[aha] vi giro - LA FINE DELL'ANTROPOLOGIA
natasa bandelj
natasabandelj at yahoo.com
Fri Aug 15 03:27:22 CEST 2008
Essendo anch’io una studentessa di NABA mi sento in dovere di scrivere il mio punto di vista a riguardo.
Riguardo all’intervento di Monico:
Non mi sorprende affatto che la posizione di Canevacci abbia riscontrato certe opposizioni al Consiglio. Visto che non sono iscritta a Media conosco bene l’interesse/mancanza di interesse di alcuni docenti verso le dottrine legate all’effetto delle nuove tecnologie e dei new media sulla società. Anche se credo che il problema centrale stia nella loro non familiarità con queste tematiche, le quali sono assolutamente indispensabili per una percezione consapevole dell’epoca attuale. La mancanza di preparazione su questi argomenti genera perciò una spontanea (ma anche comprensibile, considerando la loro prospettiva) opposizione verso ciò che invade la fragile stabilita di colui che è abituato a scambiare i riflessi d’ombre per realtà.
I tempi stanno cambiando a velocità supersoniche. Ciò necessita maggiore attività, studio, ricerca, e soprattutto moltissimo pensiero critico e impegno. Per quello che mi riguarda (per la grande crescita personale e professionale che mi ha dato) la materia teorica sui mass e new media dovrebbe far parte di ogni programma universitario artistico, a pari passi ma a mio avviso di valore molto più prezioso, con le materie classiche come storia dell’arte. Con le tantissime tematiche contemporanee che richiedono urgente attenzione e ricerca non ci conviene che l’Accademia crei soltanto “delle persone vendibili al mercato”. La società ha e avrà bisogno sempre di più di creativi universali – artisti_designer_scenziati_filosofi. Abbiamo bisogno di nuovi Leonardo, non burattini.
Come Monico, anch’io ero sorpresa dalla mancanza d’interesse per gli incontri organizzati da NABA. Non capita tutti i giorni di avere l’opportunità di ascoltare e parlare con ospiti di tale rilievo a scala globale. Apprezzo tantissimo queste opportunità che la NABA mi ha offerto.
Riguardo l’istruzione:
Aspettarsi che la vera istruzione venga appressa durante i corsi universitari è ingenuo. L’università può solamente informarti, in modo fortemente sintetico, su quelle che sono le teorie, conoscenze, tecniche e ricerche legate alla tua disciplina d’interesse.
Per Alessio: trovo l’atteggiamento allo studio degli altri studenti assolutamente indifferente. Nel senso … Ovviamente piace a tutti trovarsi insieme a persone con voglia di fare e con interessi simili, pero se ciò non dovesse accadere … PAZIENZA! Ti trovi fuori la classe il tuo network di amici, collegi e collaboratori. A volte serve solamente girarti un po’ intorno e uscire dal percorso/programma prestabilito. In ogni caso sono dell’idea che la maggior parte della crescita sia legata ad attività e studi personali extrascolastici.
Legato a NABA devo dire che per quello che mi riguarda si tratta di una scuola aperta che offre molte possibilità. Già il fatto che mi hanno permesso di frequentare corsi e attività al di fuori dal mio programma dice molto sull’organizzazione scolastica. Per dare un contra esempio di esperienza universitaria: La scuola dove ho fatto l’erasmus (in Inghilterra) non mi ha permesso di fare nessun cambiamento di programma, dovevo seguire le lezioni del secondo anno anche se ero iscritta al terzo e alla fine non mi hanno nemmeno fatto passare gli esami perche non seguivo al dettaglio le direttive sul progetto che io preferivo affrontare come sempre in maniera più innovativa e concettuale. Solo dopo questa esperienza ho potuto apprezzare fino in fondo la didattica di NABA.
Per finire, faccio notare che ci sarebbe anche da considerare il discorso della moltitudine della specie: per capire che non tutti abbiamo gli stessi bisogni, obbiettivi e interessi. Cosa utile per sostituire gli atteggiamenti narcisistici, tipici dell’epoca tipografica, con sentimenti di consapevolezza e impegno universale, caratteristici dell’attuale cultura di internet.
