[aha] R: Re: R: Re: R: Re: Su AHAcktitude: Proposta di una nuova cartografia della partecipazione
massimo cittadini
massimodelcontrasto a gmail.com
Gio 30 Dic 2010 19:13:24 UTC
ciao tutti,
come solito un po' in ritardo, alcune cose che avrei voluto dire, dopo
l'intervento sfrucugliatore di Tat, partendo da "regole" e
"partecipazione".
Premesso che sono d'accordo con giac sull'opportunita' di provare a
lavorare sia sul framework che sul documento, mi scuso se interrompo
il filo documento/mappa-framework/manifest'azione sottoponendovi
queste righe, ma credo che la lista possa servire anche a cio'.
n1-le regole (essere contro, o per, le regole puo' essere considerata
una regola?)
molti paradossi sulla definizione delle regole si reggono sul fatto,
che diamo per implicito, che delle regole "buone" siano necessarie,
mentre le regole imposte, oppure contro le nostre regole, siano
"cattive", e quindi da combattere o evitare.
Ma parlare troppo di bene e male sembra almeno poco pratico o
fuorviante, elaborando magari regole internazionali, tradizionali,
rituali, sociali, ecc private o meno...o regolamenti edilizi,
commerciali, finanziari, didattici (sic), di un concorso, un festival
(o un AHAcktitude!) o anche semplicemente usando i termini come
sinonimo di prammatica... (nella prassi= a regola, o di regola)
...forse bisognerebbe parlare di regole che funzionano piuttosto che
di regole buone o cattive, ma per farlo bisognerebbe riconoscere la
bonta' del funzionamento di una qualunque regola (la regola "non
mangiare topi morti perche' fanno male" funziona bene intuitivamente,
ma viene anche confermata dalla ragione, molte delle regole che
regolano la nostra vita sembrano molto meno intuitive e ragionevoli)
(mi sembra naturale dedurre che essere "contro le regole", sul piano
etico non ha molto significato, quanto l'essere "per le regole", e
anche che potremo sempre trovare qualche problema nella valutazione
della bonta' o meno di qualsiasi regola, eppure...
(yes, eppure) tutti viviamo costantemente qualche forma di rispetto e
applicazione di quelle regole, scritte e non scritte, etiche o
materiali, piu o meno condivise, considerate accettabili piu o meno
collettivamente, che viviamo impresse nella nostra stessa esistenza
come dei pattern genetici)
le regole che riconosciamo sono solo una parte delle regole che
viviamo, e, si sa, di solito le regole, se e quando diventano leggi,
vengono costruite per poter essere infrante, qualsiasi regola...
n2- la spinta alla partecipazione
(ci affezioniamo così tanto a quelle che sono le nostre "attuali
regole di vita" che siamo spinti a partecipare a qualsiasi cosa possa
dare loro forza...)
(la consapevolezza che le regole imposte e autoimposte superano di
gran lunga per efficacia reale le regole universali che vorremmo (che
ci piacerebbero riconosciute e vissute da tutti) genera spesso una
(sana) disillusione nei confronti della forza realizzatrice ipotetica
delle regole, di tutte le regole, e spinge
1- al disinteresse per le regole non imposte o autoimposte, o non
riconosciute (la stupidita' volontaria),
2- alla rottura delle regole "sbagliate",
3- all'invenzione di regole assurde,
4- all'accettazione acritica delle regole impresse nella "forza del destino",
5- alla distorsione dei diritti
6- ...
ma anche al riconoscimento effettivo di regole condivise universali
che funzionano "bene" piu o meno per tutti, e anche per noi stessi, o
per comunita' piu o meno ampie, e al riconoscimento di regolamenti non
scritti che funzionano anche meglio di quelli scritti)
;-)
(Si chiacchiera, si ragiona, si conosce, si osserva, si capisce, si
cambia la propria vita seguendo "le nostre regole" ma riconoscendo
comunque il funzionamento delle regole accettate ""praticamente""
negli ambienti in cui viviamo, si parli di circuiti elettronici,
motori, del software, dei principi della fisica o delle ricette di
cucina o di progetti interplanetari, delle regole insomma condivise,
scritte e non scritte, di funzionamento dell'ambiente reale (e
virtuale) in cui viviamo, e perdipiu' ci affezioniamo, forse spesso
fin troppo facilmente, alle regole che ci sembrano funzionare
meglio...)
ci affezioniamo così tanto a quelle che sono le nostre "attuali regole
di vita" che siamo spinti a partecipare a qualsiasi cosa possa dare
loro forza...
