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<DIV class=ls-articolo>
<DIV class=ls-articoloTitolo>
<H3><FONT face="Times New Roman">La mamma della No Tav in fuga: “Rivoglio mia
figlia Eddi ma temo finisca in galera” </FONT></H3></DIV>
<DIV class=ls-articoloImmagine style="MARGIN-BOTTOM: 12px"><FONT
face="Times New Roman">Roberta Lena: “Chiedo rassicurazioni. È più facile essere
rivoluzionari che genitori di rivoluzionari”</FONT><BR><BR><IMG title="" alt=""
src="http://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p3/2015/09/09/Italia/Foto/RitagliWeb/Susa_scontri_marcia_NoTav_12-11600-kFNB-U10801146230582uMF-1024x576@LaStampa.it.JPG"><BR></DIV></DIV>
<DIV class=ls-articoloWrapperImmagine>
<P class=ls-articoloDidascalia><FONT face="Times New Roman">Una manifestazione a
Chiomonte contro la linea ad Alta velocità</FONT></P></DIV>
<DIV class=ls-articoloLinksImmagine></DIV>
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<DIV class=ls-articoloSuperIntestazione>
<DIV class=ls-articoloIntestazione><FONT face="Times New Roman"><SPAN
class=ls-articoloDataPubblicazione>08/07/2016</SPAN> <SPAN
class=ls-articoloOcchiello></SPAN></FONT></DIV>
<DIV class=ls-articoloAutore itemprop="author">
<DIV style="OVERFLOW: hidden">
<DIV style="FLOAT: left"><FONT face="Times New Roman">fabrizio
assandri</FONT></DIV></DIV></DIV>
<DIV class=ls-articoloLuogo itemprop="contentLocation"><FONT
face="Times New Roman">torino </FONT></DIV></DIV>
<P><FONT face="Times New Roman">«È più facile essere rivoluzionari piuttosto che
genitori di rivoluzionari». Roberta Lena, attrice e regista, commenta così la
vicenda di sua figlia «Eddi», Maria Edgarda Marcucci, la studentessa di
Filosofia dell’Università di Torino vicina al mondo No Tav che ha deciso di non
farsi trovare da quando la polizia vuole notificarle gli arresti domiciliari.
Lena appoggia il comitato di «mamme in piazza per la libertà di dissenso», che
chiedono di «allentare la morsa» della Procura sui loro figli colpiti da
provvedimenti per fatti contestati in Valle o all’Università. </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Condivide l’appello di Virzì
che chiede a sua figlia di farsi viva?</SPAN> </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">«Da un lato sì, sto male a non avere sue
notizie, non so dov’è, ma dall’altro lato mi chiedo cosa succede se torna.
Vorrei ci fossero delle rassicurazioni, una garanzia. Ho paura che la prendano,
che possa finire in galera, che si accaniscano ancora di più. È successo ai due
attivisti che non hanno rispettato l’obbligo di firma». </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Come sta vivendo questi giorni
senza Eddi?</SPAN> </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">«È chiaro che sono con lei, che so che lotta per
cose giuste e in modo non violento, ma come madre ti viene da dire perché
proprio tu combatti, perché non trovi un modo di cambiare il mondo facendo come
Naomi Klein (del movimento no-global, <SPAN class=corsivo>ndr</SPAN>), cioè
scrivendo un libro. Intanto, è dal 20 giugno che non la sento». </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Lei non condivide i metodi di
lotta di sua figlia?</SPAN> </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">«Non siamo d’accordo proprio su tutto, ma come
dice Voltaire “Combatto la tua idea, ma sono pronto a battermi perché tu possa
esprimerla”. Questo mi sembra il punto fondamentale di questa vicenda. Su alcune
questioni siamo state attiviste insieme, come nell’esperienza a Roma del teatro
Valle occupato. So di per certo che lei non usa la violenza, la sua è
disobbedienza virtuosa, alla don Milani. Ci tengo a dire che mia figlia si batte
