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<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Calibri'; COLOR: #000000"></HEADER>
<DIV class=entry-content>
<P align=center><EM><FONT face="Times New Roman">Pubblichiamo il comunicato di
compagni e compagne di Padova e Rovigo colpiti dalla repressione domenica 27
novembre</FONT></EM></P>
<P align=center><SPAN id=more-2221></SPAN></P>
<P align=center><STRONG><FONT face="Times New Roman">SUI FATTI DI DOMENICA 27
NOVEMBRE </FONT></STRONG></P>
<P align=justify><FONT face="Times New Roman">La mattina di domenica siamo stati
fermati per controlli da parte di un ingente blocco stradale alle porte di Roma.
Durante l’ispezione son stati sequestrati tutti i materiali cartacei presenti
nel bus, lo striscione, qualche fumogeno, qualche bottiglia di Malox e una
manciata di bandiere con aste poco più grosse di manici di scopa. A quanto pare
gli oggetti sequestrati, riconosciuti come materiale esplosivo ed attrezzatura
atta ad offendere, hanno motivato il fermo di tutti i 22 compagni presenti nel
bus ed il loro riconoscimento tramite foto segnaletica alla questura di Tor
Sapienza, che si è protratto per quasi 8 ore in un clima di continue
provocazioni, alcune perquisizioni corporali, sequestrati tra piscio, sangue e
vomito.<BR>Nel giro di qualche ora varie testate locali e nazionali hanno
iniziato strumentalmente a rimbalzarsi la notizia arricchendola di succosi
dettagli: abbiamo scoperto di essere più del doppio di quanti effettivamente
eravamo, son comparsi picconi, lanciarazzi, fionde e sacchi di spranghe. Insomma
la nostra partecipazione al corteo è stata dipinta come la scesa degli Unni,
preventivamente fermati dall’efficienza poliziesca.<BR>Il fermo in questura per
tutta la durata del corteo è servito ad alzare il livello di tensione della
giornata con l’obiettivo di criminalizzare la partecipazione alla
manifestazione. Questi fatti dimostrano la forte debolezza e fragilità della
nostra controparte: a pochi giorni dall’appuntamento referendario l’espressione
delle masse popolari denota una diffusa tendenza a riconoscere il no come lo
sfogo verso un governo che si è macchiato negli ultimi 2 anni di parole vuote e
riforme antipopolari. Il PD, Renzi e il “fronte del SI” stanno utilizzando ogni
strumento possibile, legale o meno, pur di spingere le persone a votare per il
cambiamento della costituzione come dimostrano le lettere inviate agli italiani
all’estero e le intercettazioni di De Luca. Tra questi si inserisce anche
l’episodio di domenica: nostro malgrado siamo stati pedine nelle mani
dell’informazione asservita al potere per utilizzare l’ennesima volta la
retorica dei buoni e cattivi, per dipingere il fronte del no come un’accozzaglia
di violenti e facinorosi pronti a mettere a ferro e fuoco la
città.<BR>Rifiutiamo questa logica e crediamo nel diritto di chiunque a scendere
in piazza organizzati per difendersi e rispondere alla violenza poliziesca. Se
pensano di fermare le nostre lotte ed i nostri contenuti con la repressione
fisica e la criminalizzazione mediatica si sbagliano di grosso. Non staremo
buoni ad aspettare i prossimi attacchi alle nostre vite, continueremo a portare
con forza il nostro NO a questo sistema nelle scuole, nelle università, nelle
strade e nelle piazze aldilà dell’appuntamento referendario di domenica che non
è né l’inizio né la fine. Per questo rilanciamo uniti un presidio contro la
repressione questo sabato alle 10.30 in piazza delle Erbe a Padova, per
denunciare quanto accaduto, ma soprattutto per veicolare quanto ci hanno
impedito di esprimere domenica a Roma.</FONT></P>
<P align=center><FONT face="Times New Roman">SE CI ATTACCANO E’ PERCHE’ HANNO
PAURA<BR>CONTRO IL GOVERNO DEI PADRONI<BR>RILANCIAMO LE LOTTE, ABBATTIAMO IL
CAPITALISMO!</FONT></P>
<P align=right><STRONG><FONT face="Times New Roman">Compagni e compagne di
Padova e Rovigo </FONT></STRONG></P>
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<table style='border-collapse:collapse;border:none;'>
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