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<big><b><big>La lunga battaglia della Nuova Siet c/ Ilva portata
avanti dal 2011 dallo Slai cobas torna in primo piano in
parlamento. <br>
E' stato il processo in cui Emilio RIva ha avuto la condanna
più pesante, 4 anni e 6 mesi. <br>
Ma a tutt'oggi i lavoratori non vedono riconoscersi i loro
diritti.<br>
</big></b></big><br>
Interrogazione del senatore Dario Stefano al Ministro del Lavoro e
delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti affinché l'Inps imputi e
riconosca ai lavoratori della Nuova Siet di Taranto i contributi
previdenziali mai versati dal Gruppo Riva. Sono diciotto anni che i
lavoratori aspettano.<br>
<br>
La Nuova Siet dal 1971 si è occupata di movimentazione stradale e
trasporti per conto dell'Italsider, prima di essere acquisita, nel
1999, dal Gruppo Riva e di essere spogliata negli anni successivi di
commesse e appalti fino a giungere al licenziamento di tutti i 300
lavoratori, poi assunti il giorno successivo in una azienda interna
all'Ilva. Il Gruppo Riva ai lavoratori proponeva di rientrare in
azienda sulla base di nuovi contratti al ribasso, fino alla
riduzione dei salari del 50%, con un trattamento iniquo e una
dequalificazione delle mansioni. Intanto, si faceva riconoscere i
benefici contributivi previsti per le aziende che assumevano
lavoratori in lista di mobilità, ricevendo le stesse prestazioni dai
lavoratori ma pagandole di meno.<br>
Dopo un lungo iter tra Procure e Tribunali – prosegue Stefàno
nell’interrogazione - avviato con un<b> esposto dell'organizzazione
sindacale SLAI Cobas nel 2011,</b> i giudici, decretando la
prescrizione del reato, riqualificato in truffa aggravata e
continuata, hanno riconosciuto il diritto dei lavoratori al
risarcimento del danno e hanno rimesso gli atti al giudice del
lavoro. Per effetto della sentenza della Corte di Cassazione veniva
riconosciuto, all'Inps, costituitasi parte civile, il danno della
mancata contribuzione previdenziale. Di conseguenza, l'Istituto ha
emesso cartelle esattoriali per diversi milioni di euro nei
confronti del gruppo Ilva.<br>
<br>
<b>Sono passati diciotto anni e i lavoratori della Nuova Siet sono
ancora in attesa di un giudizio definitivo.</b><br>
<br>
<font size="5"><b><br>
Interrogazione a risposta scritta</b></font><br>
<br>
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali<br>
<br>
Premesso che:<br>
<br>
la Società Nuova Siet, con sede a Taranto, è una società di
trasporti che si occupava, dal 1971, di lavori di movimentazione
stradale e dei trasporti per conto dell'Italsider;<br>
<br>
nel febbraio del 1999, il Gruppo Riva ha acquistato questa azienda,
spogliandola negli anni
<hr class="more">
successivi di commesse e appalti tanto da giungere al licenziamento
di tutti i 300 lavoratori, per riassumerli, il giorno successivo, in
una nuova azienda "interna" all'Ilva;<br>
<br>
il Gruppo Riva proponeva quindi ai lavoratori della Nuova Siet di
rientrare in azienda sulla base di nuovi contratti al ribasso
rispetto a quelli precedenti, fino alla riduzione di salari del 50%,
e costringendoli ad accettare condizioni estremamente inique,
dequalificando di fatto le mansioni esercitate precedentemente dai
lavoratori ma obbligandoli a svolgere le stesse attività svolte
prima dell'assorbimento e quindi non riconoscendo loro lo status
giuridico che avevano maturato fino a quel momento.;<br>
<br>
il gruppo Riva si faceva quindi riconoscere i benefici contributivi
previsti per le aziende che assumono lavoratori in lista di mobilità
e contrariamente otteneva dai lavoratori le stesse prestazioni
pagandole di meno, l'Inps si costituiva parte civile;<br>
<br>
<b>alla luce delle condizioni poste dal Gruppo Riva ai lavoratori
della Nuova Siet, è stato presentato un esposto da parte
dell'organizzazione sindacale SLAI Cobas presso la Procura della
Repubblica di Taranto;</b><br>
<br>
la Procura di Taranto ha rinviato a giudizio - accusati di truffa ai
danni dell'Inps, estorsione e tentata estorsione nei confronti dei
dipendenti dell'azienda che nel 1999 passò al gruppo siderurgico -
il Gruppo Riva;<br>
<br>
il 20 marzo 2007, in primo grado, il Tribunale di Taranto ha
condannato a quattro anni di reclusione il Presidente del Gruppo
Riva, Emilio Riva, suo figlio Claudio Riva, e Biagiotti, mentre ad
anni uno, mesi due di reclusione Giovanni Perona della Nuova SIET;<br>
<br>
i condannati, nell'anno 2009, ricorrevano in Corte d'Appello
ottenendo la sentenza di assoluzione;<br>
<br>
nell'anno 2011, la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione
di Roma annullava senza rinvio la sentenza di assoluzione della
Corte d'Appello nei confronti di Emilio e Claudio Riva, accusati di
truffa ai danni dell'Inps, estorsione e tentata estorsione nei
confronti dei dipendenti dell'ex azienda Nuova Siet;<br>
<br>
i giudici, decretando la prescrizione del reato (riqualificato in
truffa aggravata e continuata), hanno al contempo riconosciuto il
diritto dei lavoratori al risarcimento del danno e hanno rimesso gli
atti al giudice del lavoro; <br>
<br>
per effetto della sentenza della Corte di Cassazione all'Inps veniva
riconosciuto il danno della mancata contribuzione previdenziale e,
di conseguenza, l'Istituto ha emesso cartelle esattoriali per
diversi milioni di euro nei confronti del gruppo Ilva;<br>
<br>
il Presidente della Corte di Appello di Lecce, sezione distaccata di
Taranto, dopo 4 anni di dibattimento, ha riconosciuto la competenza
della presente causa alla sezione Civile sempre della stessa Corte
d'Appello;<br>
<br>
dopo oltre diciotto anni di percorsi giudiziari, i lavoratori della
Nuova Siet sono ancora in attesa di un giudizio definitivo;<br>
<br>
si chiede di sapere:<br>
<br>
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti narrati in
premessa;<br>
<br>
se sia possibile adottare iniziative per quanto di competenza,
affinché l'Inps – nelle more del recupero dei contributi
previdenziali richiesti mediante le cartelle esattoriali nei
confronti del Gruppo Riva – possa imputare e riconoscere, ai
lavoratori della Nuova Siet coinvolti, i contributi previdenziali
mai versati dal Gruppo Riva; <br>
<br>
Dario Stefàno
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