<HTML><HEAD></HEAD>
<BODY dir=ltr>
<DIV dir=ltr>
<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Calibri'; COLOR: #000000">
<H1><FONT size=3 face="Times New Roman">un commento di cremaschi e </FONT><FONT
face="Times New Roman"><FONT size=3>la nostra linea per i contratti</FONT>
</FONT></H1>
<H1><FONT face="Times New Roman"></FONT> </H1>
<H1><FONT size=3 face="Times New Roman">1</FONT></H1>
<H1><FONT face="Times New Roman"><FONT size=3>La resa lampo di Cgil-Cisl-Uil sui
contratti</FONT> </FONT><FONT face="Times New Roman"> </FONT></H1>
<DIV class="itemBody articleabitoverimg">
<DIV class=itemIntroText>
<P><FONT face="Times New Roman">Viene in mente il primo accordo alla Chrysler
tra Marchionne e il sindacato dell'auto, quello firmato in un giorno e poi
bocciato dai lavoratori. In ventiquattr'ore di incontri la Federchimica e i
sindacati chimici di CGILCISLUIL hanno firmato il rinnovo del contratto
nazionale di lavoro. L'accordo è avvenuto mentre il presidente della
Confindustria rendeva noti cinque punti pregiudiziali degli industriali per la
"riforma" dei contratti.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">È difficile credere che l'industriale chimico
Squinzi ignorasse ciò che avveniva al tavolo della sua categoria. Ed infatti se
si confrontano i cinque punti con il testo dell'accordo si vede che essi ci sono
dentro proprio tutti.</FONT></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?><FONT
face="Times New Roman">La Confindustria chiede l'impegno dei sindacati a
garantire l'applicazione del Jobsact, ci sono stati accordi aziendali che lo
mettevano in discussione, e a estendere la contrattazione aziendale senza però
farla diventare territoriale. Il testo firmato risponde pienamente a queste due
condizioni. Il secondo livello di contrattazione sarà solo aziendale, verrà
sottoposto al controllo delle strutture nazionali e dovrà "garantire il rispetto
dei termini e delle procedure delle norme di legge". In questo modo si risponde
anche al terzo dei punti confindustriali, la centralità del contratto nazionale.
</FONT></SPAN></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?><FONT
face="Times New Roman">Questa rivendicazione parrebbe contraddittoria con lo
sviluppo della contrattazione aziendale, di cui gli industriali hanno fatto una
bandiera. Ma non è così. Ciò che si fa in azienda deve servire a migliorare
produttività e competitività del lavoro, deve rendere variabili, anche verso il
basso, i salari e aumentare l'orario di lavoro, soprattutto senza pagare troppo
gli straordinari. La contrattazione aziendale che viene esaltata dai banchieri e
dalla Troika dell'austerità non è la libertà di contrattazione ma il suo esatto
contrario. Ci vuole un controllo rigido dall'alto su di essa, che eviti il
conflitto di lavoro ed esalti la complicità sindacale. Del resto ci sono già
accordi interconfederali e leggi che danno alle imprese il diritto a derogare in
azienda alle regole dei contratti nazionali. In soldoni la contrattazione
aziendale deve servire a peggiorare salario e condizioni di lavoro e questo deve
avvenire sotto il controllo centralizzato del contratto nazionale. Che diventa
così una sorta di istituzione poliziesca, che ha il compito di presiedere allo
smantellamento di ciò che resta dei diritti.</FONT></SPAN></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?><FONT
face="Times New Roman">Per questo la Confindustria afferma che il rinnovo dei
contratti nazionali debba avvenire anche senza aumenti salariali. Il contratto