anche per i poveri e gli sfrattati». </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Però è accusata, tra l’altro,
di aver picchiato un poliziotto.</SPAN> </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">«Posso solo dire che sono convinta che
quell’accusa cadrà: parrebbe che l’abbia fatto con la mano destra e lei è
mancina. Si sa, quando uno è scomodo. In ogni caso forse i giovani devono
trovare nuovi metodi di lotta, quelli attuali non credo funzionino tanto, visto
che alla fine sono emarginati e facilmente perseguibili. In pochi scendono in
piazza, c’è tanto conformismo e paura». </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Che ragazza è sua
figlia?</SPAN> </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">«È una ragazza che tiene molto ai suoi studi di
Filosofia, per quelli è venuta a Torino trovando la sua indipendenza a 19 anni,
poi io l’ho seguita per ragioni di lavoro del mio compagno. È molto seria, si è
mantenuta da sola lavorando come cameriera, è riuscita a dimostrarci che ce la
poteva fare. Si era avvicinata al teatro e al cinema, oltre alla comparsa nel
film di Virzì, ha recitato nella serie “Io e mamma” con la Sandrelli, ma quella
non era la sua strada. Il suo sogno era diventare docente universitario di
Filosofia, o unire la filosofia con l’altra sua passione, il disegno».
</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Ma con il suo attivismo, non
teme che la sua strada sarà in salita?</SPAN> </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">«Questi ragazzi stanno mettendo a repentaglio la
loro vita, c’è chi è alla terza volta ai domiciliari, senza nemmeno che ci sia
stato ancora il processo. Ora io non dico che, ammesso che abbia fatto qualcosa
di sbagliato, non debba confrontarsi con la giustizia, ma non più pesantemente
rispetto ad altri casi per fatti simili, solo perché c’è di mezzo la politica».
</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Pensa che la sindaca No-Tav
Chiara Appendino potrà fare qualcosa?</SPAN> </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">«Ha già fatto un’affermazione importante,
dicendo che vuole riaprire il dialogo in città, quel dialogo che ormai manca,
perché sono state eliminate le ragioni del no alla Tav. Si viene emarginati.
Virzì, con la sua lettera della quale gli sono molto grata, ha riaperto il
dibattito». </FONT></P>
<DIV class=ls-articolo>
<DIV class=ls-articoloTitolo>
<H3><FONT face="Times New Roman">Il rettore Ajani contesta Virzì: “Non chiamai
io la polizia”</FONT></H3>
<H3><IMG title="" alt=""
src="http://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p4/2016/07/08/Cronaca/Foto/RitagliWeb/DCKZK10N4672-kwKD-U10801147398903cwG-1024x576@LaStampa.it.jpg"></H3></DIV></DIV>
<DIV class=ls-articoloWrapperImmagine>
<P class=ls-articoloDidascalia><FONT face="Times New Roman">È lo striscione con
la foto di Eddi e altri studenti che domina la Palazzina Einaudi, nel Campus
sulla Dora</FONT></P></DIV>
<DIV class=ls-articoloLinksImmagine></DIV>
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<DIV class=ls-articoloSuperIntestazione>
<DIV class=ls-articoloIntestazione><FONT face="Times New Roman"><SPAN
class=ls-articoloDataPubblicazione>08/07/2016</SPAN> <SPAN
class=ls-articoloOcchiello></SPAN></FONT></DIV>
<DIV class=ls-articoloAutore itemprop="author">
<DIV style="OVERFLOW: hidden">
<DIV style="FLOAT: left"><FONT face="Times New Roman">fabrizio
assandri</FONT></DIV></DIV></DIV>
<DIV class=ls-articoloLuogo itemprop="contentLocation"></DIV></DIV>
<P><FONT face="Times New Roman">Eddi, Maria Edgarda Marcucci, all’Università non
va più da mesi. Ma la sua foto campeggia su uno striscione appeso da settimane
sulla facciata della Palazzina Einaudi, l’unica vecchia, di mattoni rossi in
