[aha] HIDDEN WORLDS: screening & lecture
Redazione Digicult
redazione a digicult.it
Lun 6 Dic 2010 09:14:05 CET
HIDDEN WORLDS
screening & lecture
by Digicult / Marco Mancuso
XVI Convegno internazionale di Studi cinematografici
"Il Cinema e l'Energia"
Roma, Teatro Palladium Università Roma Tre
8-11 dicembre 2010
Link all'elenco e descrizione dei video:
http://www.digicult.it/public/screening.doc
Il Dipartimento Comunicazione e Spettacolo dell'Università Roma Tre da
quindici anni indaga i mutamenti in atto nel campo del cinema e delle arti
ad esso collegate, svolgendo un'analisi delle tendenze e delle prospettive
che accompagnano l'evoluzione dei processi linguistici, realizzativi e
produttivi. Il tema del convegno del 2010 sarà "Il Cinema e l'Energia", un
concetto quest'ultimo che investe oggi la vita delle società a livello
planetario non meno che il campo delle scienze esatte e delle scienze umane.
Nelle storie del cinema si parla comunemente del rapporto tra cinema e
tecnologia, e si osserva giustamente che il cinema è arte tecnologica per
eccellenza, che nasce in una certa fase della rivoluzione industriale, che
il suo dispositivo ottico-chimico-meccanico è il risultato di
sperimentazioni scientifiche sull'effetto stroboscopico e sulla
scomposizione del movimento, che il sonoro e il colore sono conquiste
tecnologiche che del cinema arricchiscono le possibilità espressive, come
pure i progressi tecnici relativi all'emulsione della pellicola,
all'illuminazione e a tutta la strumentazione tecnica in cui il cinema è
immerso. Oggi, inoltre, è largamente accettata tra gli studiosi l'idea di
una "rimediazione" fra cinema, televisione e new media, in un processo di
ridefinizione del linguaggio cinematografico che avviene alla luce delle
nuove tecniche, dall'elettronica al digitale, messe a punto per il
linguaggio audiovisivo.
E tuttavia, di rado gli studiosi si sono soffermati su ciò che sta alla
radice di questi processi (e di altri non meno rilevanti) e che sostanzia il
cinema dandogli forma e contenuti: l'energia. Questo di energia è oggi un
concetto al centro degli interessi delle scienze - dalla biologia alla
chimica e all'astrofisica -, che si interrogano su di esso e lo considerano
il campo più vasto e profondo delle loro ricerche, presenti e futuribili.
Basti pensare in proposito a quell'80% dell'energia (e quindi del
funzionamento, in tutti i sensi) del cosmo che gli scienziati chiamano
"energia oscura" (e "materia oscura") in quanto ancora sconosciuta (e
comunque fanno ben sperare in proposito le più recenti osservazioni relative
ai neutrini operate dal collegamento tra il Cern e i laboratori del Gran
Sasso).
Il convegno si propone di fare il punto sul rapporto tra cinema ed energia,
prospettando un quadro articolato dei molteplici modi in cui questo rapporto
può essere inteso, tanto al livello delle forme cui il linguaggio
cinematografico e audiovisivo ha dato vita quanto al livello dei "contenuti"
veicolati dal cinema e dall'audiovisivo nel corso della sua storia fino a
oggi.
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UNA MIRIADE DI FENOMENI VIBRANTI
I MONDI NASCOSTI DELLA ART-SCIENCE AUDIOVISIVA
Lecture by Marco Mancuso / Digicult
Tra il 1899 e il 1904 il filosofo e biologo tedesco Ernst Haeckel pubblicò
in fascicoli le Kunstformen der Natur (Forme artistiche della natura), una
delle sue opere più note e simbolo della sua ricerca zoologica e filosofica,
incentrata sull'osservazione dei microrganismi marini nonchè di varie specie
naturali e animali. Il volume completo, composto di oltre 100 litografie,
ciascuna accompagnata da un breve testo descrittivo, ottenne un notevole
successo anche tra il pubblico non specializzato e tra alcuni artisti
dell'Art Nouveau, impegnati nella ricerca di nuovi modelli da utilizzare nel
nascente design industriale e in architettura. A questo proposito il volume
si presta a molteplici valutazioni: come opera zoologica raffigurante in
maniera sintetica l'evoluzione degli organismi, come opera artistica e come
opera estetica che pone al centro il vedere e la percezione, come modalità
del conoscere. Estetica come scienza del bello, intenta a comprendere la
natura in rapporto all'arte.
Le tavole del libro, secondo una disposizione geometrica dei disegni, hanno
come protagonisti i microscopici scheletri silicei dei radiolari e delle
diatomee, gli ombrelli delle meduse, i tentacoli delle attinie e le
conchiglie spiralidi dei molluschi. Queste illustrazioni raffigurano quindi
la legge che regola i fenomeni energetici naturali: l'evoluzione, il fatto
cioè che gli organismi si formano e si trasformano nel tempo secondo
rapporti genetici di discendenza a partire da un tipo originario comune. In
altri termini, osservando le tavole riccamente adornate della catalogazione
Haeckeliana, è grande la meraviglia nel constatare come la natura sia in
grado non solo di creare spontaneamente vere e proprie "forme d'arte", ma
che sia in grado di produrre una corrispondenza diretta tra una certa
estetica algebrica e geometrica, a partire da un'unità/nucleo fondamentale
per arrivare a un'entità complessa, e una conseguente pratica evolutiva
adattiva.