Natasha Bandelj
--- On Thu, 8/14/08, aha-request at ecn.org <aha-request at ecn.org> wrote:
> From: aha-request at ecn.org <aha-request at ecn.org>
> Subject: Aha Digest, Vol 10, Issue 13
> To: aha at ecn.org
> Date: Thursday, August 14, 2008, 7:21 PM
> Send Aha mailing list submissions to
> aha at ecn.org
>
> To subscribe or unsubscribe via the World Wide Web, visit
> http://www.ecn.org/mailman/listinfo/aha
> or, via email, send a message with subject or body
> 'help' to
> aha-request at ecn.org
>
> You can reach the person managing the list at
> aha-owner at ecn.org
>
> When replying, please edit your Subject line so it is more
> specific
> than "Re: Contents of Aha digest..."
>
>
> Today's Topics:
>
> 1. Re: Re: [aha] vi giro - LA FINE DELL'ANTROPOLOGIA
> (Net Futurista)
>
>
> ----------------------------------------------------------------------
>
> Message: 1
> Date: Thu, 14 Aug 2008 16:18:00 +0000 (GMT)
> From: Net Futurista <netfuturista at yahoo.it>
> Subject: Re: Re: [aha] vi giro - LA FINE
> DELL'ANTROPOLOGIA
> To: List on artistic activism and net culture
> <aha at ecn.org>
> Message-ID:
> <571881.99224.qm at web28405.mail.ukl.yahoo.com>
> Content-Type: text/plain; charset="utf-8"
>
> 60 anni prima. in Italia.
> F. T. Marinetti, "Contro i professori", 1910
>
> 56 anni prima. in Italia.
> Giovanni Papini, "Chiudiamo le scuole", 1914
>
>
> --- Gio 14/8/08, gadda1944 <gadda1944 at libero.it> ha
> scritto:
>
> Da: gadda1944 <gadda1944 at libero.it>
> Oggetto: Re: Re: [aha] vi giro - LA FINE
> DELL'ANTROPOLOGIA
> A: "aha" <aha at ecn.org>
> Data: Giovedì 14 agosto 2008, 15:42
>
> Ivan Illich, "Descolarizzare la società. Per una
> alternativa
> all'istituzione scolastica" [1970], ed. it.
> Mondadori 1972, non so se
> è ancora disponibile...
>
> Un ottimo antidoto contro tutte le illusioni sulla
> didattica e sul ruolo
> "progressivo" delle scuole.
>
> Faccio i miei migliori auguri ad Alessio, ma tutte le
> università ormai,
> pubbliche o private (e non parliamo delle accademie), si
> stanno trasformando in
> qualcosa di molto simile a un super-IED, cioè scuole
> professionali di alto
> livello che addestrano gli studenti a diventare
> marchettari. Che poi è quello
> che in fondo vogliono loro per primi (con le debite ma
> ahimé ininfluenti
> eccezioni)...
>
> gadda
>
>
>
> ---------- Initial Header -----------
>
> >From : aha-bounces at ecn.org
> To : aha at ecn.org
> Cc :
> Date : Thu, 14 Aug 2008 16:49:57 +0200
> Subject : Re: Re: [aha] vi giro - LA FINE
> DELL'ANTROPOLOGIA
>
>
>
>
>
>
>
> > Salve prof, salve a tutti...
> > io mi ritrovo perfettamente in quello che ha detto, e
> ci terrei a fare
> > delle considerazioni da un punto di vista di studente.
> > Anche perché l'aspetto della didattica mi
> interessa molto,
> > e sto lavorando ad un progetto che riguarderà alcuni
> di voi e di cui
> > avrete notizia nelle prossime settimane.
> >
> > Sento molto presente l'ottica puramente lavorativa
> un po in tutte
> quelle
> > istituzioni dove vengono professate
> > quelle che possono essere chiamate "arti
> applicate". Ma in
> particolar
> > modo sento questo presente in NABA,
> > sia nelle sue logiche di funzionamento ma soprattutto
> nell'approccio
> che
> > osservo nella maggior parte degli studenti.
> > Un approccio che ho visto sempre più stimolante in
> accademie pubbliche.
> > In cui, nel bene o nel male, mi sembra esserci più
> interesse verso una
> > teoria non funzionale ad un lavoro,
> > ma funzionale ad una crescita personale, e a mio
> avviso,
> > conseguentemente al lavoro.
