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<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Calibri'; COLOR: #000000">
<H2><A
style='href: "http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2016/07/06/ASMyCOOD-terrorismo_americano_indagato.shtml"'><FONT
face="Times New Roman">Americano indagato per terrorismo: a Genova l’ombra dello
spionaggio</FONT></A><BR></H2>
<P class=caps><IMG alt="Controlli antiterrorismo in porto"
src="http://www.ilsecoloxix.it/rw/IlSecoloXIXWEB/genova/foto_trattate/2016/07/06/153781ControlliPorto-U240759193001ibF-U240763522433arG-384x305@IlSecoloXIX-Nazionale-kAKB--390x180@IlSecoloXIXWEB.jpg"
width=390></P>
<P class=caps><SPAN style='itemprop: "articleBody"'><BR></SPAN></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Genova - L’uomo che si è mischiato fra i turisti
di ritorno da Tunisi ha qualcosa di strano e non è solo l’accento. Mostra ai
poliziotti un passaporto americano, che ne certifica la nascita nello Stato del
Rhode Island, eppure non parla una parola di inglese. Da un secondo documento,
appoggiato sul sedile posterioredella sua auto, viene fuori che invece sarebbe
originario della Libia. Per questo gli agenti lo arrestano nel porto di Genova,
con l’accusa di aver falsificato l’identità. Ma questo è solo l’inizio d’una
storia che si annuncia molto più complicata. </FONT></P>
<P><B><FONT face="Times New Roman">Troppi telefoni e dossier </FONT></B></P>
<P><FONT face="Times New Roman">A non tornare in questa vicenda sono tanti altri
elementi. A cominciare dal ritrovamento, sulla stessa macchina, di cinque
telefoni (tra cui un iPhone e un palmare) e sette schede sim contenenti numeri
tunisini, libici ed europei. A cosa servivano? Poi c’è un secondo particolare
che contribuisce a ingarbugliare le cose: pochi giorni dopo il fermo, in Procura
si fa vivo un emissario del consolato statunitense di Milano, per dire che
Mohammed Al Maqtouf Alkurghaly Siraj, 36 anni, è davvero un cittadino Usa. Com’è
possibile allora, si domandano gli investigatori, che un diverso documento dica
che è nato a Zawiya, alle porte di Tripoli? Il punto fermo delle indagini è la
nuova accusa messa nero su bianco dal sostituto procuratore Federico Manotti e
dal Gruppo d’investigazione criminalità organizzata della Finanza (Gico):
associazione finalizzata al terrorismo internazionale. </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Un’ipotesi legata alla discrepanza, non chiarita
fino a questo momento, sul luogo di nascita e sul contenuto definito
«interessante» dei suoi pc; elementi che consentono, in virtù delle nuove norme
varate dopo gli attentati a Charlie Hebdo del gennaio 2015, di contestare il
sospetto di terrorismo. E però tra le ipotesi prese in considerazione c’è anche
quella che l’uomo, fermato il 24 maggio inizialmente solo per i presunti
documenti taroccati, possa essere un agente segreto. Possibilità su cui, per
evidenti ragioni, difficilmente potrebbero arrivare conferme ufficiali. Dopo
aver passato un primo periodo in carcere, i giudici hanno accolto l’istanza
presentata dai legali Paola De Santis e Lina Armonia, e hanno messo Alkurghaly
ai domiciliari. </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Seppur le sue giustificazioni rimangano agli
occhi di chi indaga quantomeno nebulose: «Sono nato negli Stati Uniti e mi sono
trasferito in Libia quando avevo tre anni, per questo non parlo inglese». Come
si spiega allora il diverso luogo di nascita indicato sui passaporti? Non si sa.
È inoltre interessante notare la data di emissione dei due documenti, entrambi
piuttosto recenti: quello americano risulta emesso il 22 maggio 2007; quello
libico il 24 marzo 2015, in piena guerra civile tra le varie fazioni che si
contendono il Paese dove un tempo spadroneggiava Gheddafi.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><B>«Sono commerciante d’auto»</B> </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">C’è, infine, un ultimo interrogativo: qual era
lo scopo del viaggio in Italia? Alkurghaly Siraj viene fermato su un traghetto
partito da Tunisi e sostiene che la sua destinazione finale fosse la Germania:
«Viaggio in Libia perché lavoro nella compravendita di pezzi di ricambio di
auto». La stessa professione dichiarata, a inizio anno, da altri tre libici
fermati con il sospetto di far parte d’ una rete di trafficanti-finanziatori
della jihad. Sia davvero un commerciante, una spia o un fondamentalista, per i
pm ci sono troppe stranezze. E adesso scatta l’accusa di associazione
terroristica.</FONT></P></DIV></DIV>
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