[aha] Media, New Media, Postmedia (Postmediabooks 2010)

Redazione Digicult redazione a digicult.it
Sab 4 Dic 2010 16:04:21 CET


oilà, scusate il ritardo avevo un paio di riviste da pubblicare...

io penso che piano piano ci stiamo perdendo un po' e forse è quasi 
inevitabile, sono d'accordissimo con Luigi sul fatto che sarebbe 
interessante una buona volta trovare un momento per riunirsi tutti insieme 
dal vivo per discutere di questi e altri temi importanti: magari non in modo 
cattedratico, magari non necessariamente chiusi in un contesto locale, ma in 
modo più aperto e partecipativo con l'eventuale pubblico presente: coltelli 
alla mano of course :)

il mio personale punto di vista, che forse ho maturato negli anni lavorando 
ogni santo giorno su Digicult è che tutti i temi che abbiamo trattato siano 
aspetti concomitanti dello stesso fenomeno: ho letto punti di vista e 
approcci molto giusti da tutti i nostri commenti, ma il punto è proprio 
quello. Vedere queste tematiche da una sola angolatura e in modo troppo 
radicale, basandosi magari sulle proprie conoscenze, esperienze, 
professionalità e interessi, è ormai troppo, troppo, troppo limitante....il 
quadro è molto più complesso a mio avviso e riflette dinamiche 
(sociologiche, di mercato, avanguardistiche, accademiche, regali) che solo 
in parte ri-conosciamo in quanto storicizzate. Così come i nostri ruoli 
professionali, di tutti intendo: dare di se stessi definizioni troppo 
rigide, indagare percorsi troppo ristretti, chiudersi in nicchie di 
riferimento troppo esili, è a mio avviso un grave errore: le migliori menti 
che conoscono sono poliedriche, gli artisti e professionisti più 
affascinanti riflettono interessi e punti di vista  molteplici

un paio di note a margine sugli ultimi post letti che penso si possano 
concatenare tra loro:

- Bert tu dici: "molta arte elettronica rimane sprovvista dei manufatti che 
sono l'ossatura dei mercati dell'arte. E questo rimane il punto centrale"

non sono troppo d'accordo e lo sai, ne abbiamo parlato tante volte. La penso 
più come Domenico francamente: appurate le ovvie difficoltà, sono convinto 
che il mercato dell'arte (sia esso fatto di festival, gallerie, fiere, club, 
eventi urbani, media center, scuole) sia pronto ad accogliere nuovi tipi di 
manufatti. Il punto non è quello, il punto è il coraggio e la lungimiranza 
nel provare a seguire percorsi non convenzionali

- Luigi, quando dici: "ciò che volevo sottolineare è un certo decadimento 
qualitativo del settore che (pur sempre a mio avviso) è dovuto più da chi 
organizza/cura/commenta ecc. che non da chi produce! del resto chi produce 
(l'artista) è in buona parte in balia di quest'ultimi (perlomeno nel futuro 
immediatamente successivo alla produzione)"

non so se stai scherzando, ma dai. A parte che è una frase ad effetto che 
qui non serve molto (genere quei "+1" che non arricchisono il dibattito mi 
sembra, ma alimentano altresì una sorta di tifo da stadio), suona anche un 
po' come la battaglia dei poveri (senza offesa, al momento io sono 
poverissimo). Penso che la verità possa solo stare nel mezzo e che se al 
momento c'è un "decadimento" di qualche tipo (e su questo sono pure propenso 
ad essere d'accordo con te) mi sembra più logico individuare una verità che 
stia nel mezzo e che ripartisce le cose in modo più equilibrato. Gli artisti 
hanno il loro ruolo, curatori e critici un altro ruolo, festival e similia 
un altro ruolo ancora: la risultante di questi ruoli professionali determina 
un processo, virtuoso o meno che sia. Certo, sarebbe bello che ogni tanto 
questi percorsi si intersecassero maggiormente (io con Otolab ho lavorato a 
stretto contatto su op7, commissionando e seguendo il lavoro fino al suo 
percorso finale in galleria) ma succede raramente e anche in quel caso, 
gioie e dolori sono la somma di un esperienza comune

- Domenico, quando dici: "Personalmente, non lo demonizzo (non avrei 
lavorato per una fiera), non solo perché è un bellissimo sistema da 
hackerare, ma anche perché costituisce la forza conservatrice che costringe 
l'opera d'arte ad assumere una forma che gli consenta di sopravvivere  al 
tempo".