> > E' stato anche questo uno dei motivi per cui (a
> causa di un
> particolare
> > percorso di studi...) il prossimo anno probabilmente
> > non rimarrò in NABA, ma andrò in un' accademia
> pubblica.
> >
> > Per me è chiaro che in una concezione capitalistica
> (con accezione ne
> > positiva ne negativa...)
> > siano gli studenti/domanda a determinare i
> docenti/offerta. Per cui non
> > mi stupisco,
> > e forse sarebbe anche giusto (ne senso che uno studi
> quello che vuole)
> > se non fosse solo l'antropologia a sparire, ma
> tutte le materie
> teoriche
> > in determinati contesti accademici.
> > Per cui per me il problema è alla radice, e queste
> sono solo dinamiche
> > naturali.
> >
> > Ad ogni modo, secondo me, a parte le posizioni di
> "élite", vedo
> una vera
> > urgenza
> > nello stimolare l'approccio critico negli
> studenti, che cresciuti in
> una
> > cultura puramente televisiva,
> > hanno una totale passività nei contenuti/forme che
> gli vengono proposti.
> >
> > Per quanto riguarda l'alienazione non sono
> pienamente concorde con il
> > suo discorso.
> > Penso che raggiungere uno stato di buona
> consapevolezza possa solo
> > alimentare l'alienazione
> > nei confronti del mondo e dei meccanismi degli ambiti
> professionali e
> > sociali.
> > La consapevolezza da comunque una possibilità di
> scelta nel mondo.
> > Ma del resto, c'è chi sceglie di non scegliere e
> di non farsi
> domande,
> > che è sicuramente la soluzione più comoda.
> >
> > Non ero presente all'intervento di Paolo
> Rigamonti, ma penso di aver
> > capito la sua posizione,
> > e al condivido pienamente. In alcune circostanze, i
> workshop possono
> > essere esperienze molto utili
> > anche da un punto di vista didattico. E' vero che
> molte situazioni
> sono
> > strutturate su una formazione
> > nozionistica, e frammentaria, cosa non sbagliata in se
> (a mio avviso) ma
> > il multitasking lo lascerei fare ai computer.
> > Penso che un filo logico molto forte sia importate.
> > Trovo illuminante la posizione espressa da McLuhan
> ormai quaranta anni fa,
> > in cui affermava che le scuole sono "penitenziari
> intellettuali"
> e che
> > l'istruzione dovrebbe essere semplificata.
> > Concetto che si potrebbe ampliare anche alle
> concezioni estetiche e di
> > information design più attuali...
> > Per cui non amo particolarmente i corsi/minestrone in
> cui non puoi
> > ampliare le ricerche, ma le devi filtrare.
> >
> > grazie per la pazienza
> >
> >
> > Alessio Chierico
> >
> >
> >
> >
> > --
> >
> >
> > o0 pAt 0o
> >
> >
> >
> > http://chierico.altervista.org
> > http://bloggo.oziosi.org/pensieri
> >
> > "Non c'è nulla che sia dotato di vita -
> dall'uomo, che ha
> reso schiavi
> > gli elementi, alla più agile creatura - in tutto
> questo pianeta che non
> > oscilli durante una rotazione. Ogni volta che
> un'azione sia generata
> da
> > una forza, anche infinitesimale, il bilancio cosmico
> viene alterato ed
> > il moto universale ne risente degli effetti."
> (Nikola Tesla)
> > > Message: 1
> > > Date: Wed, 13 Aug 2008 11:56:51 +0200
> > > From: "francesco monico"
> <francescomonico at gmail.com>
> > > Subject: Re: [aha] vi giro - LA FINE
> DELL'ANTROPOLOGIA
> > > To: "List on artistic activism and net
> culture"
> <aha at ecn.org>
> > > Message-ID:
> > >
> <9629acde0808130256of2ac153o56a6bc05c81153d7 at mail.gmail.com>
> > > Content-Type: text/plain;
> charset="windows-1252"
> > >
> > > La lettera di Massimo Canevacci mi era stata
> inoltrata circa un mese
> fa e
> > > l'avevo inoltrata all'attenzione del
> Consiglio Accademico
> della NABA, con
> > > mia grande sorpresa al posto di riscuotere
> l'unanime consenso dei
> direttori
> > > delle singole Scuole (Design, Moda, Graphic
> Design & Art
> Direction,
> > > Scenografia, Arti Visive, Media Design e Arti
> Multimediali, Design
> della
> > > Comunicazione) ha letteralmente spaccato il
> consiglio. Infatti il
> > > sottoscritto (e la Direzione NABA) appoggiava
> apertamente la
> posizione di
> > > Canevacci mentre altre didattiche ne criticavano
> il contenuto.
