[aha] Sull'uso dei colori e delle forme

OtherehtO other.otherside a gmail.com
Gio 24 Set 2009 18:38:07 CEST


Ciao a tutti,

per primo specifico che non ho certo aperto la discussione sull’uso
dei colori e delle forme con l’intento di arrivare a delle
“soluzioni”. Anzi, sinceramente non mi interessava arrivare ad alcun
tipo di conclusione pratica riguardo il logo. Del quale non me ne può
fregar di meno, tanto più se viene usato con le stesse modalità
commerciali dei logo di Dior, Nike o Apple. Di conseguenza non posso
certo apprezzare la “corsa alle soluzioni” che e’ scaturita dopo le
critiche rivolte al modo d’azione della lista, critiche che di certo
non partivano solo da me.

>>>ma in effetti di attivismo e hacking sene parla pochino.
>>Aridaglie con le critiche alla lista, sono ormai cicliche.
>Un motivo o piu motivi ci saranno, se sono cicliche.

E se volessimo chiamare questa voglia di conclusione con un altro nome
- archiviazione? Archiviazione delle critiche innalzate e devianza dai
veri problemi della lista AHA. Di fronte ai quali si e’ preferito
rispondere con delle strategie retoriche pubblicitarie dal linguaggio
politically-correct

> AHA sono tutte le persone che decidono di interessarsi ai temi del progetto,… Quindi in un certo senso AHA sei anche tu … In fondo, questo e' lo spirito dell'hacking, right?

... per continuare poi a parlare di questioni principalmente di natura
imprenditoriale

> Poi avevo pensato che nel caso di spillette e adesivi sarebbe stato piu semplice dividere in pezzi l'immaggine e sfruttarla, tipo parte del televisore e cerchio intorno alla testa, e pin up da sola. Lo so sono veniale e diabolica, penso allo sfruttamento commerciale …

... senza nemmeno porsi delle domande sul perché e’ giusto o non e’
giusto fare queste cose. Spillette, colori, magliette, rossetti, … Ma
scusate, a cosa servo vagoni di gadget e merci di merda? Devo subire
l'invadenza dei brusii pubblicitari anche in una lista che dovrebbe
essere in primis una lista di attivismo e hacking?????

>L'essere femminista a mio papere oggi significa appropriarsi di un certo simbolismo - chiamiamolo erotico, pornografico, da pin-up o come ci pare - e deturnarlo in qualcosa di diverso. Il tutto sta nell'essere consapevoli dei simboli che si usano, e mi sembra che qui si sta discutendo proprio di questo, a partire dai colori o dal rossetto nel poster.

Finiamola con i discorsi di consapevolezza. Che servono solo a
giustificare un agire sconsiderato. E non riesco a vedere dove un
immaginario pornografico sia sovversivo. Perché e' lo stesso
immaginario che viviamo quotidianamente. Basta che ti rechi alle
fermate metro dalle 10 di sera in poi e vedi file di ragazze semi-nude
in vesti pin-up. Basta che apri una rivista e' vedi una pin-up dietro
l’altra. Accendi la tv ed e' pure peggio. Si, che grande
consapevolezza femminile si e' riuscito a conquistare nelle lotte …
Una tale consapevolezza che ogni donna dovrebbe "sorridere leggera"
mentre si copre il viso con strati di trucchi che affermano il suo
essere manipolata e sottostimata (dagli altri e da se stessa). Perché
dite quello che volete ma chi e’ in pace con se stessa non ha nessun
bisogno di truccarsi nel quotidiano.

> Forse other non ha presente la tematica del subvertising, dell'uso rovesciato e ironico dei materiali pop da parte di tanti e tanti movimenti, non solo dagli anni sessanta del secolo scorso in poi, ma ancora da prima. Questa idea di opporre all'uso divertente e straniante di una immagine della pubblicità una presunta "critica" …

Ma si, facciamo una ripetizione collettiva di tutti i bei miti
sull’»arte sovversiva«. Che secondo me non e’ mai esistita e NON PUÒ
esistere. Non dentro un settore - il sistema dell’arte – che e’ così
commercializzato, depotenziato, ingarbugliato nei giochi di potere e
soprattutto del tutto scisso dall’esistenza quotidiana. Non e’ un caso
che la prima mossa di Debord consisteva nel cacciare via
dall’internazionale situazionista tutti quelli che non volevano
abbandonare la loro CARRIERA D’ARTISTA. E non a caso si cerca oggi di
ricollocare Debord nell’ambito artistico. Per neutralizzare il suo
valore di resistenza al sistema pancapitalista; per rendere più
“democratiche e civilizzate” le sue critiche radicali della società
dello spettacolo.

> other (che e' una giovane ma gia affermata artista internazionale)

Grazie gadda per la bella etichettatura. Mi fai solo un favore
spacciandomi per qualcuno che non esiste. Più identità virtuali si
creano intorno a me, più divento anonima e più riesco a lavorare bene.

> Peccato che other … si sia invece esercitata in questa performance di
critica corrosiva ma (mi permetto) poco concludente.

Grazie del complimento. Ripeto che per me e’ solo un bene che il mio
intervento non sia risultato “concludente”. Anche se poi lo si e’
fatto concludere ben presto grazie ad uno sviamento strategico dei
temi caldi per soffermarsi sull’importanza del multicolor e del look
“sessuato” della femminista oggi. Come afferma anche Žižek, risultare
non-conclusivi o non-produttivi in termini di valutazione
capitalistica e’ una delle cose più violente e radicali che oggi uno
puoi fare.

Per problemi di tempo, chiudo qua la mia partecipazione a questo dibattito.
Alla prossima, ciao



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