[aha] Rileggere, rileggere, rileggere

gadda1944 a libero.it gadda1944 a libero.it
Ven 25 Set 2009 21:41:47 CEST


t_bazz mi scuserà se uso il suo ultimo post per aprire un altro thread. E tutti 
mi scuseranno per questo, e forse anche per la mia lunghezza. Avevo deciso di 
non intervenire più, e di lasciare che l'irruenza del primo intervento di 
Otherehto e delle prime risposte si stemperasse nella ricchezza delle cose che 
stanno venendo fuori. Ma mi sembra che ci siano dei rischi, e devo segnalarli. 
In primo luogo a me stesso.

Non mi piace il sottinteso che ho visto emergere 
in qualche intervento, e cioè che la discussione e la critica siano riservati 
solo a chi "si sporca le mani" (nella fattispecie, a chi sta facendo qualcosa 
di concreto per l'organizzazione di Ahacktitude). Capisco che anche il mio 
richiamo a other, quello che l'ha fatta incazzare per il mio riferimento al suo 
essere una giovane artista internazionalmente nota, può essere letto nello 
stesso modo. Ma non volevo dire che other non avesse diritto di critica perché 
non aveva proposto nulla di alternativo; è che davvero - conoscendo un po' il 
suo lavoro - rimpiangevo che non avesse voluto partecipare al brainstorming sul 
logo. Ma capisco che le sue obiezioni sono di gran lunga più radicali, quindi 
correggo il mio invito. Una mailing list (o una community) anche piccola, 
comprende persone con storia, motivazioni, interessi, capacità, diversissime. 
La forza di queste strutture di rete sta proprio nel fatto che tutte queste 
diversità interagiscono e, come in ogni struttura complessa, generano esiti 
"emergenti", cioè non previsti e non programmati neppure da chi ha iniziato le 
azioni e i processi. Quindi (se posso permettermi una sintesi): nessuna 
chiusura alle critiche di nessuno, anche se ha deciso di non fare un cazzo per 
Ahacktitude, anche se non ci verrà, anche se gli sta sul cazzo il progetto. 
Tutti hanno diritto di parola, e da ogni parola, anche la più estranea, verrà 
fuori qualcosa che (anche contro ogni intenzione) contribuirà al progetto.

La 
seconda cosa su cui sono perplesso è l'insistenza sulla storia di Aha e sulla 
"storia" in genere. Solo t_bazz ed e_o possono sapere quante delle persone 
attualmente iscritte ad aha ci stanno sin dall'inizio. Io stesso forse sono 
stato iscritto qualche anno fa, ma non leggevo neanche la lista, poi ho deciso 
di fare qualcosa solo dall'anno scorso. Mi risulta che anche chi coordina la 
lista oggi sia più o meno nelle stesse condizioni. Quindi non ho la conoscenza 
che ha t_bazz non solo, com'è ovvio, di questa lista, ma neppure del mondo 
dell'hacking e dell'artivismo italiano e internazionale. Però vi garantisco che 
ho 45 anni di esperienza di dibattito interno in tante - forse troppe :-) - 
strutture politiche e culturali italiane dei tipi più diversi. Bene. Ogni volta 
ho visto ripetersi il fenomeno che la storia andava ripetuta, raccontata certo, 
ma anche riscritta e ripensata in relazione a quelli che arrivavano per ultimi 
e che quella storia non la conoscevano. Potrei fare un sacco di esempi, non 
ultimo quello dell'insofferenza di tante donne presenti nei movimenti oggi per 
il femminismo storico o il "pensiero della differenza", salvo poi accorgersi 
che ripetono le stesse cose di Kate Millett, di Carla Lonzi o di Luisa Muraro. 
Solo che, siccome legge ono la Butler (che le usa anche lei) si credono più 
avanti e parlano di "transgender" :-). Nel caso nostro, so bene che il 
dibattito su che cosa sia più radicale fare, se stare dentro o fuori, sui 
rischi di assorbimento nel sistema, affonda le sue radici in dibattiti del 
movimento operaio, dell'underground, della controcultura, di trenta, quaranta, 
cento, centocinquanta anni fa. Ma non ha senso fare riferimento a quelli e dire 
a quelli che oggi hanno venti o trent'anni "studiateveli". Perché cmq oggi 
siamo nel 2009, e quei dibattiti si ripropongono in modo diverso anche se 
collegato. Quindi la mia seconda conclusione (che tiro per me, non per gli 
altri) è: non usiamo la "storia" per tagliare i dibattiti. Chi la storia la sa 
e l'ha vissuta (parlo sempre per me) ha la responsabilità di farla rivivere 
nella pratica dell'oggi, non di fare lezioni.

