[aha] vi giro - LA FINE DELL'ANTROPOLOGIA
synusia
synusia at libero.it
Thu Aug 14 14:34:04 CEST 2008
> Quanto alle qualità delle menti, ogni mente umana è "fuori" dal comune - per definizione - e altrettanto per definizione è "dentro" il comune.
infatti questo e' il punto. il come relazionarsi tra il ' dentro ' ed il ' fuori ' di una multi/mente - da qui la qualita' che riconosciamo a massimo canevacci.
grazie anche all'intervento di francesco monico.
bye synusi@
> Certamente, è interesse di tutti che gli insegnamenti nelle università conservino una certa qualità, e per questo abbiamo sostenuto la protesta di Massimo.
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> Non dimentichiamoci di Venezia il 4/5 ottobre,
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> gadda
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> >From : aha-bounces at ecn.org
> To : "aha" aha at ecn.org
> Cc :
> Date : Tue, 12 Aug 2008 12:28:42 +0200
> Subject : [aha] vi giro - LA FINE DELL'ANTROPOLOGIA
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> > ve la giro come luogo di riflessione - e del resto quello che riguarda massimo canevacci non potrebbe che essere cosí. una mente fuori dal comune...ok - sono certa sara' di vostro interesse.
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> > a presto synusi@ cyborg
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> > Lettera aperta per la Facoltà di Scienze della Comunicazione
> > dell'Università "La Sapienza" di Roma
> > Massimo Canevacci
> >
> > Le nuove scelte didattiche della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università "La Sapienza" mi impongono di rendere pubbliche alcune perplessità, poiché, a fronte di un'indubbia crisi dell'ordinamento triennale, si è deciso di ristrutturare l'ordine degli studi secondo una visione della
> > comunicazione restaurativa e schiacciata sull'esistente.
> > In tal modo, la scienza della comunicazione rischia di ridursi a una preparazione professionale di taglio giornalistico; le connessioni sperimentali e trans-disciplinari con quanto emerge nella comunicazione digitale (estesa tra design, architettura, pubblicità, performance, musiche, moda, arte ecc.) spesso risultano incomprese, "non controllate" o neutralizzate in "tecniche"; e vengono ignorate, di conseguenza, quelle ricerche che stanno tentando
> > modificare paradigmi espositivi, composizioni espressive, narrazioni multisequenziali.
> > Tale tendenziale rinchiudersi della comunicazione dentro un giornalismo asfittico e un'apologia dei media impoverisce la Facoltà, trasforma i docenti in funzionari dell'"industria culturale", addestra gli studenti alla rinuncia
> > all'innovazione e all'assenso disciplinato, chiude alle nuove professionalità che attraversano visioni, stili, linguaggi, è indifferente alle prospettive che
> > nelle università estere da tempo vengono applicate in questo ambito (si veda il ruolo dell'antropologia culturale nei Media Studies in tante università estere - MIT, Humboldt Universität, Escola de Comunicação e Arte). Tutto questo
> > rischia di configurare provincialismo disciplinare, endogamia mass-mediale, diffidenza dell'emergente, sottrazione delle potenzialità digitali.
> >
> > La materia che ho insegnato per più 20 anni Antropologia Culturale, materia fondamentale per gli studenti di primo anno è stata soppressa, mentre a Roma, in Italia e ovunque, sarebbe necessario moltiplicare le ricerche con
> > questo orientamento, per contrastare le pericolosissime onde razziste, le chiusure localistiche, i decisionismi verticistici, le grettezze mediatiche.
> > Si è preferito, invece, puntare su materie "classiche" (diritto e storia), eliminando la prima delle tre discipline fondamentali delle scienze sociali (antropologia, sociologia, psicologia). Il docente che la insegnava viene "esiliato" al terzo anno del corso di laurea di Cooperazione e Sviluppo, con una materia denominata Comunicazione Interculturale. Già nel titolo del corso si esprime la continuità di un dominio neo-coloniale dell'Occidente verso un mondo "altro": che la "cooperazione" sia focalizzata a dare aiuti economici ai
> > laureandi e ai rispettivi Paesi di residenza, piuttosto che all'"altro", dovrebbe essere ormai evidente; e sulla critica al concetto di "sviluppo" sono stati scritti così tanti saggi prima e dopo il '68 che è noioso solo ricordarlo. Quindi si crea una materia come Comunicazione Interculturale, che
> > fin dal nome rafforza chiusure identitarie e culturali, regressioni scientifiche e formative, che purtroppo appaiono in sintonia con quelle politiche da "lega romana" adeguate al clima imperante, in cui un cattolicesimo appiccicoso cerca di controllare governi e opposizioni, atenei, facoltà,
> > docenti.
> >
> > I riferimenti cui la mia cattedra si è ispirata sono collocati, tra gli altri, nel filone antropologico inaugurato da Gregory Bateson: che, a partire dalle
> > sue ricerche anticipatrici a Bali, hanno permesso di elaborare il doppio
> > vincolo, concetto tra i più straordinari applicato sia alla comunicazione "normalmente" psico-patologica che ai mass media nascenti; fino alla sua collaborazione con Wiener per le primissime ricerche sulla cibernetica. Anziché dedicarsi a santi e madonne, processioni e proverbi temi troppo spesso
> > esclusivi nell'insegnamento di questa materia da noi la ricerca antropologica di Bateson si inserisce nei flussi già all'epoca emergenti di comunicazione, tecnologia, alterità.
> > Infine, questa lettera non rivendica nulla di personale (vado in pensione dal prossimo anno e lascio quindi questa Facoltà). Essa esprime un posizionamento politico-culturale che individua, nella crisi crescente e apparentemente
> > irreversibile della Facoltà di Scienze della Comunicazione, un problema su cui indirizzare la riflessione critica nell'interesse di docenti, studenti, impiegati: di chiunque viva e respiri l'aria di un'università che cerchi di dare senso ai futuri possibili e non si limiti a replicare il peggio dei presenti mediatizzati.
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