[aha] Fwd: [RK] volantinando

Dedalus dedalus at autistici.org
Thu Apr 23 14:44:46 CEST 2009


Giro questo testo di bifo nella speranza possa interessare a qualcuno :-)

Senza entrare nel merito di tutte le questioni toccate mi pare interessante
però un passaggio in particolare:

"La questione delle forme di lotta, di azione e di organizzazione va
riproposta. E’ tanto tempo che non se ne parla più.
E’ tanto tempo che il sindacato si limita a forme di lotta

tradizionali come lo sciopero. E’ tanto tempo che l’orizzonte del
sindacato è segnato dal tema della mobilità e della cassa
integrazione.
Ma quando la crisi si generalizza (e si sta generalizzando) mobilità
non significa più niente. E la cassa integrazione si esaurisce.
E quando la crisi si approfondisce anche la parola sciopero significa
poco o nulla. Il padrone ha tutto l’interesse a non pagarvi quel
giorno di salario, tanto a lui che gliene frega, dal momento che sta
chiudendo?"

Salut'
D.

-------- Original Message --------
Subject: [RK] volantinando
Date: Wed, 22 Apr 2009 23:02:10 +0200
From: franco berardi <franberardi at gmail.com>
To: rekombinant at liste.rekombinant.org
Reply-To: rekombinant at liste.rekombinant.org,franco berardi
<franberardi at gmail.com>

Volantinando
Diario dell’alba di un’epoca nuova

Bologna, 20 aprile 2009
Lo ammetto, sono fuori allenamento e il lavoro del volantinatore
richiede un po’ di fantasia. Ogni giorno prendo il mio pacchetto del
volantino “BCL la neonata sana e rabbiosa” che finisce con le parole:
“Non bisogna votare PD il morto che cammina ma BCL la neonata che
strilla sana e rabbiosa e non ha paura delle tempeste perché è stata
partorita nelle tempeste.”
e me ne vado a battere qua e là.
Ho cominciato con i luoghi dove andavo un tempo, la Weber, fabbrica
storica. Un tempo l’ora di pranzo era il momento migliore per
chiacchierare, la gente usciva, si fermava in grossi capannelli a
mangiare un panino e ascoltava l’agitatore. Ora è un po’ più
difficile
fermarsi a parlare con qualcuno perché hanno l’aria indaffarata, ma il
volantino lo prendono tutti e qualcuno l’ho visto leggere con
attenzione sogghignando. Poi ho usato un’altra tecnica: le biciclette.
Hai presente l’enorme deposito della stazione e tutte le rastrelliere
intorno? Lascio il volantino sotto la molletta o nel cestino.
Ciclisti. E’ il nostro target preferito e lo curo con particolare
affetto, anche se ciascuno leggerà il volantino solo soletto la sera
tornando dal lavoro.
In Via d’Azeglio domenica pomeriggio ho incontrato Andrea de Maria, il
segretario del PD, anche lui solo soletto sotto l’ombrello che pioveva
un po’. Gli sono andato incontro con le braccia aperte, nessuno ci ha
mai presentato mi fa piacere conoscerti. Lui ha reagito con un sorriso
amichevole e sorpreso e io gli ho dato il volantino. Ha dato una
rapida occhiata e ha detto: vedo che si parla anche di me. In un certo
senso sì.