La mia terza conclusione (e 
prometto che la faccio corta) riguarda il metodo. Detto tutto questo, e 
assodato il diritto della other e del kirsh di turno (adesso mi leggerò il 
documento che ha postato, e vedrò cosa posso cavarne) di fare tutte le critiche 
che vogliono, dal punto di vista che vogliono, sui contenuti che vogliono, 
bisogna dire che il tono che scelgono determina il tono della risposta. Se 
musci musci mi scrive (nel contesto che vuole, con le catene associative che 
vuole) "deflorare la pinup", si prende un vaffanculo - e credo di averglielo 
pure dato leggero: la prossima volta fa una catena associativa diversa. E qui 
non c'entra nulla il politically correct, perché se la pinup non è 
consenziente, una deflorazione si chiama stupro. E anche uno stupro linguistico 
è un'azione che - mi spiace - richiede almeno un vaffanculo. Se Otherehto 
proclama avventatamente l'equivalenza della produzione più o meno artigianale 
di magliette e spillette per un meeting con una (sia pure inconsapevole) 
articolazione del mercato capitalistico, va invitata a rileggersi quello che 
scrive - perché è una cosa senza capo né coda. Non si capisce perché le 
magliette sarebbero capitalismo e una cena no. Ci sarà una differenza fra costi 
e ricavi pure lì, no? E se c'è plusvalore da una parte ci sarà pure 
dall'altra... Misteri del pensiero ultra-radicale. Peraltro, se penso a uno dei 
riferimenti che ha fatto, e cioè all'ineffabile Zizek, una qualche logica c'è. 
Zizek, uno dei peggiori lacaniani in circolazione oggi, è uno che fa 
dell'imitazione dello stile di Baudrillard il suo punto di forza. Ma 
Baudrillard partiva da Marx, ha criticato a fondo il marxismo, e ha scritto una 
delle più avvicententi epopee dei mutamenti dello scambio simbolico scritte nel 
900. Zizek è partito dall'oscurità dell'Altro lacaniano, c'è rimasto 
invischiato dentr, e da quegli antri manda messaggi al mondo la cui cripticità 
simula un'inesistente profondità. Non a caso è una delle star delle università 
americane. E il pensatore preferito degli ultraradicali accademici (non parlo 
di Otherehto, ovviamente).

Grazie per aver retto sino in fondo, e mi scuso 
come sempre della fluvialità. Se qualcuno vuole fare il Debord di turno, 
comunque, mi rassegno al ruolo di Asger Jorn e Constant (anche se non vivo del 
mercato dell'arte :-)  ). Vorrei solo ringraziare Luisa per il suo intervento 
sull'altro thread, e promettere (o minacciare) che scriverò qualcosa anche su 
quello. Intanto, se potete, rileggetevelo, perché contiene indicazioni 
interessanrti anche su questo dibattito.

gadda

>----Messaggio originale----

>Da: t_bazz at ecn.org
>Data: 25/09/2009 19.42
>A: "List on artistic activism and 
net culture"<aha at lists.ecn.org>
>Ogg: Re: [aha] aha vs aha: figthing seminario

>
>Ciao,
>
>il punto per cui ho spostato l'attenzione sulla formattazione - 
come 
>tirare la sabbia negli occhi ;-) - e' perche' mi sembra che ogni volta 

>stiamo a ripeterci le stesse cose, che sono i temi per cui AHA e' nata.
>Anche 
la mail di Kirsh mi lascia un po' perplessa, e sinceramente non 
>voglio 
mettermi a spiegare ancora una volta cosa ha fatto AHA in otto 
>anni e 
raccontare i temi del convegno sull'hacktivism organizzato a 
>Berlino nel 
2005!
>
>Credo che il punto per cui e' nata l'idea di AHAcktitude e' andare 

>avanti, proporre nuove idee e strategie. Non dobbiamo ogni volta 
>ripetere la 
partitura gia' vissuta.
>E non voglio essere etichettata come politically 
correct perche' ricordo 
>in lista come funziona una mailing-list aperta che si 
rifa' a concetti 
>come autogestione e pensare autonomo. L'etica hacker non 
sigifica 
>opporsi al mondo in maniera integralista, ma porta con se' un 

>immaginario ben preciso, che si tende facilmente a dimenticare o ad 

>attaccare come buonista. Anche in questo caso, mi piacerebbe che si 

>riflettesse un po' sul significato della parola hacker oggi.
>
>Essere 
'opposer' va benissimo, non dobbiamo essere tutti amici come in 
>Facebook, ma 
l'attivismo duro e puro non mi sembra la strategia giusta. 
>Bisogna imparare a 
contaminarsi strategicamente in una societa' che ci 
>ha gia' contaminato 
tutti. Ancora c'e' tanta strada da fare prima di 
>imparare ad essere virus...

>
>Saluti,
>
>T_Bazz
>
>_______________________________________________
>AHA 
mailing list
>AHA at lists.ecn.org
>http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/aha
>





Maggiori informazioni sulla lista AHA