<HTML><HEAD></HEAD>
<BODY dir=ltr>
<DIV dir=ltr>
<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Calibri'; COLOR: #000000">
<DIV>i parlamentari locali non sono l’altra accoglienza – sono questa
accoglienza</DIV>
<DIV>lo slai cobas per il sindacato di classe non partecipa a questa iniziativa
e impostazione</DIV>
<DIV>no all’hot spot – prepariamo la manifestazione</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>slai cobas per il sindacato di classe</DIV>
<DIV>slaicobasta@gmail.com</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV
style='FONT-SIZE: small; TEXT-DECORATION: none; FONT-FAMILY: "Calibri"; FONT-WEIGHT: normal; COLOR: #000000; FONT-STYLE: normal; DISPLAY: inline'>
<DIV style="FONT: 10pt tahoma">
<DIV> </DIV>
<DIV style="BACKGROUND: #f5f5f5">
<DIV style="font-color: black"><B>From:</B> <A title=fiora60@alice.it
href="mailto:fiora60@alice.it">fiora60@alice.it</A> </DIV>
<DIV><B>Sent:</B> Tuesday, June 21, 2016 6:56 PM</DIV>
<DIV><B>To:</B> <A title=slaicobasta@gmail.com
href="mailto:slaicobasta@gmail.com">cobasta</A> </DIV>
<DIV><B>Subject:</B> Comunicato babele</DIV></DIV></DIV>
<DIV> </DIV></DIV>
<DIV
style='FONT-SIZE: small; TEXT-DECORATION: none; FONT-FAMILY: "Calibri"; FONT-WEIGHT: normal; COLOR: #000000; FONT-STYLE: normal; DISPLAY: inline'>
<P dir=ltr>Comunicato stampa <BR>Ascoltate le nostre proposte. L’appello
dell'associazione Babele ai parlamentari dell’area jonica. <BR>con:
Maristella Bagiolini Marina Luzzi Alessandra Macchitella Alessandra Congedo
Alessandra Martellotti Alessandra Cavallaro <BR>Angelo Di Leo Michele Tursi
Rossella Ricchiuti Nicola Sammali Raffaella Maria Cosentino Yasmine Yaya
Giuseppe Manzo Erminia Rizzi Francesco Ferri Luca Contrario Emanuela
Perrone Giuliano Foschini Valentina Petrini Francesco Ruggieri Vincenzo
Carriero Francesco Casula
<BR>
Si terrà il 17 giugno nella sede provinciale dell’associazione Libera un
incontro (non pubblico) tra le associazioni Babele, Libera, Arci e il
coordinamento del gruppo informale Campagna Welcome Taranto, a cui sono stati
invitati a partecipare i parlamentari dell’area jonica, Gian Franco Chiarelli,
Donatella Duranti, Michele Pelillo, Vincenza Labriola, Ludovico Vico e
Alessandro Furnari; il consigliere della Regione Puglia Gianni Liviano e il
consigliere comunale di Taranto, Dante Capriulo. Questi ultimi due sono anche
tra i firmatari dell’appello promosso dalla rete sociale Welcome Taranto e
sottoscritto da diverse altre realtà associative, finalizzata a costruire una
rete di forze politiche, associative, sindacali e di movimento che prenda parola
a partire dalla netta contrarietà alla procedura hotspot. <BR>Dopo aver avuto a
che fare direttamente con i problemi innescati dall’avvio del dispositivo
hotspot (anche) a Taranto, dove è attivo da 2 mesi. Dopo averne visto gli
effetti sulle persone in transito. Dopo aver visto donne e uomini, respinti,
senza un posto dove dormire e mangiare, senza alcun tipo di orientamento
psicologico, assistenza sanitaria e supporto legale, immersi in uno stato di
estrema precarietà giuridica e sociale. Dopo aver visto rimpatriare decine di
migranti in base alla nazionalità di origine che, a fronte di percorsi migratori
lunghi e complessi, ricevono, come biglietto di ingresso per l’Europa tanto
sognata, un posto in un Cie, o su di un aereo con la stessa destinazione da cui
sono fuggiti, da osservatori privilegiati dei flussi migratori e operatori,