(ci affezioniamo anche solo a un'idea che ben si adatta alle nostre
regole, e magari proprio da quella puo' saltare fuori un finanziamento
da 600.000 euro, vd altra mail di xD, spingendo a partecipare tante
persone)
n3- regole e regolamenti
(tra regole e regolamenti c'e' la stessa "sproporzione" che c'e' tra
la parola di chi parla e la parola riferita)
Le regole considerate "buone" per una comunita' o un gruppo vengono
materializzate nella costruzione di regolamenti piu o meno
sofisticati, accettati come "giusti e naturali", benche' facilmente
possano risultare inefficienti o addirittura nocivi (e la
giustificazione e' che tanto, prima o poi, ovviamente, comunque, tutti
i regolamenti esistenti -possono- e -devono- essere aggiornati, per
soddisfare piu o meno "democraticamente" i bisogni e gli obiettivi
contingenti alla realta' attuale delle comunita'. Realta' attuale
riconosciuta come tale e necessaria solo da chi tali regolamenti e
tali regole, magari in totale buona fede, propone, in costanti
processi caotici di autoavveramento accelerato dalla tecnologia), e
quindi, mescolando questa condizione con le tecnologie di rete, siamo
finiti dritti dritti alla guerra della regolamentazione totalizzante
che genera guerre e violenze reali, a partire dai regolamenti scritti
minuscoli sui bugiardini dei medicinali o sulle condizioni di utilizzo
di praticamente tutti i beni commerciali globalizzati e anche no, su
su fino alla burocrazia planetaria, ai bizness della
standardizzazione, e alle regole e ai regolamenti che fanno la fortuna
degli studi legali di tutto il mondo...
dal mio punto di vista (parecchio parziale, obviously), i migliori
regolamenti, se necessari, sono quelli ragionevolmente brevi,
flessibili, funzionali, o anche forse insulsi, criptici, deliranti,
comunque piu' umani di quelli totalizzanti, e con pretese di
oggettivita', a cui la nostra epoca spinge tutti noi,
ma si capisce, non sono esattamente un gran fan della
regolamentazione, e anche se apprezzo il lavoro degli attivisti che
combattono o sfruttano con intenti destabilizzanti, e in tanti modi,
la "regolamentazione totalizzante" applicando le stesse modalita'
utilizzate dai media, o dai poteri (sociali, culturali, economici,
intellettuali, ecc) forti che decidono, o replicando la regola
detournata... cosi come apprezzo il lavoro di chi, critici, teorici,
tecnologi ecc si infiltra nei meccanismi spietati di proliferazione
della regolamentazione dell'esistente, con intenti "umanizzanti",...
io, purtroppo, alla fine cerco sempre di -evitare quanto possibile-, o
ridurre il danno, insomma di stare piu' lontano possibile da qualsiasi
regolamento, anche se mi rendo ben conto di quanto le regolamentazioni
abbiano fatto di positivo nella storia in termini di diritti umani,
conoscenza, ampliamento delle possibilita' ecc, e di quanto tutto cio'
possa suonare stonato alle orecchie di tanti ipotetici lettori, sorry,
...
(ad ogni modo la standardizzazione, forma di regolamentazione
universale, come processo e come attualizzazione del corpus tecnico
culturale storico, mi sembra un perfetto esempio di ambiguita' etica
irrisolvibile, in questo senso)
(e io da una parte la vorrei pure, questa standardizzazione
universale, magari in senso buono, ma mi sa che mica esiste la
possibilita', e in realta' la "frammentazione" universale procede
almeno di pari passo...)
n4- la regolazione delle regole
(dell'attualizzazione delle regole e della flessibilita' relativa richiesta)
La globalizzazione tecnologica, e la crisi attuale, hanno cambiato e
stanno cambiando le regole sempre piu' velocemente. (le regole del
gioco, le regole della partecipazione, le regole della comunicazione,
le regole...)(le regole di vita sul pianeta)
Le macchine cambiano il gioco, e le macchine, ovviamente, siamo anche
noi, mentre osserviamo, pensiamo, parliamo, usiamo altre macchine per
vedere, comunicare, giocare, lottare, amare, insomma vivere, e ci
facciamo usare da queste macchine donandogli tempo di vita. Quando
l'anno scorso, con Bifo, uscì fuori l'immagine del dopofuturismo come
di un vero rovescio della medaglia rivelatosi reale a distanza di
cento anni rispetto ai valori classici del futurismo, che avevano
gettato i semi dell'immaginario sfruttato nel 900 (velocita', forza e
violenza, dinamismo, rottura, sacrificio,...), e a cui opporre
lentezza, piacere, accettazione, ragionamento, condivisione, ecc uno
dei temi fondamentali era ovviamente il tempo, inteso come contenitore
di passato-presente-futuro ma anche, e soprattutto, del modo in cui
ognuno lo gestisce, cioe' delle passioni, storie, ragioni e follie che
si mescolano nel dopofuturo che viviamo. Un frullatore a cui sta
aumentando l'alimentazione al motore.