dei chimici realizza questo suo obiettivo. Come recita il quarto punto, le
imprese chiedono che gli eventuali aumenti dei contratti possano essere
eliminati se i prezzi aumentano meno del previsto. Una sorta di scala mobile
alla rovescia che è stata rigorosamente realizzata nel contratto chimico. Gli
industriali pretendevano la restituzione di 79 euro di aumenti dei contratti
passati, perché l'inflazione era stata sopravvaluta. Sono stati generosi, si
sono accontentati di scontare 15 euro dal rinnovo contrattuale, assorbendo negli
aumenti l'ultima tranche del contratto precedente. Così, contrariamente a quanto
annunciato da CGILCISLUIL, nelle buste paga dei lavoratori chimici dovrebbero
entrare, a partire dal 2017, 85 e non 100 euro lordi scaglionati. Scrivo
dovrebbero perché in realtà nemmeno gli 85 euro sono sicuri. Infatti il nuovo
accordo prevede che nel giugno di ogni anno aziende e sindacati si incontrino
per verificare come è andata davvero l'inflazione. Se fosse minore del previsto,
dovrebbe essere tagliato il salario corrispondente dagli aumenti previsti per
l'anno successivo. Immagino che gli sfacciati dirigenti dei sindacati chimici
spieghino che questa clausola può giocare anche a favore dei lavoratori, nel
caso di aumento repentino dei prezzi. Peccato che tutte le previsioni economiche
escludano questa prospettiva, mentre ritengono probabile quella opposta. Se
questa clausola avesse comportato la possibilità di una crescita dei salari
superiore a quanto concordato, gli industriali non l'avrebbero mai proposta. Ma
non si tratta solo di misere e aleatorie quantità salariali in un settore che
sta facendo rilevanti profitti. Con questo accordo viene cancellato il concetto
stesso di aumento retributivo nel contratto nazionale. I soldi dei contratti
nazionali possono solo essere quelli di una scala mobile povera e aleatoria. Per
questo si cancellano anche gli scatti di anzianità nel Tfr e un po' alla volta
tutte le voci retributive nazionali. </FONT></SPAN></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?><FONT
face="Times New Roman">Il salario fisso nazionale deve essere sostituito da
quello flessibile aziendale, se i profitti vanno bene forse lo prendi, se vanno
male sicuramente no. Salta così la funzione di eguaglianza sociale dei
contratti, quella che ha fatto crescere per decenni le paghe, i diritti e la
dignità del lavoro. I contratti nazionali diventano la cornice burocratica ed
autoritaria dove aziende e sindacati amministrano il corporativismo aziendale.
Il peggio del modello sindacale americano e di quello tedesco mescolati assieme.
</FONT></SPAN></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?><FONT
face="Times New Roman">Il quinto punto è un po' la ciliegina sulla torta. La
Confindustria reclama più welfare aziendale e i sindacati confederali non sono
certo insensibili a questo grido di dolore. Così il contratto si conclude con il
rilancio dei fondi pensione, di quelli sanitari, degli organismi bilaterali e di
tutto quello che serve alle burocrazie padronali e sindacali per giustificarsi
reciprocamente. </FONT></SPAN></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?><FONT
face="Times New Roman">Ci sono infine piccole angherie che però servono a far
capire ai lavoratori l'aria che tira. L'accordo definisce ulteriori
irrigidimenti delle già stringenti procedure per mettersi in malattia e
l'aumento dei giorni di sospensione e delle ore di multa in caso di infrazioni.
