[aha] Ventenni
Arianna Magrini
traum_a at humanoid.net
Sat Oct 11 17:21:39 CEST 2008
Concordo con te, nel dire che siete i primi ad esserne usciti sconfitti,
e che queste pippe generazionali siano vaccate (sempre con rispetto per i
nostri beneamati bovidi) .
Come avevo già detto nella mia mail, Antonio, il mio non voleva essere
un'esaltazione di questa o quella generazione, tantomeno un'attribuzione
di colpe, term ma un'interrogazione su quali siano stati gli errori e i
meriti compiuti nelle lotte del passato, fatta in risposta di una, se mi
passate il termine, "provocazione" antecedente . Anche perchè, una delle
istanze che mi sembra siano emerse maggiormente nei momenti d'incontro e
nei talk al Camp, mi sembra quella che riflette su quanto ciò che si sta
provando a fare ora attraverso siti come MySpace o Facebook non sia altro
che il prodotto della digestione e riformulazione del capitalismo (se
ancora possiamo parlare di capitalismo) di tutte quelli che erano gli
interrogativi e le aspettative del movimento hacker.
La delusione e la "morte" non appartengono a una generazione, ma a tutti
noi.
non li vedo come fallimenti di specifici movimenti (o momenti, meglio) ma
come la base di partenza per una riflessione propositiva.
Dato per assodato che la perdita è i tutti, che la morte è di tutti, mi
chiedo appunto come muovermi da questo, e credo che in questa prospettiva
tutti i punti di vista siano necessari, benefici e arricchenti.
Il tutto però, comporta una necessaria fiducia gli uni negli altri, non a
livello generazionale, ma a livello umano, come s'era detto Domenica
all'AHA...senza la quale risulta a mio sempre modesto avviso inutile
anche cercare di trovare una base di dialogo comune.
Per dire che continuare a dire come ho più volte sentito fare che la mia
generazione si è addormentata, non partecipa, eccetera, mi sembra
quantomeno riduttivo.
Per dire che forse non scendiamo in piazza, ma che se non lo facciamo (o
meglio, se alcuni di noi non lo fanno) è proprio perchè l'eredità che ci
avete lasciato è pesante da analizzare e ricostruire, e sopratutto da
reinterpretare in una chiave che sentiamo veramente "nostra", perchè è
un'eredità che condiziona, e grava su di noi.
Anche questo non vuol dire che i metodi siano totalmente da buttare,
spero si sia capito, ma da rielaborare, e in fretta.
Mi spiace se ho dato l'impressione di voler trattare un tema come questo
con un tono da Bar Sport, non era mia intenzione. E mi spiace anche aver
dato l'impressione di voler attribuire meriti, o demeriti, ad alcuna
specifica generazione, ho cercato di esser chiara al riguardo senza
probabilmente riuscirvi. Mi è sembrato solo utile riflettere un attimo su
questa nostra battaglia, con questo nostro confronto(sul quale anche noi,
se permettete, ci siamo "formati come persone")e su quali frutti stia
dando.
se mi permetti una puntalizzazione, Antonio, io non ho mai ascritto agli
hippies l'avvento degli yuppies, e mi dispiace se ho dato
quest'impressione: io ho solo scritto che esistono delle correlazioni fra
quelli che sono state le ottiche del movimento hippie e le visioni del
mondo che hanno caratterizzato invece gli yuppies..cercherei anche di
evitare queste polarizzazioni dualistiche tipo cultura-controcultura,
capitalismo-anticapitalismo..so che leggere questo può far venire (a me
per prima:-P) crisi di nervi ma molto spesso a livello politico e sociale
questi due piani, sovrapponendosi , e sopratutto influenzandosi l'un con
l'altra, hanno dato origine a quelle zone grige da cui sono poi scaturiti
i cambiamenti che ci troviamo ora, tutti noi, ad osservare, e mi sembra
arduo dividere tutto in un noi vs. loro, anche perchè, la liquidità dei
percorsi personali di ognuno, le nostre multistorie, i nostri
multipercorsi, le nostre multiradici, rende quest'operazione quasi
impossibile..quindi mi sembra più utile cercare di riflettere su quali
siano gli strumenti che sono usciti sconfitti, e quali sono quelli che
potrebbero funzionare, nell'ottica del presente.
