<div dir="ltr"><h1 class=""><span style="color:rgb(204,0,0)">Per una soluzione anticapitalista della crisi bancaria</span></h1><p><img src="cid:ii_ii3pw61q0_15198771b08199cd" height="314" width="471"><br></p><p class="">Il salvataggio di quattro
banche (Popolare Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti) per
mano di un decreto del governo ha riproposto clamorosamente la questione
bancaria in Italia.
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<br>130.000 risparmiatori lamentano l'esproprio delle proprie ricchezze.
L'ABI lamenta gli oneri pagati dalle grandi banche per salvare le
piccole, protestando presso Bankitalia. Bankitalia lamenta la
preclusione opposta dalla UE al salvataggio delle banche con fondo
pubblico. La UE dichiara che la scelta è stata delle “autorità
italiane”. Le “autorità italiane”, ossia il governo Renzi, rivendicano
la riduzione del danno e il salvataggio dei correntisti, lamentando
tuttavia le “rigidità della UE”.
<br>Questa giostra dello scaricabarile lascia sul terreno un solo dato
certo: la realtà criminale del capitalismo e la complicità di tutti i
suoi gestori.
<br>
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<br><b>LA REALTÀ CRIMINALE DEL CAPITALE</b>
<br>
<br>È accaduto qualcosa di molto semplice. La crisi capitalista ha
pesato sulle banche italiane, creando una massa di 130 miliardi di
crediti “deteriorati”, cioè di soldi che non torneranno indietro. Le
banche hanno cercato di liberarsi di questa zavorra in mille modi:
licenziando i propri dipendenti, chiudendo sportelli e filiali,
appesantendo commissioni e mutui, ma anche piazzando titoli e
obbligazioni spazzatura presso la propria clientela (propri dipendenti
inclusi), col metodo ordinario della truffa. Bankitalia e Consob, le
cosiddette strutture della “vigilanza”, hanno coperto l'operazione
truffaldina. Ma l'operazione è spesso fallita, in particolare nel caso
di diverse banche locali. È il caso delle quattro banche in questione
(tosco-emiliane, marchigiane, abruzzesi), ma anche di importantissime
banche venete. A questo punto subentra il “salvataggio” delle banche
fallite, sotto l'egida del governo, attraverso due leve tra loro
combinate. Da un lato interviene il soccorso delle banche maggiori che
iniettano 3,6 miliardi nella ricapitalizzazione delle banche fallite,
dopo aver ottenuto una adeguata compensazione fiscale dal governo
(riduzione dei contributi dovuti, a tutto danno dell'erario pubblico).
Dall'altro lato si azzerano due miliardi e mezzo dei piccoli azionisti e
creditori delle banche, prima truffati dai banchieri e poi chiamati a
risanare il loro crack coi propri fondi. Il risultato è la “salvezza
delle banche”, con vanto e gloria del governo Renzi. In realtà si è
coperta la loro rapina, usando il portafoglio delle sue vittime.
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<br><b>LA SVOLTA EUROPEA NEI SALVATAGGI BANCARI
</b><br>
<br>Il caso delle quattro banche minaccia di andare ben al di là di un
episodio di cronaca. Anticipa e fotografa con cruda efficacia la nuova
normativa sui fallimenti bancari concordata tra i governi capitalisti in
sede UE, e che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2016. I salvataggi delle
banche fallite con soldi pubblici non saranno più consentiti. Le banche
fallite saranno “salvate” dalle ricchezze dei propri azionisti e
correntisti (dai depositi superiori ai 100.000 euro). È una delle forme
di tutela del Fiscal Compact. Questo rappresenta una minaccia per
centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori, soprattutto a fronte
delle fragilità del capitale bancario in Italia. Negli anni della grande
crisi, i principali governi capitalistici europei hanno salvato le
proprie banche con una pioggia gigantesca di risorse pubbliche (altro
che liberismo!), a carico dei contribuenti (principalmente i lavoratori)
e delle prestazioni sociali. Il capitalismo italiano, già gravato da un
abnorme debito pubblico, non ha potuto fare altrettanto. Oggi il carico
di una crisi bancaria irrisolta si manifesta in tutta la propria
ampiezza proprio nel momento in cui si chiude giuridicamente lo spazio
del soccorso pubblico. Da qui la minaccia incombente su significativi
settori di piccola borghesia e di popolo risparmiatore.