> > >
> > > Che dire? In qualità di Direttore della Scuola
> di Media Design &
> Arti
> > > Multimediali cerco quotidianamente di mantenere
> (e rinforzare) gli
> > > insegnamenti critico teorici, per questo ho
> invitato a diventare
> parte del
> > > corpo docente Naba importanti pensatori critici
> in grado di
> strutturare
> > > percorsi teorici come Antonio Caronia, Pierluigi
> Capucci, Derrick De
> > > Kerckhove, Marco Scotini e giovani come Marco
> Mancuso, Lorenza
> Pignatti
> > > (...), e abbiamo invitato come speaker personaggi
> dei new media
> italiani
> > > come Tommaso Tozzi, Paolo Pedercini, Tatiana
> Bazzichelli, Donatella
> della
> > > Ratta, Giacomo Verde e internazionali come Roy
> Ascott, Jill Scott,
> Marcos
> > > Novak, Jens Hauser, Natasha Vita More, Roger
> Malina... La cosa
> interessante
> > > è il totale disinteresse verso questi personaggi
> da parte di
> affermati
> > > professionisti italiani della
> 'creatività' (sic!). Infatti
> in questi
> > > incontri non ho mai visto nessuna delle firme
> della creatività e del
> design
> > > presenti a milano o in accademia.
> > >
> > > Oggi esiste un 'discorso forte' che cerca
> di focalizzare
> tutta la
> > > preparazione degli studenti su una ipotetica
> ricaduta lavorativa, la
> > > didattica viene gisutificata dai numeri degli
> inscritti e i meriti
> del corpo
> > > docente ridotti agli apprezzamenti degli stessi
> studenti. La
> situazione
> > > rischia di diventare pesante, infatti qualsiasi
> persona coerente sa
> che non
> > > è possibile insegnare un mestiere in tre anni o
> in due, e che
> sopratutto non
> > > è importante saper fare ma bisogna sapere
> pensare per potersi
> adattare
> > > criticamente ai vari scenari che si presenteranno
> nel mondo del
> lavoro
> > > (sopratutto in un epoca di grande accelerazione
> tecnologica come
> questa).
> > > Importante è gestire l'alienazione nel
> lavoro e nella vita
> attraerso una
> > > base storico-critica che ci permetta di desumere
> dei modelli ai quali
> > > appartenere.
> > >
> > > Credo che per i giovani sia oggi fondamentale
> venire in possesso di
> > > strumenti critico-metodologici che gli permettano
> di districarsi e di
> > > aggiornare il loro pensiero in un'epoca di
> grande mutamemento
> come quella
> > > bellissima che stiamo vivendo. Ma esiste una
> tendenza a ridurre la
> didattica
> > > a workshop che sono molto comodi, infatti durano
> poco, costano poco,
> hanno
> > > risultati concreti e visibili e riempiono le
> università accademie di
> > > 'visiting professor' magari conosciuti
> con cui fare
> comunicazione.
> > > Quest'onda sembra avere le coordinate del
> design e delle arti
> visive? Si può
> > > dire? Non so, certo che al convegno New Media
> Education &
> Research 2008 uno
> > > degli interventi più interessanti (oltre a
> quello di Caronia, ndr)
> è stato
> > > quello di Paolo Rigamonti sull'evanescenza
> del modello workshop.
> > > se volete dare un occhio:
> > >
> http://www.francescomonico.com/m-node/newmediaeducation/mnode_newmediaeducation.html
> > > (scusate l'indirizzo ma è un mirror perché
> il sito orginale è
> giù per un
> > > comportamento imbarazzante di tiscali)
> > >
> > > Ecco noi ci siamo attrezzati con il convegno che,
> inspirato su un
> modello
> > > realizzato nel 2007 da Tommaso Tozzi, vorrebbe
> dare un contributo
> alle
> > > problematiche della pedagogia e della didattica
> dell'alta
> formazione
> > > artistica.