Da questo punto di vista non sembra cambiato molto; i tentativi di
arginare gli effetti dirompenti di cio' che tutto il mondo sente come
necessario, inevitabile e sempre piu' vicino nel tempo futuro, non mi
sembra abbiano avuto molti successi, la frattalizzazione delle
situazioni fuori controllo aumenta inesorabilmente e la
sovrapproduzione di informazioni satura i tentativi di qualsiasi
direzionamento; saltano continuamente i parametri su cui basare
qualsiasi analisi, anche se, per fortuna, non qualsiasi
progettualita'.
Le "regole in corso d'opera" o i "regolamenti temporanei" sembrano
essere piu' adeguati degli statuti, delle costituzioni stesse (!), dei
regolamenti ufficiali, utili solo come riferimento necessario a
ulteriori mutazioni. E io mi sento parecchio mutante, ultimamente! Non
vorrei passare per apocalittico o catastrofista, pero', e nella vita
seguo le mie regole che cerco sempre di "migliorare" compatibilmente
alle regole imposte con cui e' necessario confrontarsi, come credo
faccia la stragrande maggioranza degli esseri umani.
La semplificazione dei problemi reali rimane comunque "la" strategia
di intervento ottimale in molti campi dell'attivita' umana, e le
tecnologie permettono tale semplificazione in misura molto maggiore e
molto piu' flessibile di quanto finora si e' potuto vedere... il
fenomeno wikileaks, ha ragione bifo, rappresenta molto piu' di cio'
che sembra, e saranno necessari ancora molti leaks di ogni tipo dalle
maglie dello sfruttamento prima di poterne capire gli effetti sulla
composizione del reale, ma la visuale sembra aprirsi. Le energie si
trasformano in altre forme di energie, sempre diverse, sempre piu'
velocemente, e si aggregano in processi di autoorganizzazione
spontanea che nascono si sviluppano e muoiono anch'essi sempre piu'
velocemente e in forme e ampiezza sempre piu' imprevedibili. Ci sara'
da divertirsi!
outro-sto passando la fine dell'anno -in contravvenzione!- perche'
grazie alle condizioni atmosferiche e all'usura del tempo e' crollato
un pezzo della mia casa sulla strada, e i regolamenti a cui
sottostare, anche in casi come questo, non sono proprio pochi...senza
contare che questo e' un caso in cui mi sarebbe piaciuto davvero avere
un bel conto in banca... pero' nel frattempo ho partorito queste
righe, che non volevano arrivare a niente in particolare, volevano
solo essere una riflessione vagamente estemporanea e collaborativa su
cosa intendiamo (intendo) per "regole" e "partecipazione", anche se
probabilmente risulteranno solo una riflessione sulla mia
idiosincrasia verso la regolamentazione.. se così fosse me ne scuso..
grazie se siete arrivati fin qui e buon anno nuovo.
baci a tutti
m
2010/12/23 Gionatan Quintini <gionatan at blankpage.it>:
> Il 23 dicembre 2010 15:47, giac <info at verdegiac.org> ha scritto:
>> esagero?
>
> Ciao, concordo con giac e intervengo per dire che pure se in silenzio
> - e come altri credo in lista - seguo con molto interesse la
> discussione!
>
> Poi già che ci sono spendo i miei due cent sulla questione
> piattaforma: probabilmente xd ha ragione nel dire che se l'intento è
> quello di parlare della situazione attuale un software può essere più
> utile di una macchina da scrivere.
>
> Non condivido però l'importanza data allo strumento e alle metodologie
> in una fase come questa: incontriamoci di persona, mettiamo a fuoco un
> punto di vista condiviso e poi affrontiamo come dirlo, chi da un lato
> teorico e chi da un lato pratico, con azioni e strumenti che possono
> essere sicuramente complementari ma non a monte di ogni discussione.
> A quel punto vedremo chi e come parteciperà, e se questa cosa sarà un
> manifesto, un manifestino, una cartografia, una piattaforma, una
> tettonica a zolle, una galassia a spirale o un sigaro col ciuffo... O
> anche tutte queste cose insieme, chissà! Ma perderci il carattere
> sulla definizione ora mi pare fuori luogo... e, forse, anche fuori
> framework!
>
> Avanti a tutta AHA!
> Gionatan
>
> _______________________________________________
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> http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/aha
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