[aha] Tecnologie e linguaggi [2]
xDxD
xdxd.vs.xdxd at gmail.com
Sat Aug 23 22:02:01 CEST 2008
[ bulimia ON ]
aprofitto dell'annuncio di qualche istante fa sulla mostra del
rinascimento virtuale per continuare il discorso.
gadda1944 ha scritto:
> c'è un punto della catena linguaggio/società che viene prima (o parallelamente) di quello dell'elaborazione sintattico/specialistica del linguaggio informatico -o delle sue infrastrutture o precondizioni - ed è quello in cui si esprimono (sempre linguisticamente, ma non informaticamente) le domande sociali (le esigenze, i bisogni, i desideri, chiamiamoli come vogliamo). Questo mi pare il livello in cui può essere costruita un'iniziativa di ribellione e di liberazione (che un tempo si sarebbe detta "politico-sociale"), o anche solo di pratica alternativa.
>
esatto. ipermegadaccordissimo.
e, infatti, il NeRVi (Neo Realismo Virtuale) parla proprio di questo.
Come parlavamo di questo quando avevamo fatto i cioccolatini e le
pennette USB di Angel_F e come parlavamo di questo quando abbiamo fatto
il Cyborg di Talker e, adesso, OneAvatar.
Si parla di un "passo prima della tecnologia".
si parla di quelli che un tempo si sarebbero chiamati "meccanismi
sociali" e che adesso si studiano in maniera un po' più azzeccata
spostandosi sul campo della percezione del singolo, in tutte le sue
manifestazioni, ivi compresa l'intensa attività di interpretazione
performativa di linguaggi e cultura visiva.
Le metodologie, come si diceva, sono basate sulle impostazioni pratiche
come l'open source e il do it yourself (magari con l'aggiunta del "With
Others"), da un lato.
E, dall'altro, sono basate proprio sulla necessità di una mutazione di
prospettiva che deve necessariamente "inserirsi" prima della tecnologia,
pena l'automatica esclusione della gran parte delle persone.
In Angel_F questo inserimento era eseguito tramite il consumismo, ovvero
tramite lo sfruttare pratiche cui la maggioranza delle persone sono
avvezze ( una certa estetica e strutturazione dei messaggi tipica
dell'advertising) e una paraculata di fondo che consisteva, da un lato,
nella creazione di Angel_F, che era/è un esserino del tutto relazionale
e relazionabile, dotato di profonde doti di creazione di empatia, e,
dall'altro lato, nell'"imbucare " nei prodotti (il cioccolatino e la
pennetta USB) il "messaggio" e la dinamica della sovversione.
nel cioccolatino, era "incluso" un modello di business (si dice così...)
abbastanza rivoluzionario.
nella pennetta USB era incluso "Presence", un software che, quando lo
attivavi, ti spostava su un network parallelo a intrnet (per chi ci
capisce: una rete p2p meshed, ovevro a routing dinamico e parallelo a
quello del provider di servizi internet). tu gironzolavi nel giochino e,
intanto, per quello che riguarda il tuo provider, scomparivi dalla "sua
rete", da quello che poteva monitorare.
Il Talker, si lavorava sul corpo, che diveniva di fatto interfaccia
bidirezionale: non più email, social network o quant'altro, ma una
interfaccia web che modifica i tuoi comportamenti, semplicemnete perchè,
magari, ti arrivano degli impulsi sulla spina dorsale se qualcuno
(chiunque) ci interagisce, o perchè, magari, se hai un orgasmo si vede
tramite un effetto video sul sito web.
in OneAvatar, adesso, il cerchio iniziato dalla tuta cyborg di Talker
si chiude, con un sistema che, di fatto, ti riunisce fisicamente ai
tuoi avatar: se ad esempio si fanno male, ti fai male pure tu,
beccandoti un bell'elettroshock.
in tutti e tre i casi c'è uno spostamento della dialettica. questa,
grazie a un sistema tecnologico si sposta "prima" della tecnologia,
tornando sul corpo (Talker e OneAvatar), o sulle "cose della vita" (ad
esempio con i cioccolatini di Angel_F e il modello di business associato).
In questo senso si tratta realmente di una nuova forma di design. Dove
per design si intende non solo la produzione di "oggetti belli", ma la
profonda attività di "risluzione dei problemi" ad esso associata.
Il design, in questa concezione, è sia prima che dopo l'industria, sì
che ragiona sia sul processo produttivo (la tecnologia) sia
sull'esperienza percettiva e d'uso delle persone (negli aspetti
viscerali, comportamentali e riflessivi).
con questo atteggiamento, la tecnologia diventa realmente uno spazio
dove si può affermare qualcosa.
Questo comporta però una profonda ridefinizione dei "ruoli". un po'
tutti: dell'artista, del professore, dell'acker, del politico,
dell'antropologo, dello scienziato.
Ed è quindi per questo che mi ha colpito, per esempio, pochi secondi fa,
l'annuncio del Rinascimento Virtuale.
Capiamoci bene: a me sta benissimo e anzi lo trovo didattico, divertente
e dotato in alcuni casi anche di una ottima vena estetica.
Ma il passaggio dall'estetica per l'estetica della Rinascimentalità
all'idea di una trasformazione dell'estetica e della ricerca in qualcosa
che sia più radicato e rappresentativo dei processi del contemporaneo
(che, anzi, vadano a costituire processi significativi essi stessi) mi
sembra sostanziale. Ed è questo, per esempio, che muove il NeoRealismo
Virtuale, nell'ottica della ricerca sulla creazione di questi processi,
e sull'appropriazione di quegli spazi linguistici che sono necessari non
solo alla loro attuazione, ma anche alla loro stessa ideazione.
E quindi:
> Ma se noi riducessimo questa critica della teoria e della pratica linguistica a una contrapposizione fra astratto e concreto (come a volte mi pare abbia la tentazione di fare xD), perderemmo di vista il fatto che una dimensione astratta, "rappresentativa", semplificativa anche, fa parte del linguaggio in quanto tale. Non possiamo pensare di eliminare l'astrazione: illuderci che il linguaggio possa essere riportato *in quanto tale* alla materialità delle cose ci riporta pari pari alla concezione "denotativa" del linguaggio, e al supposto parallelismo perfetto tra "le parole" e "le cose".
>
La parola "design" è illuminante.
Perchè è un procedimento che è del tutto concreto e del tutto astratto.
Del tutto orientato alla tecnologia e del tutto orientato all'esperienza
percettiva. Del tutto economico e del tutto filosofico.
abbracc'!
xDxD
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