[aha] back from AHAcktitude

pAt alessio.chierico a gmail.com
Mer 2 Dic 2009 02:00:52 CET


Innanzitutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno organizzato 
attivamente l'evento,
che per sua natura credo sia riuscitissimo... grazie al Cantiere e 
Autart per la disponibilità e l'aiuto.

Io personalmente sono iscritto da qualche anno alla lista, ma ho postato 
solo occasionalmente,
oltre il fatto di rivedere molti amici, la cosa che più mi ha fatto 
piacere è stato il condividere in presenza fisica
un esperienza e delle volontà comuni che si sono espresse come un vero 
valore comunitario.

Infatti andando a toccare gli argomenti di cui si è un po parlato, tipo 
il discorso del manifesto,
che era un po legato (almeno per qualcuno) alla volontà di affermare un 
identità,
lo vedo come un rischio un po centralizzante ed esclusivo.
Per come ho vissuto e vivo l'esperienza AHA non vedo la necessità del 
gruppo di dover trovare un identità.
A volere dare un etichetta, lo spirito che a mio avviso, si anima 
all'interno di questa comunità,
lo vedo splendidamente sintetizzato nel nome dell'incontro "AHAcktitude".
Infatti ho visto un eterogeneità di persone, di intenzioni, di lavori, 
rappresentanze, ecc....
che secondo me non hanno altro in comune che, appunto, una determinata 
attitudine.
Per questo non mi preoccuperebbe che più di 500 degli iscritti alla 
lista non partecipi attivamente, come me,
o di chi fa un uso puramente strumentale della lista.
Per questo potrebbe essere rischioso pensare ad un manifesto, che 
implicherebbe sicuramente una sua accettazione,
che sarebbe una sintesi che non potrebbe mai essere troppo leale per 
raccogliere le diversità di 600 iscritti.
Ovviamente dipende da manifesto a manifesto... non lo escluderei per 
principio...
ad esempio la "nota algoritmica" di Massimo, che ha citato xd, potrebbe 
essere un buon esempio.
In ogni caso invito Gadda a proporre la bozza di manifesto che aveva in 
mente, e di parlarne.

Riguardo la proposta per la prossima "edizione", si diceva Roma... io 
eviterei posti troppo grandi,
che rischiano di farlo diventare un festival, che avrebbe un'altra 
dinamica rispetto a quella comunitaria,
che si è espressa perfettamente al Cantiere.
Inoltre non nascondo il sogno di poter fare molto più spesso incontri 
simili, anche di dimensioni ridotte,
ma che alimenti il senso comunitario e che dia una continuità anche al 
di fuori della rete.
Un momento molto bello che in pochi abbiamo seguito (nell'ultimo giorno) 
è stato quando,
forse per effetto della suggestione del momento, si stava parlando della 
possibilità
di avere un posto fisso dove vivere, lavorare e condividere (tipo una 
comune per intenderci...)
o della possibilità di creare una rete ma di piccole realtà stabili e 
territoriali.
Beh, suggestioni a parte, a me questo sogno non è passato, e se qualcuno 
è interessato a parlarne, io ci sono.

Scusate se sono stato un po lunghino... ma sono così... forse è per 
questo che intervengo poco in lista, per fortuna ; )


Alessio



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