[aha] Verso AhAcktitude, alcune idee

francesca innocenti frazljn a hotmail.it
Mer 16 Mar 2011 23:07:49 CET



ciao agne se 
la tua mail mi fa un sacco piacere
purtroppo gli studenti di carrara vivono su un altro pianeta 
e sembrano non accorgersi nenche di quello che sta succedendo
per questo volevo chiederti se posso girare nella loro lista 
parti della tua mail   
per vedere se stimola qlcuno.. almeno una discussione!
 
spero tu riesca a venire
:)f

Date: Wed, 16 Mar 2011 18:51:26 +0100
From: aaagneees a gmail.com
To: 
Subject: [aha] Verso AhAcktitude, alcune idee

Ciao a tutti! 
perdonate la latitanza, da queste parti siamo sempre in corsa! pensavo di buttare giù due righe con calma, non trovo mai il tempo dunque vado di getto ;)

comincio dicendo che cercheremo di essere ad ahacktitude, sorprese permettendo, spero ci vedremo a carrara. In ogni caso volevo buttare sul piatto un paio di spunti / proposte (che se volete leggere direttamente saltando la pappardella trovate giù!)






In questi giorni ho avuto modo di parlare a lungo e con diverse persone riguardo la possibilità di condividere una riflessione (che spero si tramuti in azione) rispetto a nuove possibilità di connessione e di relazione reciproca. Lo spunto mi arriva allo stesso tempo dal meeting studentesco che si è tenuto a parigi a metà febbraio, dove ho avuto modo di conoscere davvero tantissimi studenti, e con loro scambiare non solo idee e modalità di azione rispetto a mobilitazioni future (la prima prevista per il 25/26 di marzo) ma pure pratiche e strumenti collettivi di comunicazione. Il confronto è stato sconfortante, soprattutto da Londra arrivano piattaforme e piccoli tools a noi totalmente sconosciuti (mandai degli assaggi in lista colta dall'entusiasmo pochi giorni dopo).






Per farla breve ecco ciò che penso. 
Dal movimento no global oramai è passato tanto tempo, e sono cambiate molte cose, non ci vuole certo un genio a dirlo: in quegli anni si diceva "un altro mondo è possibile" e intorno a questo costruiva un immaginario collettivo forte che suggeriva una reale possibilità di cambiamento. Ma non solo. Si apriva proprio allora tutta l'elaborazione di un'idea molto semplice e molto concreta: BECOME YOUR MEDIA. Così nasceva indymedia, e si aprivano le porte alla stagione del mediattivismo. Da genova in poi, abbiamo visto quel movimento in caduta libera trascinare con sè anche il mediattivismo, perdendo metro dopo metro il vantaggio che aveva rispetto al potere. C'è da aggiungere però che se il mediattivismo è morto non è soltanto per questo. 





Nel frattempo infatti, se da un lato abbiamo visto il potere trasformare se stesso e insieme ad esso anche i suoi mezzi di comunicazione, dall'altro col passare dei mesi e degli anni avere una macchina fotografica, una videocamera o le competenze di aprire e gestire siti e portali non sono più cosa per pochi. Tuttaltro. A questo poi va sommata la nascita del web 2.0, dei social network e via dicendo.  Possiamo dire che oggi nel 2011 siamo tutti mediattivisti: o meglio, chi non è in grado di interfacciarsi con la dimensione dinanimica e istantanea della comunicazione è un attivista troglodita. Non serve in questo ambito citare il ruolo di facebook, di twitter o di altri social network nelle rivolte dell'Europa, e poi del mediterraneo, un ruolo già a lungo analizzato (ed esaltato) dai mass media, eppure fondamentale. Provo a tagliare con l'accetta: siamo troppo indietro, e secondo me progetti come quello che oggi stiamo mettendo in campo tra Milano e Londra grazie all'iniziativa di Penelope e XDXD sono fenomenali, ma soprattutto utilissimi per chi come noi dalle piazze si trova ad affrontare questo gap. Credo bisognerebbe interrogarsi su come contagiare tutti quanti, nell'ottica di mettere in comune saperi e competenze, di dotarci di strumenti nuovi e volubili, capaci di sfuggire agli artigli del potere.





vado alle proposte

1) trovare il modo di mettere in connessione le date, con la prospettiva di mettere a valore il percorso e le relazioni messe in campo in questi anni, provando a stringerle: non so se tra gli appuntamenti a carrara e gli appuntamenti a milano (sicuramente la 3 giorni al cantiere, in occasione del miart come ogni anno, ma anche brera, che si trova ora in mobilitazione, potrebbe rivelarsi terreno fertile) possiamo trovare il modo di connettere e rilanciare. Noi faremo nei prossimi giorni uno speciale sul sito nostro su AhAcktitude, ci piacerebbe che anche le date a Milano diventassero momento di scambio. In pratica siete caldamente invitati ;)





2) da qui ci stavamo interrogando sulla possibilità di lanciare delle specie di ahalab (un po' sullo stampo di quello che furono e rappresentarono gli hacklab), e provare a spingere una dimensione contagiosa rispetto alla sperimentazione diffusa. In particolare, noi vorremmo iniziare a chiamare in questo modo i workshop che più o meno una volta al mese facciamo al cantiere. Credo che questo sarebbe molto bello, praticamente si tratterebbe di provarci, vedendo come va. Male che vada nessuno seguirà lo spunto; al contrario se funziona avremo dato il via ad un laboratorio diffuso. 



3) provare ad aprire una riflessione su come superare il mediattivismo. o meglio. Come possiamo fare a mettere a valore (e in un certo senso anche al "servizio" dei movimenti) un patrimonio di competenze (tecniche da un lato, ma sicuramente anche teoriche di critica ed elaborazione intorno alla comprensione e all'utilizzo di nuovi linguaggi) grandissimo e però spesso sconosciuto a chi fa movimento dai territori, dal basso? Un po' come fa il chaos computer club quando si relaziona con gli studenti in mobilitazione o come penelope e xd stanno facendo ora (media invasion con la realtà aumentata, utilizzando macme per i cortei di milano e londra). 

Cioè, da un lato è vero che l'utilizzo di certe piattaforme come facebook e twitter significa l'utilizzo di strumenti "del potere", o comunque che arricchiscono il capitale, e certo questo non è il nostro obiettivo. Però come stare fuori da un luogo dove stanno tutti???(infatti tutti noi lo abbiamo...) E anche decidendo di starne fuori, articolando una critica sull'utilizzo consapevole, l'open software o quello che ognuno vuole aggiungere: come fare altrimenti a raggiungere un numero enorme di persone? La cosa più ovvia sarebbe trovare il modo di dotarsi di strumenti propri.


mi fermo, volevo solo accendere la miccia, spero che qualcuno voglia rispondere. In ogni caso a breve farò sapere per la nostra presenza a carrara, e girerò il programma dell'iniziativa in cantiere...

a presto, scusate la confusione ma spero si capisca dove volevo arrivare :P

abbracci a tutti dal cantiere!





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