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style='href: "http://www.operaicontro.it/?p=9755736496"' rel=bookmark><FONT
face="Times New Roman">Viadana, 170 lavoratori della cooperativa facchini in
sciopero. “Siamo stranieri, non ci ascoltano”</FONT></A><FONT
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title="Viadana, 170 lavoratori della cooperativa facchini in sciopero. “Siamo stranieri, non ci ascoltano”"
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alt="“Se fossimo 170 italiani a scioperare e a bloccare, giorno e notte, l’ingresso e l’uscita delle merci dalla fabbrica, bene, state sicuri che avremmo già avuto parecchie prime pagine dei […]"
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<H1 align=justify><FONT face="Times New Roman">“<SPAN style="COLOR: "><FONT
color=#800000 size=3>Se fossimo <STRONG>170 italiani</STRONG> a scioperare e a
bloccare, giorno e notte, l’ingresso e l’uscita delle merci dalla fabbrica,
bene, state sicuri che avremmo già avuto parecchie prime pagine dei giornali. E
invece siamo stranieri e ci riservano dei trafiletti”. Un po’ frustrati, ma non
demoralizzati. I 170 soci lavoratori della <STRONG>Cooperativa Viadana
Facchini</STRONG>, che dal 28 gennaio stanno scioperando a oltranza davanti ai
cancelli della <STRONG>Composad</STRONG>, società committente che realizza
mobili in kit per <STRONG>Ikea</STRONG> e per la quale lavorano in appalto, non
indietreggiano. Chiedono l’applicazione integrale del Contratto Collettivo
Nazionale del loro settore (logistica, trasporti e facchinaggio) – cosa che a
oggi non avviene – l’integrazione a beneficio dei lavoratori delle differenze
retributive maturate negli anni rispetto a quanto fissato a livello nazionale e
la garanzia dei posti di lavoro nel rinnovo dell’appalto, scaduto lo scorso 31
dicembre ma prolungato in deroga.</FONT></SPAN></FONT></H1>
<H1 align=justify><SPAN style="COLOR: "><FONT color=#800000 size=3
face="Times New Roman">Fra loro non ci sono italiani e nemmeno bandiere dei
sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil). Loro sono pachistani, indiani,
senegalesi e a rappresentarli in questa protesta è il sindacato di base Adl
Cobas. e sono alla quarta notte passata fuori dai cancelli per vigilare che il
blocco delle merci continui. “Ci rendiamo conto – spiega al </FONT><A
style="COLOR: " href="http://fattoquotidiano.it/" target=_blank><FONT
color=#800000 size=3 face="Times New Roman">fattoquotidiano.it</FONT></A><FONT
color=#800000 size=3 face="Times New Roman"> <STRONG>Stefano Re</STRONG>,
rappresentante di Adl Cobas presente al presidio – di recare disagi agli altri
lavoratori dell’azienda e anche al resto del gruppo Sadepan, di cui Composad fa
parte, ma la determinazione delle azioni è rimasta l’unica arma in nostro
possesso. Non cederemo fino a quando dalla direzione dell’azienda non ci
arriverà un segnale di apertura; almeno la promessa che ci siederemo tutti, noi
ma anche gli altri sindacati che rappresentano una trentina degli oltre 200
lavoratori della Viadana Facchini impiegati all’interno dello stabilimento,
intorno a un tavolo con i vertici aziendali a discutere delle richieste portate
avanti dai lavoratori”.</FONT></SPAN></H1>
<H1 align=justify><SPAN style="COLOR: "><FONT color=#800000 size=3
face="Times New Roman">Ma questa apertura non arriva, anzi. “Ci ignorano – ci
dice un lavoratore di origini senegalesi – ma noi non molliamo. Chiediamo solo
che vengano rispettati i nostri diritti, niente di più. Chiediamo una paga
giusta, dignitosa. Sono quattro anni che il CCNL non viene applicato
integralmente. Devono capire che la schiavitù è finita”. La contrattazione
collettiva del settore logistica e trasporti prevede una paga base di 1450 euro,
ma, conferma Stefano Re, “attualmente un operaio di sesso maschile percepisce
tra i 1000 e 1200 euro, mentre per le donne le paghe sono ben più basse, tra i
450 e i 700 euro mensili”. Il dente avvelenato i lavoratori in sciopero ce
l’hanno anche con presidente e vicepresidente della <STRONG>Cooperativa Viadana
Facchini</STRONG>, un tempo considerata esempio di integrazione. Le cose
andavano meglio, ma oggi quel clima da “favola” sembra essersi dissolto. Nel
dicembre scorso ci fu un altro sciopero, sempre per gli stessi motivi, ma senza
blocchi. Allora la situazione si ricompose perché i vertici della
<STRONG>Coop</STRONG> strapparono l’accordo al committente della piena
applicazione del CCNL. Accordo disatteso. Per questo i lavoratori sono tornati
in piazza.</FONT></SPAN></H1>
<H1 align=justify> </H1></DIV></DIV></DIV>
<br /><br />
<hr style='border:none; color:#909090; background-color:#B0B0B0; height: 1px; width: 99%;' />
<table style='border-collapse:collapse;border:none;'>
<tr>
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