[aha] CRITICA DEL WEB SEMANTICO

xDxD xdxd.vs.xdxd at gmail.com
Sat Jan 5 00:12:15 CET 2008


mannucciales ha scritto:
>
> Personalmente, penso che la critica di Cramer sia esatta, non si può 
> pretendere di stabilire un unico modello di interpretazione del 
> linguaggio, per la natura stessa del linguaggio, la cui forza ma anche 
> la cui debolezza risiede proprio nella pluralità di significati che 
> trasporta, e che, come sappiamo, si ricavano sempre dalle relazioni 
> tra emittente e ricevente, o tra emittenti e riceventi, processo a cui 
> partecipano tanti fattori, naturali e culturali, ad esempio anche il 
> linguaggio del corpo, che su Internet sparisce. Penso anche però che 
> il problema del Web Semantico pone una quesitone fondamentale, che è 
> poi quella dell'Intelligenza Artificiale o Intelligenza Collettiva che 
> dirsivoglia. E cioè: come riuscire ad utilizzare la rete per espandere 
> la coscienza collettiva, come riuscire a trasferire una vera 
> intelligenza alla rete? Secondo me non si può pretendere dalla 
> macchina una intelligenza di tipo umano, questo è sbagliato, per via 
> della natura delle cose, non possiamo chiedere alla macchina di fare 
> il lavoro che solo noi possiamo fare, altrimenti ci auto-eliminiamo; 
> quello che si può fare è usare la nostra intelligenza, la nostra arte, 
> per sviluppare modelli alternativi, in competizione tra loro, in grado 
> di navigare nel diluvio informativo: arte della navigazione, questo 
> secondo dovrebbe essere il vero obiettivo di un Web Semantico. A 
> proposito, ma la Net-Art che fine ha fatto?



quando ho fatto su Dispersion

http://www.artisopensource.net/dispersion/

e talker

http://www.artisopensource.net/talkers/index2.html

(da cui poi derivano Algel_f      
http://www.artisopensource.net/talker_mind/index.html     e tante altre 
cose)  mi hanno stupito, tra tutti, tanti commenti tutti uguali che ho 
ricevuto.

dispersion raccoglie dati (testi e link) da siti web e li organizza in 
costellazioni che si auto aggregano per similitudine, navigabili a mo' 
di videogioco.

talker applica al testo inserito dagli utenti algoritmi utilizzati 
comunemente nelle pratiche di pattern recognition visuali, cercando 
strutture e "forme" ricorrenti nel testo, da utilizzare per creare nuovo 
testo.

i commenti che mi hanno stupito, in sintesi, erano di quelle persone che 
si aspettavano risultati "umani" da questi software: si aspettavano che 
talker parlasse come un essere umano e che dispersion offrisse 
all'utente una serie di galassie perfettamente semantiche.

se sono daccordo con l'idea di luc steels che raggiungere un tale 
obiettivo non sia possibile con la tipologia di tecnologia che abbiamo a 
disposizione (o, almeno, che ho io a disposizione), mi sembra che gli 
studi che lo stesso steels esegue sui sistemi linguistici adattivi 
complessi siano utili solo per produrre "giocattoli" evoluti (tant'è 
vero che li fa con la Sony).

i risultati più interesanti, infatti, non si trovano nei sistemi che 
cercano la definizione di formalismi (per quanto fluidi come le 
grammatiche di steels), ma in quelli che cercano strutture nell'emulazione.

i risultati sono "umani" solo in ambiti limitati, naturalmente: il robot 
batterista, il software che riconosce tipologie di oggetti specifici...






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