[aha] Anopticon 1 azione su Facebook
sfe
sfefromsfe at gmail.com
Tue Jul 7 12:22:30 CEST 2009
Si qualche riflessione in più a favore di queste pratiche si potrebbe fare.
Condivido il dubbio che Dedalus pone sulla pratica creativa e
sull'assuefazione
del moltiplicatrsi delle possibilità date dalle più disparate tecnologie,
come l'aprire gruppi su facebook può risultare un po banale,
e che forse si possono trovare delle forme di azione più coinvolgeti e
dinamiche sulla rete che riescono a ricollegarsi a quella sfera del reale
che
citava Dedalus sopra.
Ma è prorpio su questo collegamento con la sfera reale che non mi torna il
calcolo,
come diceva lo_bo:
effettivamente se si pensa a come un social network come facebook è
stato ed è usato in italia
la creazione di gruppi in facebook è stata ed è uno strumento di
autorganizzazione
forte, soprattutto nelle scuole e nelle università. In questo anno ho avuto
l'occasioe di giare
quasi tutte le città in mobilitazione ed ogni collettivo che non sa
minmamente che cos'è
AHA e che non pensava che si potesse fare "arte" con il computer e la rete
(sto esagerando =)
utilizza questi gruppi su FB per far girare appuntamenti, comunicati,
assemblee ed informazioni
di tutti i tipi. Poi quando la mobilitazione grossa è finita questi gruppi
si sono
riscontrati fondamentali, perché non ti incontravi più tutti i giorni in
piazza e nei cortei,
la mobilitazione si è spostata dentro le università ma non tutti vanno in
univerità tutti i giorni
e i gruppi su facebook hanno giocato la partita di comunicazione interna,
arrivando dove i volantini
e manifesti sui muri non arrivano.
Non voglio prendere le difese della creazoni di gruppi in facebook sia
chiaro,
ma siccome anche di attivismo si parla in questa lista mi sempbra giusto
soffermarmi sul valore simbolico e non simbolico dell'adesione ad un gruppo
in FB.
Scusate non mi sono presentato, sono sfe, (come potete vedere) vivo a milano
da qualche anno, seguo da tempo la lista ed in passato ho anche partecipato
a qualche discussione con un altro accout che ora per problemi di
gestione ho dovuto abbandonare, alcuni di voi mi conosco perché ho
partecipato
al preAHA camp all'hackmiteeng.
ciao
sfe
Il giorno 07 Luglio 2009 01.56, lo|bo <lo_bo at ecn.org> ha scritto:
> Dedalus ha scritto:
> > Personalmente credo abbastanza poco. Forse è perché questo non coinvolge
> > più in alcun modo la sfera del reale (qualcuno ha parlato di armchair
> > activism), ma ho come l'impressione che nel brusio generale della rete ci
> > siamo un po' assuefatti e che a fronte di una effettiva moltiplicazione
> > delle possibilità date dalle più disparate tecnologie ciò che è venuto
> > a mancare sia proprio un po' di sana creatività.
>
> Effettivamente mi sembra una cosa interessante su cui discutere. Creare
> gruppi su facebook dal punto di vista della storia dell'attivismo in
> rete può sembrare effettivamente un arma bianca, una modalità di
> espressione del dissenso di poco impatto forse dal punto di vista
> dell'interesse mediatico o (peggio ancora :-D ) artistico. Ma
> effettivamente se si pensa a come un social network come facebook è
> stato ed è usato in italia mi sembra che una qualche riflessione in più
> a favore di queste pratiche si potrebbe fare.
>
> Negli ultimi mesi per esempio si è visto un moltiplicarsi di
> condivisione di video e articoli di reazione all'ormai evidente clima di
> repressione dell'informazione. Certo si trattava anche di video presi da
> youtube e di articoli presi dalla testate giornalistiche più importanti
> ma non solo. Sta di fatto che gli utenti hanno deciso singolarmente di
> diffondere una informazione spesso completamente in opposizione a quello
> che i maggiori media diffondevano. Non si tratta solo di persone
> militanti o attivisti ma anche di utenti senza un cosciente impegno
> politico. Non erano nemmeno siti come indymedia ma portali completamente
> commerciali.
>
> Certo se ci spingiamo fuori dall'italia possiamo vedere come un social
> network che io ho sempre ritenuto una cosa completamente inutile come
> twitter sia stato uno strumento di organizzazione delle mobilitazioni
> importantissimo nella rivolta in Iran.
>
> Sempre in Iran se pensate all'esperienza di Persepolis 2.0 (potete
> leggere una interessante intervista si Digimag di questo mese quì
> http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=1506) si è trattato di un
> esperienza di comunicazione davvero interessante che però non è molto
> creativa nei termini di invenzione o novità ma sicuramente di impatto.
>
> mi domando: è la creatività che ci può avvicinare al reale? alcune volte
> ci siamo concentrati troppo sullo stile, le modalità di determinate
> azioni in rete svuotandole dal reale come se potessero essere analizzate
> per se stesse. Forse lo stallo che viviamo è dovuto alla ricerca di una
> creatività ulteriore, cioè quella successiva.
>
> Non so se mi sono spiegata ma mi ha sempre fatto specie pensare che
> alcune esperienze italiane si definissero distaccate dai movimenti
> quando attingenvano a piene mani alle temtiche. e se riprendessimo tutto
> e lo rifacessimo con un maggior amore e coinvolgimento per il presente?
> (che ne so la butto lì, non è una soluzione solo una riflessione)
>
> :-DDD
>
>
>
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