Certo che non lo si demonizza, ma chi è che ancora lo demonizza al giorno 
d'oggi? Tutto è mercato e tutti gli artisti e i designer in circolazione si 
confrontano con esso (che non è solo il pezzo in galleria, ma è anche il 
festival, la serata in un club, la curatela di una fiera, il workshop in un 
media center, uno speech ad un convegno). E' il concetto di mercato 
dell'arte che è cambiato oggi, ma io penso che queste siano cose assodate 
ormai. Torno al discorso di prima: la realtà di oggi è molto più complessa 
di quella che stiamo cercando di descrivere. Ribadisco che l'errore secondo 
me è definire "arte" solo quella che il mercato riconosce e che gli consenta 
come dici tu di sopravvivere nel tempo: questo è a suo modo un approccio un 
po' "tradizionale" (passami il termine) che non penso possa più valere oggi. 
Delle istutuzioni Dom ce ne fottiamo tutti da un pezzo, siamo d'accordo. 
Però secondo me non dobbiamo essere ipocriti, tutti quanti noi intendo, 
perchè con le istituzioni ci lavoriamo e servono a tutti noi. E il mercato 
non è un sistema che si hackera, non scherziamo: il mercato è un sistema che 
al limite si cerca di cambiare da dentro o un sistema nel quale muoversi nel 
modo più "sottile" possibile. Ma hackerare "un sistema" è un altra cosa.....

kix
mk




----- Original Message ----- 
From: "Luigi Pagliarini" <luigi at artificialia.com>
To: "List on artistic activism and net culture" <aha at lists.ecn.org>
Sent: Saturday, December 04, 2010 1:34 PM
Subject: Re: [aha] Media, New Media, Postmedia (Postmediabooks 2010)


Domenico ciao!

Non entro in discussione per ora che non so a chi dar i resti e rispondo, di 
corsa, direttamente a te...

>>> bhé che dirti, sai, qui non c'è chi ha ragione e chi ha torto
>
> non parlerai sul serio. Non c'è torto e non c'è ragione, c'è solo una
> discussione. Se non sbaglio funziona che ciascuno esprime il proprio
> parere e si cerca di raggiungere un punto di condivisione :-)

certo che lo so che lo sai e che sai che io lo so! :-) lo (ri)definivo 
proprio xkè qui son in tanti a leggere(?) e il mio era un discorso 
generale... fermo restando che i punti di condivisione ahimè anche quelli 
son molteplici e non uno :))


>>> , ma è una
>> questione
>>> di ruoli, punti di vista e prospettive (artisti, curatori,
>>> giornalisti,
>
> appunto. Distinguiamo il mio punto di vista (di curatore) e quello
> degli artisti regali. Personalmente, li adoro. Qualche giorno fa,
> parlavo con un amico che da due anni cerca di conservare una bolla di
> sapone in un blocco di resina. è bello che uno possa fare queste cose
> senza pensare al feticcio, alla pagnotta, e a tutto il resto. Ma credo

è esattamente quello che cercavo di sottolineare!
a tal proposito................

> che il mio lavoro di curatore consista, da un lato, nel permettergli
> di farlo, e dall'altro, di lavorare affinché quello che fa venga
> discusso nel contesto più ampio possibile, venga compreso per quello
> che è (e non equivocato), e venga salvato per il futuro


................a mio avviso val la pena di rinunciare ad indagare 
sull'operato (ciò di cui qui sopra) dei curatori! (se non dal punto di vista 
dell'artista, ovviamente)
nel senso che non è etico questionare sul lavoro dei suddetti in quanto per 
me è più che giusto lasciare ad ogni tipo di professione un margine di 
libertà e d'azione di rischio e di risultato!
insomma, son tutti fatti vostri!! :D quest'è quello che dicevo! (non so mi 
son spiegato?)


> ovviamente, esistono artisti altrettanto regali che sanno fare bene
> entrambe le cose. ma un artista ha il pieno diritto di "rivolgere
> l'attenzione altrove".

d'accordissimo!

> In ogni caso, il mio discorso è più complesso. Se intendessi il mio

non credo sia complesso ma com'è che accennavo su non era mia intenzione 
criticare ma semplicemente aggiungere un altro elemento del puzzle.
per cui..

> lavoro solo come il tentativo di portare l'arte elettronica o come
> diavolo volete chiamarla nel "mercato", e nelle "istituzioni", sarebbe
> ben poca cosa. Quello che mi interessa di più è scardinare un punto di
> vista che mi sembra limitato e obsoleto. Quello che mi interessa è
> fare si che Otolab e Les Liens, giusto per fare due nomi presenti in
> lista, non vengano discussi solo come "arte elettronica" (riunendoli
> su un terreno che non ha senso di esistere), ma vengano intesi e

..ora, se è vero che hai ragione per alcuni versi è anche vero che è per il 
momento (per me artista) non è totalmente esatto per via del fatto che è un 
tiro alla fune quello che abbiamo vissuto e visto negl'anni (20!) passati 
che, per ora, per noi, si è risolto tutto sommato abbastanza bene!  il 
discorso è lungo e varrebbe la pena farlo a quattr'occhi ma io credo che ora 
(forse) quasi quasi convenga tener il punto...
ma questo non è quello che volevo stressare nel mio laconico intervento, ciò 
che volevo sottolineare è un certo decadimento qualitativo del settore che 
(pur sempre a mio avviso) è dovuto più da chi organizza/cura/commenta ecc. 
che non da chi produce!
del resto chi produce (l'artista) è in buona parte in balia di quest'ultimi 
(perlomeno nel futuro immediatamente successivo alla produzione).

abbraccio!
          Luigi
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