E ancora, una delle teorie matematiche più affascinanti e senza ombra di
dubbio quella dei frattali: per definizione del suo scopritore, il
matematico polacco Benoît Mandelbrot (1975) recentemente scoparso, che
iniziò le sue ricerche partendo dalla struttura frattalica scoperta nel 1920
dal matematico francese Gaston Julia, i frattali sono figure geometriche
caratterizzate dal ripetersi sino all'infinito di uno stesso motivo su scala
sempre più ridotta. L'universo naturale è infatti ricco di forme molto
simili ai frattali, forme che non rispondono in alcun modo ai dettami
geometrici della geometria Euclidea: un tratto di costa, i rami o le radici
di un albero, una nuvola, i fiocchi di neve, le ramificazioni di un fulmine
e la dentellatura di una foglia sono esempi di forme frattali che si creano
spontaneamente in Natura.
E tra queste, la forma frattale per eccellenza, la spirale. L'elemento
procedurale, generativo, ieratico ed evolutivo può quindi essere considerato
come l'asse portante del pensiero sotteso a una moderna "ecologia
computazionale": dalle rivoluzionarie teorie di Alan Turing (1945) sulla
"morfogenesi" (la capacità di tutte le forme viventi di sviluppare corpi
complessi a partire da elementi di estrema semplicità, secondo processi di
autoassemblamento senza l'ausilio di una guida che segua un progetto
prefissato), che seguirono quelle del biologo-matematico Thompson D'Arcy
nella sua opera On the growth and form (1917), agli studi più recenti
(1980-1985) eseguiti sugli "algoritmi genetici" (classe particolare di
algoritmi evolutivi che usano tecniche di mutazione, selezione e
ricombinazione affinché una certa popolazione di rappresentazioni astratte
di possibili soluzioni candidate per un problema di ottimizzazione, evolva
verso soluzioni migliori) sono trascorsi quasi 40 anni di studi, analisi e
ricerche, sottese da un lato a mettere in evidenza le proprietà quasi
computazionali di Madre Natura, dall'altro la capacità delle macchine
analogiche digitali di simulare o replicare i complessi fenomeni naturali.
Questi esempi (e ce ne sarebbero moltissimi altri) mettono in evidenza come
la natura che ci circonda sia innervata dal profondo da una matrice di
numeri ed espressioni matematiche che sottendono una serie di fenomeni
fisici, ottici, chimico-fisici, elettromagnetici e nanometrici che ne
determinano le forme, le specie, i colori, i suoni, le strutture. Se quindi
la Scienza è intesa come il complesso organico di conoscenze ottenuto con un
processo sistematico di acquisizione delle stesse, allo scopo di giungere ad
una descrizione precisa della realtà fattuale delle cose e delle leggi in
base alle quali avvengono i fenomeni, se le regole che governano tale
processo di acquisizione di conoscenze sono generalmente conosciute come
"metodo scientifico", l'importanza data all'osservazione sperimentale di un
evento naturale, la formulazione di un'ipotesi generale sotto cui questo
evento si verifica, e la possibilità di controllo dell'ipotesi mediante
osservazioni successive, diventano elementi fondamentali della ricerca
scientifica.
Tutto ciò risulta evidente nei video che sono stati collezionati all'interno
dello screening Hidden Worlds, riflessione critica sul rapporto esistente
tra arte audiovisiva, energia e scienza a cavallo tra cinema, video e
digitale. Un progetto che nasce in occasione di una lecture tenuta al Museo
della Scienza di Napoli nel 2008 è che è poi proseguito con la curatela per
il festival Sincronie: musica e astronomia nel 2009. Hidden Worlds non
dimentica nella sua analisi alcuni lavori pioneristici che non è stato
possibile includere nello screening, come ad esempio gli studi sulla
Cimatica del naturalista Hans Jenny, che mettono in evidenza come ogni suono
esistente sia rappresentabile da una forma d'onda visualizziabile tramite
forme geometriche precise in funzione del medium di contrasto utilizzato. E
ancora, alcuni lavori di Mary Ellen Bute, come Abstronic, che indagano le
potenzialità espressive di flusso di elettroni contenuti all'interno di un
tubo catodico, impressionando la pellicola con una serie di animazioni
astratte a ritmo con la musica. E infine Johny Whitney, il quale con
Permutations ad esempio, ha applicato all'ambito della computer graphic le
sue teorie sulla "Computational Periodics", per ottenere una "serie di
eventi armonici nella presentazione audiovisiva", laddove una specifica
simulazione di una progressione musicale possa essere ottenuta tramite la
sovrapposizione mutipla di oggetti grafici.