Ora chiudo questi vaneggiamenti da ventenne inesperta e ignorante..spero
di essere riuscita a far capire un po' meglio ciò che intendevo..e a non
annoiare troppo...:-P
un bacio grosso a tutti voi,
Traum_A.
----- Original Message -----
From: "gadda1944"
To: aha
Subject: Re:[aha] Ventenni
Date: Sat, 11 Oct 2008 15:17:35 +0200
Mi stavo accingendo (con ritardo, lo so) ad aggiungere il mio
modestissimo report a quelli più corposi già emessi da T_Bazz, xDxD
e Penelope, quando mi trovo questa patata bollente (be', proprio
bollente no, tiepida), della querelle tra ventenni e quarantenni
innescata da una infelice sollecitazione (chiamiamola così) di
Franca.
Non ignoro che le diatribe su meriti e demeriti delle diverse
generazioni sono uno degli argomenti preferiti del dibattito
politico nazionale, che, più che nel Parlamento, ha le sue sedi
privilegiate nei bar d'Italia (in subordine, s'intende, rispetto ai
più centrali argomenti dello scudetto e dei culi delle veline).
Cionondimeno mi permetterete ugualmente di esprimere il mio
giudizio, e cioè che esse (quelle diatribe) siano vaccate belle e
buone - senza offesa per le vacche.
Vivendo da più di sei anni a contatto quasi quotidiano con persone
che hanno dai trenta ai quarant'anni meno di me, ho sempre
rifiutato con fastidio le sparate sulla passività dei "giovani di
oggi" così amate dai "giovani di ieri". Non posso dimenticare che
passai buona parte del mio tempo, negli anni Cinquanta, a
difendermi dalla retorica della generazione dei miei padri (e
madri) su "ordine, famiglia, civiltà, decenza, persone perbene, noi
che abbiamo fatto la guerra " e chi più ne ha più ne metta. E in
questa battaglia (come in altre, evidentemente) mi costruii come
persona più o meno adulta.
Le lamentazioni su quanto sono passive le giovani generazioni non
tengono conto della concreta situazione nella quale esse vivono -
e, addirittura, quella in cui sono nate. Chi ha vent'anni oggi non
può avere alcuna cognizione diretta del mondo prima della
rivoluzione mondiale degli anni Ottanta, quando parole come
economia, società (mi scuserà Canevacci se uso questo termine),
comunicazione, relazioni, esperienza, cambiarono radicalmente
significato in meno di dieci anni.
Giustamente ci ricorda Arianna che il mondo quale è stato a essi
consegnato rende obiettivamente difficile una qualche forma di
"impegno", di costruzione di alternative and so on. Un po' meno
giustamente, però, e un po' meccanicamente, Arianna ascrive agli
hippy l'avvento degli yuppy. Qui bisogna capirsi: è vero che gran
parte dell'armamentario del capitalismo cognitivo, o immateriale o
postfordista (lo si chiami cose si vuole) rimanda a rivendicazioni,
aspirazioni, utopie e stili di vita della generazione che fece le
lotte degli anni sessanta. Ma l'abilità del capitalismo, fra la
metà dei Settanta e l'inizio degli Ottanta, fu proprio questa:
prendere le parole d'ordine di uno dei più radicali cicli di lotte
del Novecento e assumerle (o "sussumerle", se è ancora lecito usare
termini marxiani), stravolgerle, piegarle a scopi opposti a quelli
per cui erano nati - e regalarci deregulation per i ricchi e
iper-regulation per i poveri, aumento della forbice della
ricchezza, precariato per tutti.
Certo, l'informatica aiutò: senza digitale non ci sarebbe
postfordismo. Ma, Arianna, guarda che questa operazione fu
possibile perché "noi" fummo sconfitti. Prima si trattò di battere,
eliminare, marginalizzare, criminalizzare, mettere in galera,
impoverire, umiliare, ridicolizzare tutta una generazioneò. Poi si
potè passare ad applicare un programma che era la caricatura dei
nostri obiettivi e delle nostre parole d'ordine. E allora, solo
allora, resi inoffensivi e merginali, ai sopravvissuti (hippy,
militanti politici, dissidenti radicali) si potè garantire qualche
riserva indiana in cui abitare (per esempio, senza fare nomi,
l'Accademia di Brera - parlo per gli insegnanti, eh...). Sì, forse
gli hippy prepararono gli yuppy, ma dovettero prima morire, e non
sempre senza dolore.