vogliamo prendere parola. Ribadendo che nei luoghi hotspot dove è in atto un
meccanismo di questo tipo è soltanto grazie al coraggio di tanti attivisti ed
attiviste, è solo grazie all’intervento dei volontari che sono stati garantiti
accoglienza, pasti, orientamento. Anche la città di Taranto è pienamente
inserita all’interno del più ampio contesto di crisi umanitaria che si perpetua
ormai dagli ultimi mesi del 2013 e che, in maniera certamente più grave, sta
investendo la Sicilia, regione già sede di tre hotspot attivi, in cui sono
emerse già gravi violazioni di diritti fondamentali. Quel che sta accadendo
realmente, invece, nell’hotspot pugliese, sono in pochi a saperlo. Perché
l’accesso è previsto soltanto ad alcune persone e il nostro ente di tutela non è
tra questi. Perché l’accesso è vietato ai giornalisti, per motivi di sicurezza,
e lì dentro c’è potuto entrare giusto qualche parlamentare. Sappiamo soltanto, o
quasi, che all’interno ci sono dei container e delle tende di colore bianco. Non
sappiamo, però, quali siano le condizioni delle strutture all’interno
dell’hotspot e soprattutto quali tutele giuridiche ricevano gli ospiti. Esiste
un problema di legalità delle procedure ed è quello a preoccuparci, in modo
particolare. Perché in tal modo chi transita va incontro a incertezze
legislative che rendono l’intero sistema di accoglienza incerto. Vi sono alla
base diverse inadempienze, molto gravi, che il governo Renzi nega: le strutture
sono ciclicamente sovraffollate e i tempi di valutazione delle richieste di
asilo sono molto lunghi. I problemi della tutela per i richiedenti sono
aumentati da quanto esiste il meccanismo hotspot. È altrettanto evidente che ci
troviamo di fronte a un sistema che produce unicamente esclusione e
marginalizzazione. Attualmente, in Italia, tra centri di accoglienza ordinaria e
straordinaria sono presenti circa 140.000 persone, quasi tutte di origine sub
sahariana. Al 90% di queste persone non viene riconosciuta alcun tipo di
protezione internazionale, nemmeno umanitaria e al termine del periodo di
accoglienza, dopo aver esaurito tutte le possibilità garantite dalla legge di
opporsi ai dinieghi delle Commissioni territoriali, saranno messi per strada,
aggiungendosi, così, ai respinti dal sistema hotspot a cui abbiamo già fatto
riferimento. <BR>Per tutto questo nelle ultime settimane, come associazione
Babele, insieme a molti altri organismi associativi quali Libera, ARCI,
Ohana e a soggetti informali come Campagna Welcome Taranto abbiamo analizzato il
quadro e cercato di ipotizzare alcune proposte tese a sbloccare il sistema
italiano che in questo momento è sia in affanno nel cercare soluzioni di
accoglienza e, nel contempo, mostra un crescendo di stranieri in grave
difficoltà a seguito del mancato riconoscimento della protezione internazionale
o umanitaria. <BR>Convinti che non esistano soluzioni semplici e a breve
termine, ma ragionevoli e umanitarie, sì; chiediamo ai parlamentari jonici di
ascoltare le nostre proposte, per poter ricercare strumenti di intervento
condivisi. Di discutere dell’altra accoglienza possibile, in un incontro non
pubblico il 17 giugno prossimo, alle ore 18,30, presso la sede di Libera, in via
Aristosseno.</P></DIV></DIV></DIV>
<br /><br />
<hr style='border:none; color:#909090; background-color:#B0B0B0; height: 1px; width: 99%;' />
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