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<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Calibri'; COLOR: #000000">
<DIV class=itemHeader>
<H2 class=itemTitle><FONT face="Times New Roman">Bari, il “patto di sicurezza”
entra, armato, nell’università.</FONT></H2>
<LI class=mipiace><EM><FONT face="Times New Roman">questa nota scritta da una
studentessa dell’Università di Bari, a riguardo un episodio verificatosi
nell’Ateneo. In un contesto in cui l’emergenza sicurezza giustifica qualsiasi
stravolgimento delle libertà individuali, nemmeno il sapere conserva la sua
autonomia.</FONT></EM></LI></DIV>
<DIV class=itemBody>
<DIV class=itemFullText>
<P align=center><EM><IMG alt=uniba
src="http://www.infoaut.org/images/stories/uniba.jpg" width=600
height=338></EM></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Nella giornata di Lunedì 25 gennaio, un
evento organizzato in Ateneo dall’ Università degli Studi di Bari ha suscitato
non poche polemiche fra la popolazione studentesca e fra chi studente non lo è
più, ma si ricorda bene la vita fra quelle mura.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Si trattava di un convegno intitolato “le
opportunità di crescita economica e le esigenze di sicurezza del Paese in ambito
marittimo” in cui erano presenti fior fior dei rappresentanti dello Stato e
della Difesa (</FONT><A
style='href: "http://www.uniba.it/eventi-alluniversita/2016/uniba-marina"'
rel=nofollow target=_blank><FONT
face="Times New Roman">http://www.uniba.it/eventi-alluniversita/2016/uniba-marina</FONT></A><FONT
face="Times New Roman">), organizzato in occasione della firma di un accordo di
collaborazione fra marina militare e Uniba. In cosa consista l’accordo non è
dato sapere, ma ciò che certamente tutti hanno notato è stata l’esposizione
della marina militare.<BR>Decine di stand (intorno ai quali vagavano ancor più
di militari) erano sistemati per tutto il piano terra dell’ateneo barese
esponendo moltissime armi e strumenti atti ad offendere, scudi, caschi,
divise.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Uniba non è nuova ad accordi con le forze della
difesa.<BR>Accordi di reciproco scambio che seguono la logica delle ultime
riforme, riforme che hanno spinto allo smantellamento dell’Università come luogo
di cultura autonomo, costringendolo a diventare un ente-azienda che può e deve
accogliere chiunque possa finanziarla e tenerla in vita. L’obiettivo è
cancellare ogni forma di tutela del sapere e del diritto allo studio, quello che
rimane è solo una macchina aziendale. Non esiste alcuna vergogna nello
stuzzicare studenti universitari ad abbandonare gli studi per la carriera
militare, né nell’organizzare visite nelle caserme ad eventi militari come è già
accaduto in passato ad esempio con la Guardia di Finanza.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">L’università non è più il luogo dove lo Stato
offre e garantisce ai cittadini la possibilità di studiare, oggi l’università è
di proprietà dello Stato. In quanto tale essa deve diventare una sua emanazione:
si aprano le porte dunque alla difesa! Nessuno stupore se ciò si affianca ai
tagli alla ricerca, anzi il tutto segue una logica banale ( come solo ciò che è
malvagio può essere). Non bisogna fare ricerca, non bisogna farsi domande, basta
perdere tempo: bisogna produrre e difendere chi produce. Così, aziende e
militari hanno fatto il loro trionfale ingresso nell’università.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Chiaramente questo non significa che manchino le
responsabilità dei singoli. Il rettore Uricchio ha dimostrato di avere la
volontà politica di mettere l’Uniba a disposizione delle forze dell’ordine.
Probabilmente, se la Marina avesse scelto di “limitare” la sua esposizione
nessuno si sarebbe accorto di nulla.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">L’università è già stata, di fatto, snaturata.
Da questo punto di vista quello che è accaduto ieri è perfettamente coerente.
Molti studenti si sono indignati, qualcuno ha scherzato sugli arsenali e su
possibili incontri con pescatori baresi, ma c’è anche chi approvava questa
dimostrazione di forza. Tutti in qualche modo erano rassegnati a questo
cambiamento.<BR>Fra Stato e popolazione vi è un “patto di sicurezza”, di cui
Foucault ha scritto molto, un patto di protezione da tutto ciò che può essere
incertezza, rischio, pericolo, che porta lo Stato a intervenire ogni volta in
cui si verifica un singolo evento eccezionale. Questa eccezionalità viene
monitorata in un’attenzione onnipresente e costante, e richiede un intervento
altrettanto eccezionale, spesso extra-legale.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Ma la soglia dell’eccezionalità non la
stabilisce la popolazione, di conseguenza una protesta popolare può divenire
terrorismo, le armi all’interno di un ateneo possono divenire necessarie.
Viviamo in una società securitaria la cui protezione spesso ha un prezzo troppo
alto, in cui la sicurezza e la paura si sfidano e si rilanciano l’un l’altra. In
questo tipo di società l’abuso di potere avviene regolarmente travestito da
emergenza, ma molti non ne sono coscienti. Forse, se l’università facesse
studiare Foucault alle matricole, se aiutasse davvero gli studenti a comprendere
la società, aiuterebbe la popolazione tutta a non temere il mondo in cui
viviamo. Perché temiamo solo quello che non comprendiamo, e a comprendere ci
possono aiutare i libri, non le armi.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">da</FONT><A
style='href: "http://oltreilguardo.altervista.org/?p=5911"'><FONT
face="Times New Roman"> oltreilguardo.it</FONT></A><EM><FONT
face="Times New Roman"> </FONT><BR></EM></P></DIV>
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face="Times New Roman">SAPERI</FONT></A></DIV></DIV></DIV></DIV>
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<hr style='border:none; color:#909090; background-color:#B0B0B0; height: 1px; width: 99%;' />
<table style='border-collapse:collapse;border:none;'>
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