<br>
<br>
<br><b>I CIARLATANI BORGHESI NON SANNO CHE PESCI PRENDERE
</b><br>
<br>Ma qual è la possibile soluzione alternativa?
<br>I partiti di governo del capitalismo non sanno che pesci prendere.
Ed è spassoso constatare che i più severi fustigatori degli “eccessi e
sprechi della spesa pubblica” (quando si tratta di pensioni, sanità,
scuola, contratti pubblici) si riscoprono improvvisamente nostalgici
delle statalismo quando si tratta del soccorso pubblico alle banche. «La
Merkel ha speso 247 miliardi a sostegno delle proprie banche, i
precedenti governi italiani hanno preferito non intervenire, e ora la
situazione è questa» ha testualmente dichiarato il capo del governo al
Corriere della Sera (6 dicembre). «La Germania ha soccorso le proprie
banche con risorse pubbliche, perché non dovrebbe essere possibile un
intervento analogo per salvare Banco Veneto e la Banca Popolare di
Vicenza?» dichiara Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, sulle
compiacenti pagine di Libero (8 dicembre). I partiti borghesi di governo
e di opposizione sognano la possibilità di scaricare sul portafoglio
dei lavoratori il salvataggio congiunto dei banchieri e dei piccoli
risparmiatori loro elettori. Ma non potendo salvare entrambi salvano i
banchieri e il loro sistema, sempre a carico dei lavoratori (esenzioni
fiscali per le banche soccorritrici), con qualche salvagente
“umanitario” (bucato) per una piccola minoranza di risparmiatori
truffati.
<br>Il M5S che strilla contro il governo non va oltre la rivendicazione
della liberazione delle banche “dai politici” e la richiesta di una
“vera vigilanza di Bankitalia”: riproponendo l'eterna illusione
piccolo-borghese in un possibile capitalismo etico e sano; in realtà
cercando di organizzare la piccola borghesia contro il PD per farne
sgabello del proprio progetto reazionario e plebiscitario contro il
lavoro.
<br>Quanto alle sinistre riformiste, interamente impegnate nella tela di
Penelope della propria unificazione alla vigilia delle elezioni
amministrative, è troppo attendersi una qualsivoglia proposta
alternativa al ricettario delle “soluzioni” borghesi. La bussola
strategica di un nuovo centrosinistra la esclude pregiudizialmente dal
loro orizzonte.
<br>
<br>
<b><br>LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE: UNICA SOLUZIONE A VANTAGGIO DEI LAVORATORI E DEL PICCOLO RISPARMIO
<br>
</b><br>La verità è che l'unica soluzione alternativa seria della crisi
bancaria italiana passa più che mai attraverso drastiche misure
anticapitaliste. Ogni salvataggio delle banche nell'attuale economia di
mercato comporta il sacrificio, comunque distribuito, di lavoratori e
piccoli risparmiatori. Cioè delle vittime della rapina bancaria. Solo la
nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo per i grandi
azionisti, e sotto il controllo dei lavoratori; solo la concentrazione
delle banche in una unica banca pubblica, possono spezzare alla radice
la dittatura del capitale finanziario, a tutela dei lavoratori e dello
stesso piccolo risparmio.
<br>
<br>Il PCL è l'unico partito della sinistra che dagli anni della grande
crisi ha fatto della rivendicazione della nazionalizzazione delle banche
un asse centrale della propria proposta. Perché è l'unico partito a
battersi per un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione
e la loro forza. Lo svolgimento della crisi bancaria in Italia
ripropone in tutta la sua attualità questa rivendicazione fondamentale.</p>
<h5 class=""><span style="color:rgb(255,0,0)"><font size="4">Partito Comunista dei Lavoratori</font></span></h5><p><img style="margin-right: 0px;" src="cid:ii_ii3pxnha1_15198782a41e6649" height="141" width="141"><br></p><p><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a><br></p><p><br></p></div>