</FONT></SPAN></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?><FONT
face="Times New Roman">Il nuovo contratto dei chimici è la controriforma della
contrattazione chiesta dagli industriali. E siccome quel contratto è sempre il
più alto nell'industria, c'è solo da rabbrividire pensando a cosa si prepara per
metalmeccanici e tessili. </FONT></SPAN></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?><FONT
face="Times New Roman">Se dovessimo definire con una battuta questo accordo,
sarebbe semplice affermare che questo è il Jobsact contrattualizzato. I proclami
di CGIL e UIL contro il governo e la Confindustria, la CISL non ha nemmeno
alzato la voce, hanno avuto la stessa efficacia di quelli della sinistra PD
contro Renzi. Che ha ben giocato il ruolo del poliziotto cattivo minacciando la
legge, mentre Squinzi faceva quello buono offrendo il contratto che serviva ad
entrambi. </FONT></SPAN></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?><FONT
face="Times New Roman">La complicità e lo stato di inettitudine confusionale, la
paura che governano i gruppi dirigenti di CGILCISLUIL hanno fatto il resto. Così
quelli che una volta erano i sindacati più forti d'Europa hanno battuto il
record di velocità nella resa, con una vertenza durata appena 24 ore. Per un
mondo del lavoro che subisce una terribile regressione nelle proprie condizioni
i grandi sindacati confederali oggi sono parte del problema e non delle
soluzioni. </FONT></SPAN></P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,' serif?>2</SPAN></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">la
battaglia politica dei contratti</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4"
face="Times New Roman"></FONT> </P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">I
padroni, forti del governo Renzi, il governo più padronale del dopoguerra, si
sentono sufficientemente forti per un'ulteriore offensiva antioperaia,
antisindacale.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Per
questo i toni del presidente della Confindustria, Squinzi, negli ultimi tempi
sono sempre più simili a quelli di Marchionne.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">In
materia di rinnovi dei contratti si vuole dare un colpo finale al contratto
nazionale. Da un lato dietro l'affermazione di rito “il contratto collettivo
nazionale di lavoro mantiene la sua centralità e la sua funzione”, si procede
invece con una sua sostanziale cancellazione, rimandando le materie della
trattativa su salario, condizioni di lavoro, mansioni alla cosiddetta
“contrattazione aziendale” che è stata da sempre la fregatura per imporre,
azienda per azienda e poi in generale, taglio dei salari, più sfruttamento, con
allungamento orario di lavoro, ecc. <BR>Sugli aumenti salariali si vuole
sostanzialmente cancellare ogni riferimento all'inflazione programmata e
lasciare in campo solo il legame tra salario e produttività, dove però la stessa
produttività è ormai intesa come mercato. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"> </P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Ma
questo sarebbe ancora nell'ordine delle cose, queste richieste padronali non
sono nuove e sono una costante negli ultimi decenni, prima della crisi, durante
la crisi, con il sostegno di tutti i governi che si sono succeduti.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Il
salto di qualità della richieste della Confindustria è contenuto nella prima
regola delle linee guida che la Confindustria ha appena diffuso alle categorie
impegnate nella prossima tornata contrattuale: “Non si deve assolutamente
rinunciare ad applicare le novità del jobs act”. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4"
face="Times New Roman">Questo pone la Confindustria tutta sulle linee contenute
sostenute da Marchionne per il gruppo Fiat, oggi Fca che era stato uno dei
motivi dell'uscita della Fiat dalla Confindustria. E' il punto che sancisce il
legame ferreo tra padroni e governo Renzi che si pone a diktat nel rinnovo dei
contratti nazionali e inserisce i nuovi contratti nella cornice dell'assetto
neocorporativo di stampo moderno fascista.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4"
face="Times New Roman">Mettere a premessa dei contratti il jobs act, vuol dire
mettere a premessa la libertà di licenziamento, la flessibilità e precarietà
selvaggia e l'azzeramento dei diritti dei lavoratori nel loro complesso, sia
pure sotto la veste “valido per i nuovi assunti”.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"> </P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Se
non si comprende questo è evidente che non si coglie il nodo politico che è al
centro del rinnovo contrattuale, che non è tanto le piattaforme, su cui si
assiste al solito gioco delle parti. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Gioco
delle parti, tanto per cominciare, che non esiste nella maggiorparte delle
categorie che rinnovano i contratti. I chimici, ad esempio, hanno presentato
pressocchè sempre piattaforme unitarie e hanno firmato accordi spesso senza
scioperi, sempre non rispondenti alle esigenze dei lavoratori e peggiorativi
nelle normative sulle condizioni di lavoro, secondo una linea collaborazionista
neocorporativa che è storica di questi sindacati di categoria dal finire degli
anni '70 in poi.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4"
face="Times New Roman">Quindi prendiamo in considerazione i metalmeccanici che
sono il cuore, come sempre, del rinnovo dei contratti nazionali. Qui il gioco
delle parti vede Fim e Uilm che hanno già presentato la loro piattaforma, i cui
dettagli analizzeremo in seguito, e la Fiom che ne presenta un'altra tutta di
bandiera, ben sapendo che non conterà nulla ai tavoli della trattativa reale e
serve solo al gruppo dirigente per animare il falso movimento che non ha portato
alcun risultato agli operai, almeno nelle ultime tre tornate contrattuali.
