R: [aha] Lavoro e HCI (Human Centrifugal Interrogation)

xDxD xdxd.vs.xdxd at gmail.com
Wed Jun 18 10:19:21 CEST 2008


:)

'sto messaggione era partito con presupposti quanto meno interesanti 
(beh, forse per me che, in questi giorni, sto facendo un lavoro 
"tecnologico" che mi sembra, per modalità di esecuzione e invasività 
della sfera personale, una performance della Abramovic... tanto vale che 
usano anche un dildo e il gioco è fatto...) e, invece, il fatto che 
cotanto titolo fosse stato interpretato con una recensione di wmmna 
(come se ce ne fosse bisogno) mi aveva un po' stranito.

ma è, forse, che mancano un po' di definizioni.
e, naturalmente, vai a capire se servono.

forse, se non si parla tra paranoici, un po' sì.

qui su AHA, su Rhizome, su nettime, su netBehavior (e, vabbè, ce ne sono 
un'altra mezza dozzina almeno), ogni scusa è buona per vedere cosa è 
arte, cosa non è arte, se va bene che vendo in galleria, se va bene che 
vendo al supermercato, se è meglio 1milione di visite su youtube o un 
passaggio sulla rai o avere il proprio gadget hack-tivista in vendita su 
un bancone della GS.

in realtà, si tratta proprio di HCI, ovvero di interazione con la 
tecnologia (hTi, allora, forse), nel senso che , è ormai da un po' (vè?) 
che la tecnologia ha rimischiato le carte in tavola. ma non serviva 
neanche il PC. bastava un bel grammofono e il gioco era già bello e 
cominciato. com'era quella cosa? aura E riproducibbilità!  .. vabbè.

ciò che rimane, infatti, è un cambio di attitudine, no? ci sono dei 
nuovi pezzi di realtà che diventano accessibili, grazie alla tecnologia. 
che riguardano la produzione, le merci, il corpo, la percezione, la 
società (che, poverina, fatica a continuare ad esistere), ed anche la 
dimensione delle zucchine al mercato, il fatto che oggi non so se 
mettermi i moonBoot o andare al mare, che prima, per arrivare in questo 
postaccio  dove son ora, spendevo 5 euro di benza e oggi ne ho spesi 
almeno 6e50.

c'è da dire che, pur trovando eccezionali le modalità con cui certe 
"branche" dell'advertising e del market(t)ing  (in tutte le loro 
versioni virali, influenzali, colitiche...) tocchino questioni realmente 
fondamentali di come muti il contemporaneo (tanto da non aver problemi a 
chiamarle arte, anzi), sono sicuro che nessuno fatichi a notare come il 
fine viscerale/intellettuale/filosofico di alcune attività sia 
*nettamente* diverso da quello di altre.

e questo mi piace comunque ricordarlo (forse come suggerisce Luigi?), 
perchè, sennò, diventa troppo facile cambiare le *parole* e questa cosa 
(avrò letto troppe volte 1984?) non mi piace peggnènte.

abbracci!
xDxD




Luigi Pagliarini ha scritto:
> per favore!!
> A. cambiate sto subject. il sol leggerlo m'irrita!
>    (btw, HCI sta per Human Computer Interaction non Interface!)
> B. basta con l'usare la parol(ett)a arte senza coniugarla, ovvero: a ...zo. 
>    tra gl'artisti viene abitualmente annoverata anche la Carrà.
>    voi di che vorreste mai che si discutesse? Arte? arte? o tanto una
> cazzata val l'altra?
> C. Michelangelo che faceva gli spot?
>    Non è che è un tantinello forzato il parallelo?
>    O finisce che Cristoforo Colombo era uno skipper della Espanol Cup!? 
> dai.. sù con la vita! 
> :-)
> pagliapolemicus
>   



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