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style='href: "http://www.operaicontro.it/?p=9755733214"' rel=bookmark><FONT
face="Times New Roman">KELLER ELETTROMECCANICA: UNA DELLE TANTE STORIE IGNOBILI
DELLA CRISI DEL SUD.</FONT></A><FONT face="Times New Roman"> </FONT></H1>
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title="KELLER ELETTROMECCANICA: UNA DELLE TANTE STORIE IGNOBILI DELLA CRISI DEL SUD."
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alt="Redazione, Il caso della Keller si colloca nella generale crisi produttiva e occupazionale che ha colpito tutto il paese, e in modo ancora più violento i territori del Sud. Imprese […]"
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<P><FONT face="Times New Roman">Redazione,<BR>Il caso della Keller si colloca
nella generale crisi produttiva e occupazionale che ha colpito tutto il paese, e
in modo ancora più violento i territori del Sud. Imprese che hanno usufruito di
agevolazioni, sussidi, incentivi da parte dei governi per insediarsi nel
Meridione (pensiamo al caso clamoroso della Fiat a Termini Imerese), smantellano
gli stabilimenti lasciandosi alle spalle disoccupazione e impoverimento di tutto
il territorio. L’area palermitana è una delle zone dove la crisi ha colpito
duramente: il solo settore metalmeccanico, negli anni della crisi, ha perso
circa il 30% dei livelli occupazionali. La Keller Elettromeccanica, nelle sue
due sedi di Villacidro (Medio Campidano – Sardegna) e Carini (Palermo), occupava
quasi 500 tute blu nella produzione di materiale rotabile e ferroviario. La
chiusura di questa importante realtà produttiva del territorio ha seguito il
medesimo copione di molte altre situazioni industriali che non sono state in
grado di reagire alla crisi e spesso hanno chiuso dopo un’agonia che durava da
anni, nell’indifferenza generale. Per la Keller gli ingredienti e i passaggi
della crisi sono stati il susseguirsi di situazioni debitorie, la riduzione dei
volumi produttivi, i periodi di cassa integrazione, le minacce di chiusura
definitiva dei cancelli. Nella fase finale, quando il decesso è oramai prossimo,
puntuali si presentano avvoltoi di ogni genere (anche multinazionali) che
piombano su quel che resta degli stabilimenti in crisi nel tentativo di
acquisirli senza sborsare un euro e senza alcun piano industriale da mettere in
campo. Tutto questo succede nella più totale assenza della “politica” a tutti i
livelli (salvo qualche inconsistente interesse propagandistico ed elettorale) e
nell’incapacità o mancanza di volontà di condurre come si deve le vertenze da
parte delle direzioni sindacali, spesso intrallazzate con i partiti politici e
fantomatici rappresentanti dell’antimafia che hanno tratto solo collanti per
poltrone. Nel caso della Keller un ruolo del tutto negativo è stato giocato
dalla Segreteria regionale della Fiom, la stessa che ha gestito il disastro
della Fiat di Termini Imerese. Quindi di chi sono le responsabilità nella
chiusura della Keller?<BR>A livello politico generale, naturalmente il Mise (il
Ministero dello Sviluppo economico) che, come sempre, ha preso atto della
situazione senza risolvere nulla. Ancora di più ha dimostrato la sua incapacità
e cecità la Regione, del tutto disinteressata a elaborare un piano regionale dei
trasporti che venga incontro ai bisogni di mobilità dei pendolari, in presenza
di una rete ferroviaria regionale inefficiente e lenta che fa perdere tempo a
chi deve spostarsi. In questo senso è ancor più assurdo chiudere la Keller dal
momento che è in progetto la costruzione della tratta Palermo-Catania-Messina.
La Sicilia è l’unica regione in Italia a non avere il patto di servizi sui
trasporti.<BR>E il Sindacato? Il soggetto che dovrebbe rappresentare i bisogni
dei lavoratori? sentiamo cosa dicono i diretti interessati, chi ha perso il
lavoro e il salario: “Ci sono state grosse responsabilità nella gestione della
vertenza Keller da parte della segreteria regionale Fiom, che abusivamente segue
una vertenza che per competenza di ovvie ragioni territoriali deve essere
seguita dalla segreteria provinciale che ha subito nel silenzio passivo
l’esproprio della vertenza non sollevando nessun problema di natura politica con
l’aggravante di non essere mai stata informata dell’ evolversi della vertenza e
mai convocata ai tavoli per volontà dal segretario regionale oscurando il ruolo
in modo poco democratico del segretario provinciale fuori da ogni regola,
inoltre è emersa una grande incompetenza giuridico/sindacale che è costata cara
alla vertenza. Infatti l’ultimo tentativo disperato per salvare i lavoratori è
stato quello di tentare il concordato preventivo, condizione che prevede
l’ingresso di un soggetto industriale disposto a rilevare gli impianti e con il
ricavato della vendita pagare i creditori, l’operazione non è andata a buon fine
perché il soggetto imprenditoriale ” TALGO “, azienda multinazionale spagnola
che opera del settore rotabile, voleva rilevare i capannoni senza uscire
un solo centesimo, condizione che avrebbe portato al fallimento certo.
Nonostante tutto hanno perseverato su questa strada isolando in modo infame una
parte di Rsu, composta da tesserati Fiom, che in 20 anni di lotta ci hanno messo
la faccia dentro e fuori dalla fabbrica, con l’appoggio di uno sparuto gruppo di
tesserati”. Le Rsu hanno proposto un piano alternativo al concordato preventivo,
bocciato dalla Regione e anche deriso dagli stessi segretari Fiom. Va ancora
ricordato che all’incontro con la Regione i lavoratori e la stessa Rsu sono
stati lasciati fuori dalla porta “ Abbiamo perso 4 mensilità a causa del vuoto
che c’è stato nella conduzione della vertenza perché hanno illegalmente
modificato, con la collaborazione del MISE, la lettera di licenziamento
inserendo il preavviso che non sarebbe MAI stato corrisposto per mancanza di
liquidità, che è servito solo ad appesantire una condizione sociale di estrema
povertà” e ancora: “ la direzione sindacale ha perso tempo inseguendo le
illusioni su improbabili e anche falsi acquirenti, si è fatta coinvolgere in
ipotetici accordi con una serie di imprenditori fantasma e inadempienti”.
“Da ricordare che il segretario regionale della Fiom su ordine del segretario
nazionale Masini è stato messo fuori dal Comitato direttivo della Fiom di
Palermo, giustificando il provvedimento con il fatto che la sua attività
sindacale si limitava a fare la rsu della Fiat di Termini Imerese e non il
segretario regionale. Intanto in Sicilia continua la desertificazione
industriale e a morire di fame, ma Landini è al corrente di questo
???”</FONT></P></DIV></DIV></DIV>
<br /><br />
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