> > >
> > > Idealmente anche in risposta alla lettera di
> Canevacci.
> > >
> > > Qualsiasi consiglio, pensiero, critica è il
> benvenuto
> > >
> > > Francesco Monico
> > >
> > >
> > >
> > >
> > >
> > > Il giorno 12 agosto 2008 12.28, synusia
> <synusia at libero.it> ha
> scritto:
> > >
> > >
> > >> ve la giro come luogo di riflessione - e del
> resto quello che
> riguarda
> > >> massimo canevacci non potrebbe che essere
> cosí. una mente fuori
> dal
> > >> comune...ok - sono certa sara' di vostro
> interesse.
> > >>
> > >> a presto synusi@ cyborg
> > >>
> > >>
> > >>
> > >> Lettera aperta per la Facoltà di Scienze
> della Comunicazione
> > >> dell'Università "La Sapienza"
> di Roma
> > >> Massimo Canevacci
> > >>
> > >> Le nuove scelte didattiche della Facoltà di
> Scienze della
> Comunicazione
> > >> dell'Università "La Sapienza"
> mi impongono di
> rendere pubbliche alcune
> > >> perplessità, poiché, a fronte di
> un'indubbia crisi
> dell'ordinamento
> > >> triennale, si è deciso di ristrutturare
> l'ordine degli studi
> secondo una
> > >> visione della
> > >> comunicazione restaurativa e schiacciata
> sull'esistente.
> > >> In tal modo, la scienza della comunicazione
> rischia di ridursi a
> una
> > >> preparazione professionale di taglio
> giornalistico; le
> connessioni
> > >> sperimentali e trans-disciplinari con quanto
> emerge nella
> comunicazione
> > >> digitale (estesa tra design, architettura,
> pubblicità,
> performance, musiche,
> > >> moda, arte ecc.) spesso risultano incomprese,
> "non
> controllate" o
> > >> neutralizzate in "tecniche"; e
> vengono ignorate, di
> conseguenza, quelle
> > >> ricerche che stanno tentando
> > >> modificare paradigmi espositivi, composizioni
> espressive,
> narrazioni
> > >> multisequenziali.
> > >> Tale tendenziale rinchiudersi della
> comunicazione dentro un
> giornalismo
> > >> asfittico e un'apologia dei media
> impoverisce la Facoltà,
> trasforma i
> > >> docenti in funzionari
> dell'"industria culturale",
> addestra gli studenti alla
> > >> rinuncia
> > >> all'innovazione e all'assenso
> disciplinato, chiude alle
> nuove
> > >> professionalità che attraversano visioni,
> stili, linguaggi, è
> indifferente
> > >> alle prospettive che
> > >> nelle università estere da tempo vengono
> applicate in questo
> ambito (si
> > >> veda il ruolo dell'antropologia culturale
> nei Media Studies
> in tante
> > >> università estere - MIT, Humboldt
> Universität, Escola de
> Comunicação e
> > >> Arte). Tutto questo
> > >> rischia di configurare provincialismo
> disciplinare, endogamia
> mass-mediale,
> > >> diffidenza dell'emergente, sottrazione
> delle potenzialità
> digitali.
> > >>
> > >> La materia che ho insegnato per più 20 anni
> - Antropologia
> Culturale,
> > >> materia fondamentale per gli studenti di
> primo anno - è stata
> soppressa,
> > >> mentre a Roma, in Italia e ovunque, sarebbe
> necessario
> moltiplicare le
> > >> ricerche con
> > >> questo orientamento, per contrastare le
> pericolosissime onde
> razziste, le
> > >> chiusure localistiche, i decisionismi
> verticistici, le grettezze
> mediatiche.
