[aha] Luisa Valeriani e il problema dell' oltre

Doktor Pixel doktor_pixel at hotmail.com
Wed Jan 28 18:35:19 CET 2009


Mi sembra che le considerazioni di Luisa Valeriani espresse in  un suo post recente

http://riot.ecn.org/pipermail/aha/2009-January/003793.html
sull' irripetibilita' dell' avanguardia - intesa sia come attitudine (o 'categoria dello spirito') 
che sul piano storico -  siano uno spunto interessante. 
E credo che sia utile abbandonare il punto di vista dei "nostalgici delle avanguardie" 
per assumere un punto di vista "policentrico, dislocato e  
polivalente. Mobile."
In sintesi: l'estetizzazione dell' esistente determina uno slittamento dell' Arte 
dall' ambito contemplativo specialistico (Arte delle opere d'arte) ad uno spazio 'oltre', 
uno spazio immersivo fluido e coinvolgente (arte dei flussi, dei processi)

Ora pero' credo si debba mettere a fuoco e cercare fattivita' a queste categiorie 
che rischiano altrimenti di restare anodino lessico "cool" destinato a galleggiare nel nulla 
e caricarsi di tutti i significati possibili.

in un suo post precedente
http://riot.ecn.org/pipermail/aha/2008-October/003040.html
Luisa tratteggia un quadro teorico in cui l'uscita dal 'sistema dell' arte' coinciderebbe 
con la consegna dell arte stessa alle forme del consumo, luogo di realizzazione di 
'feticismi liberati e liberanti' e sconfinata prateria per far galoppare le 'emozioni soggettive'.
L'essere 'policentici, dislocati, polivalenti e mobili' si realizzerebbe a pieno nel circuito delle merci 
dove ciascun consumatore puo costruire un suo personale singolarizzato, 
godimento estetico o estasi del consumo

Puo' darsi.
Io continuo a credere che 'l'oltre' dell' arte che -giustamente- Luisa tematizza non si appiattisca
 affatto su forme di 'consumo creativo' (atomizzato) , ma che -al contrario !- le istanze 
anti specialistiche, a-specifiche, l' immersivita' non contemplativa traccino delle 'linee di fuga' 
dall' orizzonte economico, dal consumo.
Il rapporto ludico con il panorama estetico esistente -che ci trasforma tutti in manieristi- 
continua ad esprimere (o ad alludere a) un desiderio di una diversa relazione 
tra le persone e con gli oggetti. 

E mi riferisco - a titolo di esempio - a tutte le culture del remix, mash up, 
subvertising, dei fake, hoax, e via dicecendo. 
(senza spostarsi neanche tanto basta guardare l'iniziativa 
del fakefestival nel thread qui accanto...)  

Mi sembra evidente che qui non mi propongo affatto (per generosita' ed ignoranza) 
di "fare politica attraverso l'arte": semplicemete prendo atto che ogni forma 
dell' agire comunicativo -tra cui l'arte- e' sempre soggetta a torsioni interpretative 'politiche'. 
E' semmai la politica del 'consumo creativo' a somigliare alla politica piu' deleteria:
l' ideologia della merce, i consigli per gli acquisti -di Gormiti?- 
(e non certo per generosita', forse per ignoranza, o forse confidando in quella altrui) 

Mi dispiace sapere che Luisa Valeriani "si affatica, si affatica molto" per il fatto che 
non trovi le tanto attese rispondenze in lista ma, cortesemente,[sic!] 
le faccio notare che di solito dopo che si e' espresso il proprio punto di vista 
si dovrebbe essere disposti a rispondere alle obbiezioni, anche se a volte puo' affaticare 
interloquire con persone che "non si pongono allo stesso livello di consapevolezza teorica"

Che lo sforzo sia con noi


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