Ciò che oggi viene conosciuta come "art-science immersiva", è una forma di
espressione creativa che si propone quindi di superare l'idea di arte come
rappresentazione astratta, in favore di un'esperienza multisensoriale.
L'idea è quella di creare non solamente oggetti di seduzione estetica,
quanto sollecitare il pubblico a oltrepassare i limiti della percezione
ordinaria. L'immersività risveglia una consapevolezza sinestetica sia dello
spazio mentale che di quello fisico. Una miriade di fenomeni vibranti, di
solito oltre la portata dell'osservatore, vengono resi interamente tangibili
attraverso un accurato condizionamento psicofisico.
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HIDDEN WORLDS
Videoscreening curated by Marco Mancuso / Digicult
La rassegna "Hidden Worlds" rende omaggio a uno dei territori più stimolanti
e ancora oscuri della ricerca artistica audiovisiva contemporanea: quello
del rapporto tra arte e scienza. Il videoscreening colleziona lavori che
inducono una riflessione critica sulla relazione esistente tra gli ambiti
di ricerca dell'arte audiovisiva (in relazione alle esperienze del cinema,
del video e del digitale) e delle scienze applicate
Un progetto che, anche nell'alternarsi degli esempi artistici proposti che
indagano nuove forme espressive nella rappresentazione del rapporto
suono-immagine, evita espressamente di concentrarsi su un'estetica o su un
possible linguaggio comune, quanto piuttosto propone una panoramica su
specifici sistemi di percezione sensoriale, su meccanismi emozionali di
"saturazione" indotti attraverso l'uso di tecniche ibride che espandono,
oggi come mai in passato, la tradizione del cinema sperimentale analogico
fino al più moderno audiovisivo digitale.
Il videoscreening "Hidden Worlds" trasporta il pubblico verso bellissimi
"mondi nascosti", resi manifesti dalla curiosità di artisti e scienziati che
sempre più spesso collaborano e condividono esperienze sulla ricerca di
nuove potenzialità espressive insite in specifici processi matematici,
nonchè fenomeni fisici, ottici, chimici ed elettromagnetici.
Dalla rappresentazione audiovisiva dei fenomeni energetici ed
elettromagnetici in atto sulla superficie del Sole nonchè delle interferenze
generate dall'interazione dei campi elettromagnetici del Sole stesso e della
Terra, come possibile strumento di estetizzazione dei fenomeni esistenti
nello spazio, da parte del duo Semiconductor (nei lavori "Black Rain" e
"Brilliant Noise"), risulta straordinariamente breve il passaggio alla
rappresentazione audiosiva di reazioni chimico-fisiche-ottiche del duo
Portable Palace (Evelina Domnitch & Dmitri Gelfand), che nel primo lavoro
presente in rassegna ("Camera Lucida") studiano il fenomeno chimico-fisico
della "sonoluminescenza", mentre nel secondo contributo ("10000 Peackcock
Feathers in Foaming Acid") analizzano le potenzialità dei fenomeni ottici
generati dall'indagine della luce laser nelle struttura nanometrica di una
schiuma. E ancora, se il lavoro sui "chemiogrammi" del videomaker Jurgen
Reble ("Materia Obscura") evidenzia le strutture che nascono dalla
corrosione chimica di una pellicola, così il primo lavoro di Thorsten
Fliesch presente in rassegna ("Energie!") mette in evidenza le bruciature su
carta fotografica prodotte da un flusso energetico ad alto potenziale di un
fascio di elettroni contenuti in un tubo catodico.
Il concetto di numero è sempre presente ed è l'elelento costituivo di
qualsiasi formula matematica o algebrica che sottende non solo un singolo
fenomeno energetico presente in natura, ma anche una serie di fenomeni di
disturbo e/o sovrapposizione come l'interferenza, il battimento,
l'accumulazione, l'armonia nonchè fenomeni ottici come quelli di Moirè
(illusione ottica generata da sequenze geometriche di fenomeni di
interferenza), come accade nei lavori puramente glitch e software di Carsten
Nicolai ("Spray") e Karl Kliem ("Vienna Concert - Excerpts").
Il numero, nella sua massima astrazione di elemento di rappresentazione
codificata della quarta dimensione, è presente ancora nel video di Thorsten
Fleisch ("Gestalt"), una ricognizione nel mondo dei quaternioni (i frattali
quadridimensionali) visualizzati però, tramite software opportuni, in uno
spazio tridimensionale. Ma è forse il capolavoro di John Campell ("LI: The
Patterns of Nature"), che evidenzia, in conclusione, le strutture
geometriche presenti spontaneamente in Natura, in una sorta di documentario
audiovisivo, magico e ipnotico, esempio perfetto di una profonda convizione
critica: l'arte audiovisiva contemporanea ha oggi, come mai in passato, gli
stumenti tecnologici e il dovere etico di confrontarsi con il mondo empirico
che ci circonda e le tecnologie "naturali" che lo abitano. Tecnologie da
raccogliere, osservare e manipolare, come l'uomo ha già dimostrato di sapere
fare con la luce, il suono, l'immagine e lo spazio.
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