22 aprile 2009
Stamattina con Tiziano Sandro e Sergio sono stato alla Fini, una
fabbrica metalmeccanica che produce (produceva) compressori.  Sta
dalle parti di Zola Predosa e ci lavorano 250 persone. E undici
dirigenti. Cosa ci fanno undici dirigenti per 250 dipendenti?
Dirigono, ma dirigono male a quanto pare. Dirigono tanto male che il
loro stipendio (lautissimo) non è stato intaccato e il loro posto di
lavoro non è in discussione, ma dal mese di ottobre la metà dei
dipendenti sono in cassa integrazione. Tiziano, il candidato di Terre
Libere, lavorava in questa azienda, ma da ottobre si becca un salario
di seicento euro, e nel mese di giugno la sua cassa integrazione
finisce, e si ritrova senza un ghello. Andando con Tiziano ai cancelli
di questa officina è facile parlare con gli operai. Gli si fanno
intorno a frotte e ciascuno ha qualcosa da dirgli. Io ascolto e prendo
appunti.
Così ho scoperto che le difficoltà dell’azienda non dipendono da un
restringimento del settore, ma da errori della direzione che ha
valutato male le sue localizzazioni e come risultato si è ritrovata
con una fabbrica in Cina che non è redditizia, e con la crisi delle
fabbriche italiane.
Ma chi paga gli errori della direzione sono i lavoratori.
Perché?
Perché i lavoratori non decidono, e hanno poca voce in capitolo quando
il padrone ha deciso di smollare il colpo, di chiudere e di andarsene.
E allora che si fa?
E la stessa domanda che sentivo qualche settimana fa all’assemblea
sindacale dei metalmeccanici modenesi. A Modena la crisi colpisce duro
nella metalmeccanica e nella ceramica. Una città un tempo ricca e
tranquilla si trova adesso sull’orlo del tracollo economico e la
tranquillità è svanita. Francesco, un lavoratore della Terim, fabbrica
meccanica in crisi, chiedeva: cosa facciamo adesso, e cosa facciamo
fra sei mesi, dato che la crisi, checché ne dica la signora
Marcegaglia che ha voglia di scherzare, è destinata a durare anni e
morderà sempre più duro.
Che si fa, se la crisi dura nel tempo, e colpisce massicciamente
l’occupazione?
Nel suo intervento Francesco diceva: domani dovremo occupare le
autostrade, e dopodomani dobbiamo prepararci a occupare le fabbriche.
La questione delle forme di lotta, di azione e di organizzazione va
riproposta. E’ tanto tempo che non se ne parla più.
E’ tanto tempo che il sindacato si limita a forme di lotta
tradizionali come lo sciopero. E’ tanto tempo che l’orizzonte del
sindacato è segnato dal tema della mobilità e della cassa
integrazione.
Ma quando la crisi si generalizza (e si sta generalizzando) mobilità
non significa più niente. E la cassa integrazione si esaurisce.
E quando la crisi si approfondisce anche la parola sciopero significa
poco o nulla. Il padrone ha tutto l’interesse a non pagarvi quel
giorno di salario, tanto a lui che gliene frega, dal momento che sta
chiudendo?
La questione delle forme sarà centrale nei prossimi mesi e anni.
Forme di lotta: occorre uscire dal luogo di lavoro per investire la
città, il quartiere, l’autostrada. Occorre prepararsi all’occupazione
delle fabbriche.
La questione dell’occupazione delle fabbriche deve diventare un
argomento di discussione centrale. Nel passato occupare le fabbriche
significava una forma di pressione, ma forse nel futuro dovremo
cominciare a pensare alla possibilità di organizzare noi stessi la
riconversione. In Argentina le condizioni legislative sono più
favorevoli di quel che sono in Italia, e in Argentina abbiamo
assistito al diffondersi di un movimento di occupazione delle
fabbriche (vedi il film di Naomi Klein LA TOMA che parla proprio del
movimento di occupazione.

Ma non basta. Occorrerà costruire le strutture sociali di solidarietà
per quando i tempi si faranno duri (e si faranno duri).  Occupare
spazi per trasformarli in ristoranti autogestiti dove la gente si può
ritrovare, discutere e mangiare roba buona, coltivata biologicamente
in maniera autogestita.
E occorrerà costruire le condizioni per la redistribuzione del
reddito. Per imporre la redistribuzione, per imporre una tassazione
forte del profitto e della rendita, per imporre che i dirigenti
rispondano delle loro azioni occorre organizzare forme di lotta che
incidano direttamente sulla distribuzione e sull’approvvigionamento.



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visto la Madonna.
Io sono un cretino che la Madonna non l'ha vista mai.
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