituzioni borghesi, e di assistere ad un silenzioso
e
progressivo passaggio da una democrazia parlamentare borghese, con il
taglio definitivo dell’ormai inutile parlamento (diventato pesante orpello
per
il decisionismo del “capo”) e con l’annullamento delle cosiddette
mediazioni “democratiche” , ad un regime del controllo sociale e di
“democrazia
autoritaria” che utilizza il consenso popolare, la credibilità
personale
..e lo strapotere economico del loro padre padrone, la
criminalizzazione
orchestrata e violenta dei media, la repressione nelle piazze con una
perfetta sintonia tra magistratura e forze dell’ordine, e la concertazione
come
grazia concessa e auspicata dalle forze sindacali, come armi per tenere
soggiogati i proletari al loro ruolo di subalternità e per costringerci a
vivere con livelli di sfruttamento e precarietà della vita sempre più
accentuati.

 L’attuale crisi strutturale del modo di produzione capitalistico
accellera e rinforza i processi repressivi e le strette autoritarie per
prevenire e
annullare ogni spinta che possa frenare i processi di trasformazione
interna all’organizzzione capitalistica del lavoro per permettere la
sopravivenza
del capitalismo.

Ma non stiamo parlando, ne evidentemente paventiamo, non ipotizzabili
colpi di stato o altre espressioni del potere che in altre fasi della
storia la
borghesia nazionale ha utilizzato.

Non pensiamo certamente alla riproposizione di un fascismo in camicia nera
o a possibili parate con il fascio littorio, che comunque tanto
piacerebbero a una buona parte dei ministri dell’attuale repubblica italiana.

Pensiamo e vogliamo denunciare le nuove forme in cui l’oppressione di
classe si esprime ormai da tempo.

Pensiamo ad un “fascismo” più strisciante, più pervasivo, più capace di
creare consenso su modelli comportamentali costruiti ad arte per trainare
consumi e assecondare la pseudo cultura meritocratica che attraversa
tranquillamente entrambi i poli elettorali.

Che ripropone il corporativismo e la cooptazione dei lavoratori nel
proprio sfruttamento con il pagamento di parte del salario in azioni, che
demolisce stato sociale e contratti nazionali seminando la convinzione che
esiste un'unica società possibile e di questa società o si è “militanti”,
o
automi consenzienti o altrimenti se ne è espulsi.

Che costruisce artatamente il concetto di “sicurezza”, fomentando
razzismo, per scaricare sui migranti il peso e la responsabilità della
nostra
precarietà della vita e del lavoro. 
.

e che, soprattutto, non sente il peso di un’opposizione di classe che fa
sentire a chi questa crisi ha determinato, la rabbia di chi questa crisi
si
rifiuta di pagare.

 Ma se questo è, molto sinteticamente, il senso della trasformazione che
la crisi sta accelerando, non basta più la doverosa e scontata
solidarietà a
chi è colpito dalla repressione, non basta più la condivisione forte e
sentita del peso delle denunce e del carcere.

Va, crediamo, analizzato e affrontato più complessivamente il quadro dello
scontro, andando a ricostruire sul terreno materiale del conflitto e della
solidarietà di classe, le relazioni tra i settori sociali che la
ristrutturazione economica di metà anni ’70 e le modificazioni post
fordiste che
l’organizzazione capitalistica del lavoro ha subito e riprodotto nella
classe nei termini di rottura dei vincoli solidaristici.

Va intrecciato ogni tipo di percorso di confronto collettivo all’interno
del sindacalismo di Base, in rappresentanza di settori di classe
“tradizionali”, con una nuova capacità di analisi sulla nuove forme che la
composizione di classe assume nella fortissima e motivata convinzione che
la precarietà odierna non è la stessa precarietà dell’operaio fiat prima
degli accordi del1980.

E ancora sapendo coniugare e generalizzare questa prospettiva di conflitto
alla pratica di resistenza sociale alle trasformazioni territoriali e
ambientali. Va rimesso in piedi un confronto di progettualità che possa
camminare sia su un livello di rigidità e resistenza operaia contro i
licenziamenti , come anche su forme nuove e radicali di vertenzialità
sociale.

Va superato con forza il (passateci l’espressione) il corporativismo
studentesco, il corporativismo precario, il corporativismo operaio,
capendo
oltretutto che su questi corporativismi si avvitano dinamiche di
sopravvivenza di piccoli ceti politici in cerca di scadenze in cui alzare
la
bandierina.

Vanno bandite, una volta per tutte, le speranze di trasformazione
societaria su un piano elettorale ricercando collettivamente internità al
conflitto
in ogni forma si esprima.

Il “se non ora quando” di cui parlavamo ai primi sentori della crisi è
sempre più attuale, e con questa impellenza ogni soggettività politica e
sociale dovrà fare i conti, con una capacità rinnovata di recepire stimoli
per un confronto collettivo sulla fase e sugli strumenti che, per
affrontarla, questa richiede.


Solidarietà ai compagni arrestati

per un rilancio del conflitto !

I compagni e le compagne del csa vittoria

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