<HTML><HEAD></HEAD>
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<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Calibri'; COLOR: #000000">
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">:</FONT><SPAN
style="mso-bidi-font-weight: bold"><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">: +16% I MORTI
NEL 2015</FONT></SPAN></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt"></FONT></FONT></SPAN> </P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">C'è un indicatore certo delle
caratteristiche omicide dello sfruttamento capitalistico, e sono gli infortuni
sul lavoro. Per qualche anno, con l'avvitarsi della crisi economica, i dati
relativi erano stati registrati in lieve calo. Meno gente sul lavoro, meno morti
e feriti. Tutto normale, ma anche quel calo fisiologico era comunque inferiore
(percentualmente) a quello dei posti di lavoro che si erano intanto perduti. Se
ne poteva dedurre facilmente che si lavorava comunque in condizioni peggiori,
con meno attenzione, tanto da parte delle aziende, quanto da parte di lavoratori
molto più ricattati di prima, alle misure di sicurezza.</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">Del resto i Governi (tutti) si erano
sforzati di ridurre i controlli e gli Ispettori del lavoro, segnalando così alle
aziende che ora dovevano preoccuparsi ancor meno di
prima.</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">E’ bastato che il tasso di
occupazione ufficiale smettesse di scendere (molte nuove assunzioni sono in
realtà "emersioni dal lavoro nero" oppure passaggi contrattuali dalle varie
forme di precariato al nuovo "contratto a tutele crescenti", incentivato con una
decontribuzione che può arrivare fino a 8.000 euro annui per tre anni) perché il
numero dei morti ricominciasse a crescere in modo addirittura drammatico: 163
morti in più rispetto al 2014 (+ 16%), cresciuti del 18% gli infortuni mortali
in occasione di lavoro. e del 12%.</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">I dati, elaborati dal l'Osservatorio
Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, sulla base di dati INAIL, non
lasciano margini alle interpretazioni riduttive. "E' una vera strage che a fine
anno prende forme e contenuti di un massacro. Una tragedia che racconta di 1.172
vittime registrate sul lavoro da gennaio a dicembre 2015 e che fa registrare
un'inquietante media di 98 infortuni mortali al mese (24 alla settimana e più di
3 al giorno). Uno scenario che diventa ancor più drammatico nel confronto con il
2014. Perché l'incremento della mortalità registrato è del 16% (163 morti in
più); e arriva al 18% l'aumento dei decessi nella rilevazione degli incidenti
mortali avvenuti in occasione di lavoro (erano 746 nel 2014 e 878 nel 2015).
Mentre quelli in itinere sono passati da 263 a 294
(+12%)".</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">In totale, 1.072 uomini e 100 donne.
La differenza, com'è intuibile, dipende dal fatto che i lavori più rischiosi
sono ancora appannaggio ("privilegio", direbbe magari qualche opinionista ben
foraggiato) dei maschi.</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">I dati disaggregati, peraltro,
confermano una certa uniformità su base territoriale, a conferma che lo
sfruttamento funziona dappertutto in modo sostanzialmente simile. Non c'è
insomma differenza significativa tra regioni più industrializzate e meno, tra
territori più rispettosi della legalità e quelli a maggiore presenza di attività
semi-illegali.</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">E’ infatti la Lombardia a indossare
la maglia nera con il più elevato numero di vittime in occasione di lavoro (124
decessi); seguono: la Campania (87), la Toscana (79), il Lazio (76), il Veneto
(71), l'Emilia Romagna (69), il Piemonte (66), la Sicilia (62), la Puglia (57).
E poi ancora: le Marche (29), l'Abruzzo (28), l'Umbria (22), la Calabria (21),
il Trentino Alto Adige e la Liguria (19), il Friuli Venezia Giulia (15), la
Sardegna (12), il Molise e la Basilicata (11). Mentre l'indice di rischio più
elevato rispetto alla popolazione lavorativa viene registrato in Molise (110,6)
contro una media nazionale di 39,2. Seguono Umbria (61,4) e Basilicata
(61,1).</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">La disaggregazione per comparti
produttivi assegna ancora una volta all'edilizia la palma d'oro dei lavori
killer: 132 vittime, pari al 15 per cento del totale. Seguono le attività
manifatturiere (109 decessi) e il trasporto e magazzinaggio
(91).</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">Pesante anche la differenza per fasce
di età, perché (a dispetto delle regole scritte a tavolino da criminali che non
sanno cos'è il lavoro manuale) con l’avanzare dell'età aumenta fisiologicamente
il rischio di incidenti: più della metà delle vittime aveva un'età compresa tra
i 45 e i 64 anni (485 morti).</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">La provincia in cui si conta il
maggior numero di infortuni mortali è il regno storico dei "palazzinari", Roma
con 47 morti; seguono Milano (35), Napoli (34), Bari (26), Torino (23), Brescia
(21), Palermo e Salerno (19), Cuneo e Perugia (17), Verona e Bologna
(15).</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">Le donne che hanno perso la vita nel
2015 in occasione di lavoro sono state 48. Gli stranieri deceduti sul lavoro
sono 138, pari al 15,7 per cento del totale, pur rappresentando una percentuale
assai inferiore sul piano degli occupati in generale. Significa che a loro sono
riservate le mansioni più rischiose, aggravate spesso dalla insufficiente
conoscenza della lingua e ovviamente anche delle leggi poste a tutela del
lavoratore.</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">“L’appellarsi al buon senso dei
datori di lavoro e dei dipendenti, a volte, non è sufficiente per esorcizzare i
pericoli in azienda” - conclude il presidente dell'Osservatorio, Rossato – “e
allora diventa sempre più indispensabile invocare controlli più diffusi e severi
e, senza alcun dubbio, pene certe e processi più veloci per gli evasori della
sicurezza sul lavoro".</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">L'esatto contrario di quel che vanno
facendo i Governi da 25 anni a questa parte.</FONT></FONT></SPAN></P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt"></FONT></FONT></SPAN> </P>
<P class=MsoNormal style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: normal"
align=justify><SPAN
style="FONT-FAMILY: ; mso-fareast-font-family: 'Times New Roman'; mso-fareast-language: it"><FONT
face=Verdana><FONT style="FONT-SIZE: 10pt">22/01/2016<BR>Redazione Contropiano
</FONT></FONT></SPAN></P></DIV></DIV>
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<hr style='border:none; color:#909090; background-color:#B0B0B0; height: 1px; width: 99%;' />
<table style='border-collapse:collapse;border:none;'>
<tr>
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