> > >> Si è preferito, invece, puntare su materie
> "classiche" (diritto e storia),
> > >> eliminando la prima delle tre discipline
> fondamentali delle
> scienze sociali
> > >> (antropologia, sociologia, psicologia). Il
> docente che la
> insegnava viene
> > >> "esiliato" al terzo anno del corso
> di laurea di
> Cooperazione e Sviluppo, con
> > >> una materia denominata Comunicazione
> Interculturale. Già nel
> titolo del
> > >> corso si esprime la continuità di un dominio
> neo-coloniale
> dell'Occidente
> > >> verso un mondo "altro": che la
> "cooperazione"
> sia focalizzata a dare aiuti
> > >> economici ai
> > >> laureandi e ai rispettivi Paesi di residenza,
> piuttosto che
> all'"altro",
> > >> dovrebbe essere ormai evidente; e sulla
> critica al concetto di
> "sviluppo"
> > >> sono stati scritti così tanti saggi prima e
> dopo il '68 che
> è noioso solo
> > >> ricordarlo. Quindi si crea una materia come
> Comunicazione
> Interculturale,
> > >> che
> > >> fin dal nome rafforza chiusure identitarie e
> culturali,
> regressioni
> > >> scientifiche e formative, che purtroppo
> appaiono in sintonia con
> quelle
> > >> politiche da "lega romana" adeguate
> al clima imperante,
> in cui un
> > >> cattolicesimo appiccicoso cerca di
> controllare governi e
> opposizioni,
> > >> atenei, facoltà,
> > >> docenti.
> > >>
> > >> I riferimenti cui la mia cattedra si è
> ispirata sono collocati,
> tra gli
> > >> altri, nel filone antropologico inaugurato da
> Gregory Bateson:
> che, a
> > >> partire dalle
> > >> sue ricerche anticipatrici a Bali, hanno
> permesso di elaborare il
> doppio
> > >> vincolo, concetto tra i più straordinari
> applicato sia alla
> comunicazione
> > >> "normalmente" psico-patologica che
> ai mass media
> nascenti; fino alla sua
> > >> collaborazione con Wiener per le primissime
> ricerche sulla
> cibernetica.
> > >> Anziché dedicarsi a santi e madonne,
> processioni e proverbi -
> temi troppo
> > >> spesso
> > >> esclusivi nell'insegnamento di questa
> materia da noi - la
> ricerca
> > >> antropologica di Bateson si inserisce nei
> flussi già
> all'epoca emergenti di
> > >> comunicazione, tecnologia, alterità.
> > >> Infine, questa lettera non rivendica nulla di
> personale (vado in
> pensione
> > >> dal prossimo anno e lascio quindi questa
> Facoltà). Essa esprime
> un
> > >> posizionamento politico-culturale che
> individua, nella crisi
> crescente e
> > >> apparentemente
> > >> irreversibile della Facoltà di Scienze della
> Comunicazione, un
> problema su
> > >> cui indirizzare la riflessione critica
> nell'interesse di
> docenti, studenti,
> > >> impiegati: di chiunque viva e respiri
> l'aria di
> un'università che cerchi di
> > >> dare senso ai futuri possibili e non si
> limiti a replicare il
> peggio dei
> > >> presenti mediatizzati.
> > >>
> > >>
> > >>
> > >>
> > >>
> > >>
> > >>
> _______________________________________________
> > >> Aha mailing list
> > >> Aha at ecn.org
> > >> http://www.ecn.org/mailman/listinfo/aha
> > >>
> > >>
> > >
> > >
> > >
> > >
> > _______________________________________________
> > Aha mailing list
> > Aha at ecn.org
> > http://www.ecn.org/mailman/listinfo/aha
> >
>
> _______________________________________________
> Aha mailing list
> Aha at ecn.org
> http://www.ecn.org/mailman/listinfo/aha
>
>
>
> Posta, news, sport, oroscopo: tutto in una sola
> pagina.
> Crea l'home page che piace a te!
> www.yahoo.it/latuapagina
> -------------- next part --------------
> An HTML attachment was scrubbed...
> URL:
> http://riot.ecn.org/pipermail/aha/attachments/20080814/dcb6bd86/attachment.html
>
> ------------------------------
>
> _______________________________________________
> Aha mailing list
> Aha at ecn.org
> http://www.ecn.org/mailman/listinfo/aha
>
>
> End of Aha Digest, Vol 10, Issue 13
> ***********************************
More information about the Aha
mailing list