</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Ma il
punto vero su cui occorre battersi perchè ci sia comprensione tra gli operai, è
che le piattaforme non contano davvero nulla. Lo scontro sui contratti è uno
scontro sindacale nella forma, tutto politico nella sostanza. <BR>La classe
operaia e i lavoratori hanno necessità di contestare la gabbia neocorporativa
padroni e governo, trasformando la vicenda contrattuale in guerra di classe, il
che significa agire dentro le fabbriche e le assemblee operaie, fuori e contro
tutte le direzioni sindacali, imponendo rivendicazioni salariali, tutele del
lavoro e delle condizioni di lavoro sulla base di nuove forme di lotta che non
riconoscano nessuna legittimità alle normative vigenti e alla ritualità che sono
solo una camicia di forza per imporre la cancellazione del contratto nazionale e
non la sua ripresa, le norme della subordinazione assoluta agli interessi dei
padroni e la riduzione della classe operaia a senza diritti e in regime di
schiavismo. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"> </P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4"
face="Times New Roman">L'opposizione interna alla Fiom, il “Sindacato è un'altra
cosa”, dice in generale cose molto giuste nella critica all'orientamento
maggioritario della Cgil e alle conciliazioni di Landini; ma la sua presenza in
fabbrica resta vincolata a un modo di fare la lotta e costruire l'organizzazione
sindacale di classe che oggi è inadeguato a contrastare il sindacalismo
collaborativo e ad offrire un'alternativa di percorso. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Il
sindacalismo di base nella sua espressione maggioritaria ha un peso in singole
aziende ma non può averlo nella dimensione della battaglia nazionale, dove
rimangono le vecchie logiche burocratiche, autoreferenziale, buona per qualche
tessera ma inadeguata nell'animare l'effettivo conflitto di classe.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Anche
i gruppi di operai e lavoratori che si muovono fuori da questi contesti non
riescono oggi ad avere né progettualità né stile di lavoro che possa
riorganizzare dal basso i lavoratori. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Lo
Slai cobas di Pomigliano ed Arese riduce tutta la sua attività ormai a vertenze
legali esemplari che certamente non possono far rinascere la forza dei cobas in
seno alle fabbriche attuali.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4"
face="Times New Roman">Gruppi di operai attivi come quelli della Marcegaglia e
quelli recentemente riunitisi nell'ambito e intorno al Si.Cobas su spinta del
Comitato dei cassintegrati con una proposta di rete, sono pieni di lodevoli
intenzioni ma hanno scelto principalmente la via o dell'azione “eclatante”,
utile in alcune circostanze, ma francamente inutile e anche controproducente per
una riorganizzazione effettiva nelle fabbriche e posti di lavoro, improponibile
per la massa degli operai. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">Anche
nella riunione della rete (Si.Cobas) la prospettiva è la piattaforma
alternativa, che è, come dire, cominciare dalla fine. Come dimostra invece in
maniera eloquente tutta l'esperienza di lotta degli immigrati della logistica,
c'è prima la ribellione, la lotta dura, la conquista sul campo dei lavoratori,
che poi naturalmente può cementarsi in una piattaforma da contratto nazionale.
</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"> </P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4" face="Times New Roman">In
questo panorama non ci sono oggi vie facile o scorciatoie se non quella di usare
la battaglia contrattuale per tradurre nei fatti, generalizzando focolai ed
esperienze avanzate secondo la linea indispensabile della guerra di classe.
</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm"><FONT style="size: 4"
face="Times New Roman">Questo è difficile ma è possibile. </FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm">proletari comunisti-PCm Italia</P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm">15 ottobre 2015</P>
<P align=justify><SPAN style='face: "Helvetica,'
serif?></SPAN> </P></DIV></DIV></DIV></DIV>
<br /><br />
<hr style='border:none; color:#909090; background-color:#B0B0B0; height: 1px; width: 99%;' />
<table style='border-collapse:collapse;border:none;'>
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