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<DIV class=ls-articolo>
<DIV class=ls-articoloTitolo>
<H3><FONT face="Times New Roman">nasce la prima rete per combattere lo
sfruttamento </FONT></H3></DIV>
<DIV class=ls-articoloWrapperImmagine><FONT face="Times New Roman">L’iniziativa
dopo i fatti del 2012, quando un’azienda licenziò 40 braccianti marocchini che
avevano scioperato contro le condizioni a cui erano sottoposti. Il 18 si
conclude la causa<BR><BR><IMG title=""
src="http://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p3/2015/09/10/Alessandria/Foto/RitagliWeb/97bb1019bbb2a8ae429cc79250b0dd2a-ksAG-U107061871202tVD-1024x576@LaStampa.it.jpg"><BR></FONT>
<P class=ls-articoloDidascalia><FONT face="Times New Roman">Immigrati
appartenenti alle comunità ghanesi e nigeriane manifestano contro il
caporalato</FONT></P></DIV></DIV>
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<TD
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face="Times New Roman"><SPAN
class=ls-articoloDataPubblicazione>12/02/2016</SPAN> <SPAN
class=ls-articoloOcchiello></SPAN></FONT>
<DIV class=ls-articoloSuperIntestazione>
<DIV class=ls-articoloAutore itemprop="author">
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<DIV style="FLOAT: left"><FONT face="Times New Roman">maria teresa
marchese</FONT></DIV></DIV></DIV>
<DIV class=ls-articoloLuogo itemprop="contentLocation"><FONT
face="Times New Roman">castelnuovo scrivia </FONT></DIV></DIV>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>Sarà la prima rete
anti-sfruttamento tra lavoratori delle aziende agricole della bassa Valle
Scrivia</SPAN>, nell’Alessandrino, quella annunciata l’altra sera all’assemblea
organizzata dal presidio permanente di Castelnuovo Scrivia, nel salone della
Croce rossa, con gli avvocati Simonetta Crisci di Roma e Luca Corbellini dello
studio Caranzano di Asti: presenti numerosi ex braccianti della Lazzaro e
lavoratori di diverse altre aziende. </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman"><SPAN class=nero>«Il 18 febbraio, davanti al
tribunale di Alessandria, si concluderanno le prime 5 cause tra quelle intentate
dai braccianti contro i Lazzaro per i fatti del 2012 - dice Daniela Cauli del
presidio -, quando l’azienda licenziò 40 braccianti marocchini che avevano
scioperato contro le condizioni di schiavismo a cui erano sottoposti. E noi
saremo lì, davanti al tribunale, alle 9, per un presidio di sostegno ai
lavoratori».</SPAN> E aggiunge: «La lotta è ancora lunga, il fascicolo con le
pesantissime accuse giace in procura, denunce a carico di lavoratori e attivisti
del presidio non si contano, ma non ci fermiamo». </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Gli avvocati hanno fatto il punto della
situazione e è stato diffuso un dossier che riassume la vicenda Lazzaro. «Nel
giugno 2013, in coincidenza con l’avvio delle vertenze in tribunale per i
recuperi economici - spiega l’avvocato Crisci -, i proprietari della Lazzaro
hanno acceso un mutuo di 420 mila euro e ipotecato i terreni e i fabbricati per
15 anni e 6 mesi per un valore di 840 mila euro. Addirittura attualmente
figurano come dipendenti della società agricola Cas<SPAN>telfresco che è
subentrata a loro nella gestione dell’azienda. <SPAN class=nero>I lavoratori
clandestini hanno ottenuto il permesso umanitario in seguito alla denuncia per
riduzione in schiavitù, poi derubricata in grave sfruttamento, mentre sui
proprietari pendono gravi accuse non ancora definite dalla Procura, dove giace
il fascicolo sul caso Lazzaro, a quasi 4 anni dall’inizio della lotta</SPAN>».
</SPAN> </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Ma non solo: ci sono nuove denunce di altri
lavoratori. La vicenda Lazzaro, a quanto pare ha evidenziato un nervo scoperto
dello sfruttamento nelle campagne della Bassa Valle Scrivia. «In quasi tutte le
aziende agricole della zona - aggiunge Daniela Cauli - esistono condizioni di
lavoro simili a quelle praticate dai Lazzaro, <SPAN class=nero>le retribuzioni
orarie, quando vengono pagate non superano i 5 euro
l’ora</SPAN>».</FONT></P></DIV></DIV>
<br /><br />
<hr style='border:none; color:#909090; background-color:#B0B0B0; height: 1px; width: 99%;' />
<table style='border-collapse:collapse;border:none;'>
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