<div dir="ltr"><h1 class=""><span style="color:rgb(204,0,0)">Ancora una volta, se toccano uno, toccano tutti.
Ancora una volta, a fianco dei lavoratori del SiCobas aggrediti, uniti per difendere le lotte</span></h1><p><img src="cid:ii_iip6v51e0_151e5d9976488490" height="311" width="471"><br><br></p><p class="">Già lo scorso maggio,
alcuni lavoratori SiCobas furono aggrediti alla SDA di Roma da una
squadraccia antioperaia, durante un picchetto antisciopero, che fu
giustificato se non rivendicato nelle ore successive da FIT-UILT-FILT
(CISL-UIL-CGIL) di Roma, evidenziando anche una diretta partecipazione
all'azione di loro iscritti.
<br>
<br>Oggi la vicenda si ripete, seppur in un contesto diverso e con
diverse modalità. Nella notte fra martedì 22 e mercoledì 23 dicembre,
presso il magazzino GLS di Montale (Piacenza), quattro lavoratori del
SiCobas sono stati aggrediti da altri lavoratori, con armi improprie
(spranghe, sedie...): sono stati tutti ricoverati al pronto soccorso ed
uno di loro risulta essere in gravi condizioni (in coma). Il SiCobas
denuncia la presenza, fra gli aggressori, di iscritti alla CGIL ed ai
sindacati confederali.
<br>
<br>Siamo di nuovo in presenza di fatti di una gravità enorme. Da
diversi anni il SiCobas dirige un lungo ciclo di lotte nella logistica,
insieme ad altre strutture ed avanguardie politiche e sociali, in tutto
il centro-nord (Roma, Bologna, Piacenza, Milano, Torino, Padova, ecc).
Un ciclo di lotte in cui si è organizzato in particolare un settore di
classe operaia immigrata, molto combattivo nonostante le sue difficili
condizioni di vita, e che ha ottenuto diversi successi, in vertenze
esemplari (ad esempio Ikea) e nei rinnovi contrattuali. Contro queste
esperienze di lotte, contro questo settore di lavoratori e lavoratrici,
si è ovviamente concentrata la repressione dei padroni e dello Stato:
licenziamenti, denunce, cariche della polizia, fermi, fogli di via ed
espulsioni. Una repressione favorita dai rapporti di forza complessivi
tra le classi, indeboliti dallo sfondamento padronale del governo Renzi e
dall’ambiguità e vaghezza della risposta da parte delle grandi
organizzazioni sindacali, che hanno dissolto nel nulla le resistenze
dello scorso autunno (mobilitazioni contro il Jobs Act) e della scorsa
primavera (movimento della scuola). Una repressione favorita dal
tentativo autoritario di stampo bonapartista che il governo sta
conducendo (riforma del Senato, Italicum, legge sulla rappresentanza che
concretizzerebbe l’accordo del 10 gennaio, normativa antisciopero).
<br>
<br>Contro questa repressione, contro queste svolte autoritarie sul
piano politico e sociale, servirebbe costruire subito un fronte unico di
resistenza e di lotta, per difendere diritti e condizioni del lavoro.
<br>La scelta della CGIL è invece opposta. Non solo rimanda e dilaziona
ogni lotta e ogni sciopero (scuola, impiegati pubblici, legge di
stabilità e pensioni), ma sottoscrive in diverse categorie rinnovi
contrattuali in cui lascia mano libera al padronato sull’organizzazione
del lavoro e si prepara a siglare un nuovo accordo quadro sulla
contrattazione, in cui si trasferisce al livello aziendale la centralità
della determinazione degli aumenti salariali, oltre che della
definizione dei tempi e dei ritmi di lavoro (facendo evaporare
progressivamente il contratto nazionale).
<br>
<br>In questo contesto complessivo, nel settore della logistica le
organizzazioni confederali di categoria hanno sempre contrastato il
SiCobas ed il ciclo di lotta avviato dai lavoratori immigrati. Da molto
infatti FIT, UILT e anche FILT conducono un’ambigua e gravissima linea
di complicità e concertazione con l’infame mondo della cooperazione
(cosiddetta sociale), come con le grandi imprese che dominano questo
settore.
<br>Ma è ancor più grave che oggi queste organizzazioni sindacali
appoggino queste azioni di aperta e violenta aggressione. Come abbiamo
detto lo scorso maggio, non c’è solo il problema degli iscritti che
hanno partecipato, rispetto ai quali deve esser immediatamente richiesta
l’espulsione. Un sindacato che si schiera dalla parte delle aggressioni
a lavoratrici e lavoratori che lottano è un’organizzazione sindacale
che si rende complice della svolta autoritaria del paese, che
contribuisce al degrado dei diritti del lavoro, che tradisce gli
interessi di classe.
<br>
<br><b>Per questo chiediamo a tutte le organizzazioni della sinistra, agli
iscritti ed ai dirigenti della CGIL, di assumersi la propria
responsabilità: denunciare l’accaduto, non offrire nessun tipo di
copertura politica, espellere gli eventuali iscritti coinvolti
nell’azione. Come abbiamo detto a maggio, e ribadiamo oggi con maggior
forza, non è una questione di solidarietà. Anche se ovviamente
esprimiamo tutta la nostra vicinanza politica ed umana ai lavoratori
feriti ed a quelli picchiati, alle loro lotte, al loro sindacato
SiCobas. È un problema di difesa dei diritti di tutti e di tutte. È un
problema di salvaguardia collettiva degli interessi di classe. A fianco
delle lotte della logistica, al fianco del SiCobas, in questo gravissimo
e vergognoso episodio.
</b><br>
<br><b>SE TOCCANO UNO, TOCCANO TUTTI!</b></p>
<h5 class=""><font size="4"><span style="color:rgb(255,0,0)">Partito Comunista dei Lavoratori</span></font></h5><p><img style="margin-right: 0px;" src="cid:ii_iip6y6fq1_151e5dbc2ce0923a" height="141" width="141"><br><br></p><p><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a><br></p><p><br></p></div><div id="DDB4FAA8-2DD7-40BB-A1B8-4E2AA1F9FDF2"><table style="border-top:1px solid #aaabb6;margin-top:10px">
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