mezzo al nuovissimo campus di Norman Foster. Ci sono le foto di Jacopo, Luca e
la scritta «Liberi tutti»: è la solidarietà ai «compagni» sottoposti a misure
cautelari. Eddi è la studentessa 24enne di Filosofia che non si fa trovare da
quando la polizia la cerca per notificarle gli arresti domiciliari, a cui ieri
ha scritto una l</FONT><A
style='href: "http://www.lastampa.it/2016/07/07/italia/cronache/la-lettera-di-virz-alla-no-tav-in-fuga-comparsa-in-un-suo-film-torna-sapremo-capirti-OCTQGTUeou7tu9WHr6sxsN/pagina.html"'
shape=rect><FONT face="Times New Roman">ettera-appello su questo giornale il
regista Paolo Virzì</FONT></A><FONT face="Times New Roman">. </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Contrasti</SPAN>
</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">La ricostruzione dei fatti divide. «Il racconto
di Virzì non è corretto», dice il rettore Gianmaria Ajani, a proposito di un
episodio in cui lo si accusa di aver esagerato chiamando la polizia. «Le forze
dell’ordine erano lì per i parlamentari presenti all’incontro, non ho chiesto io
il loro intervento. Quando la tensione è cresciuta, abbiamo deciso di aprire le
porte dell’aula e gli studenti hanno potuto fare le loro dichiarazioni. Per
quanto riguarda l’aspetto umano, siamo dispiaciuti che Maria Edgarda si sia
assentata e abbia queste difficoltà». Ma la vicenda si inserisce in un mondo di
contrasti. Nella stessa palazzina di mattoni c’è la sede del Fuan,
organizzazione di destra: per l’occupazione di quell’auletta, concessa
dall’ateneo, scattarono alcuni provvedimenti di polizia. Da un cassetto spunta
la foto del duce. Basta attraversare il cortile per trovare i «nemici».
</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Gli autonomi</SPAN>
</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Gli studenti di «Campus inviders», bella e ampia
aula occupata da due anni. Ci sono i pallet per sedersi, la sala studio, i
tavoli. «L’abbiamo occupata perché era inutilizzata», dicono gli studenti.
L’ateneo ha fatto partire una trattativa: l’obiettivo pare sia di dar loro uno
spazio, ma più defilato. Qui, sulla Dora, veniva a studiare Eddi, anche se i
suoi corsi sono a Palazzo Nuovo. Veniva qui perché vicina al Cua, collettivo
autonomi. C’era unità di intenti, con loro organizzava cineforum, assemblee,
mobilitazioni. «Ci accusano di far partire da qui le proteste, ma siamo solo
studenti», dice un ragazzo che dopo i domiciliari ora è all’obbligo di firma.
«Anche io sono imputata», dice Valeria Camilloni, che studia Storia dell’Arte.
Capiscono la scelta di Eddi: «Non è una fuga, non è codardia, la sua è una
scelta, un gesto di fierezza». Simile, ricorda Dana Lauriola, No Tav, a quello
di chi - come alcuni attivisti - si sottrae all’obbligo di firma. «Sappiamo che
Eddi sta bene». Ma quanto queste lotte toccano davvero il mondo universitario?
«Certo - ammette Dana - l’“onda” studentesca di qualche anno fa era altra
cosa». </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Le petizioni</SPAN>
</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Ma ci sono due petizioni a dimostrare che la
questione è discussa. Una per la «libertà di dissenso» e contro «gli abusi della
polizia». È firmata da decine di ricercatori, personale tecnico, professori.
Chiedono che l’ateneo spinga sulla Procura per consentire agli studenti accusati
di seguire le lezioni. L’altra è del comitato «Mamme in piazza per la libertà di
dissenso», che chiede alla Procura di allentare la morsa sui figli. Petizione
firmata «da Bertolucci e da Elio Germano», spiegano le mamme, oltre che da
Virzì.</FONT></P></DIV></DIV>
<br /><br />
<hr style='border:none; color:#909090; background-color:#B0B0B0; height: 1px; width: 99%;' />
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