Ultima osservazione. La generazione che fu battuta, e sulle cui
ceneri si instaurò la nuova società, non è certo quella degli
attuali quarantenni che si lamentano del'ignavia dei ventenni. E'
quella dei sessantenni o giù di lì...
Mi scuso (come sempre) per la lunghezza,
gadda
---------- Initial Header -----------
> From : aha-bounces at ecn.org
To : "List on artistic activism and net culture" aha at ecn.org
Cc :
Date : Sat, 11 Oct 2008 06:24:00 -0500
Subject : [aha] Ventenni
> DéH!!!
>
> Ma voi quarantenni molto inkazzati con noi ventenni per la nostra
> inattività (o meglio inattivismo) dov'eravate quando ci avete
consegnato
> un mondo preda dei fanatismi religiosi, delle mafie, del
surriscaldamento
> globale, e compagnia bella?
>
> Mai provato a pensare alle correlazioni esistenti fra l'"I want it
all"
> degli yuppies e il "We want the world&we want it now" degli
hippies??
>
> Insomma si, rivoluzione socialculturale immensa 'sto benedetto '68
ma in
> quanto a risultati?La crisi in cui siamo, sebbene inevitabile e
quasi
> auspicabile, è causata non dalle destre (che si sono limitate a
fare la
> loro parte, giustappunto, di destre) ma dalla mancanza di una vera
> reazione (in italia dopo il 1980, nel resto del mondo più o meno
dal
> crollo del muro, a mio modestissimo avviso) efficace e pronta delle
> sinistre europee ed internazionale, che hanno passato gli ultimi 28
anni
> a riavvolgersi nei passati fasti, ad autoglorificarsi per il fatto
che
> "noi s'è fatto il '68"...
>
> forse sarà che vengo dalla "rossissima" toscana, ma io più che
> attakkinare il "Manifesto rave" per le strade del centro storico
> fiorentino a 16 anni, e a ragionare di TAZ a 15, con un 11
settembre
> cascato sulle spalle a 14, che cavolo potevo fare?????
>
> Insomma, senza voler attribuire responsabilità personali a nessuno,
> sapendo bene che non tutti quelli che erano a Valle Giulia a tirare
> sanpietrini son ora conduttori di spietate battaglie antiabortiste,
> sapendo anche che è purtroppo vero che granparte dei miei coetanei
sono
> dei decerebrati che passano le loro giornate davanti a Maria de
Filippi
> (cosa per altro comune anche a molti dei vostri coetanei), e che
un'altra
> gran parte di quelli nati invece col cervello connesso se lo son
> tranquillamente bruciato, quell'esigua parte rimanente di noi che
minkia
> altro poteva fare?
>
> Non disconosco i meriti di quell'insieme di movimenti ed esperienze
che
> hanno creato ciò che comunemente chiamiamo "il '68", primo fra
tutti la
> cosidetta liberazione sessuale, e l'evoluzione del movimento e del
> pensiero femminista, ma mi chiedo, per parafrasare, quanta acqua
sporca e
> quanti bambini ci fossero in quel crogiuolo di persone, fatti,
momenti...
>
> Scusate questa probabilmente irrilevante digressione, ma son due
giorni
> che mi sento dire che siamo una generazione di nullafacenti
asserviti al
> potere, e quanto sono fighi i quarantenni che ancora scendono in
piazza,
> e senza, ripeto, voler attribuire responsabilità personali a
nessuno,
> quindi mantenendo il punto di vista su un piano puramente
> "generazionale", per usare un termine assolutamente abusato e di
> conseguenza approssimativo, mi trovo a chiedermi quali sono state
le
> responsabilità della mia generazione nella nascita di quelle che
sono le
> istanze più urgenti della modernità..
> Mi rendo conto di aver esulato dagli argomenti principali di cui si
> occupa questa lista, ma non potevo nn abboccare a quest'esca...
> Scusate ancora per il tempo rubato,
>
> un bacio grosso a tutti voi
>
>
> Traum_A.
>
> :
>
> >>> ...io son quello a cui corre dietro il portiere! :D
> >> ragazzaccio! :-)
> >
> > :-) ...
> > la tua affermazione tuttavia mi fa riflettere sul fatto che
> dovrebbe esserci
> > una schiera di ventenni a pro/muovere st'iniziativa e sta
protesta,
> invece
> > qui saremo una schiera di quarantenni: non và! non và... :^\
>
> --
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