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<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Calibri'; COLOR: #000000">
<H1 class=titolo-h1> </H1>
<DIV class=occhiello-articolo><FONT face="Times New Roman">Arringa finale del
pubblico ministero Marcella Bosco al processo contro cinque ex direttori di
stabilimento Michelin. Richieste pene tra i 5 e i 3 anni per Borella, Alberti,
Toso e Berello. Proposta dallostesso pm l'assoluzione per Belleux per omicidio
colposo e lesioni gravi</FONT></DIV>
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<DIV class=testo-articolo>
<DIV align=justify><IMG hspace=4 alt="" vspace=4
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width=250 align=left height=220><FONT face="Times New Roman">ALESSANDRIA – Ha
condensato, in quattro ore di arringa, due anni di dibattimento e qualche anno
in più di fase pre-dibattimentale il<B> pubblico ministero Marcella Bosco</B>.
Un processo non facile, “partito tardi”, come ha ammesso la stessa, che vede
imputati cinque ex direttori di <B>stabilimento della Michelin di Spinetta
Marengo</B> per le accuse di omicidio colposo e lesioni aggravate. Trentadue
erano le parti lese, di queste molte sono cadute in prescrizione; delle otto
rimaste in piedi, sei sono decedute e solo due ex lavoratori ancora in vita. I
reati contestati si riferiscono alle condizioni di lavoro in stabilimento tra
gli anni '80 e '90. <BR>Nel dettaglio: richiesta la pena di cinque anni di
reclusione per <B>Gian Carlo Borella</B> limitatamente alle imputazioni relative
ad decesso dei dipendenti Franco Badino, Ottavio Bocchio, Antonio Furlanetto,
Ettore Olivieri, Guido Pelizzari, Carlo Ricci e per lesioni cagionate a Aldo
Mozzone e Lorenzo Volpi;<BR>per di cinque anni di reclusione per <B>Giovanni
Alberti </B>per il decesso di Franco Badino, Ottavio Bocchio, Antonio
Furlanetto, Ettore Olivieri, Guido Pelizzari e Calo Ricci e le lesione cagionate
a Aldo Mozzone e Lorenzo Volpi; <BR>richiesta la pena a quattro anni di
reclusione per <B>Emilio </B><B>Toso</B>, per i decessi di Badino, Bocchio,
Pelizzari e Ricci e lesioni cagionate a Mozzone e Volpi;<BR>richiesti tre anni
di reclusione <B>Bartolomeo Berello</B> per i decessi di Guido Pelizzari e Carlo
Ricci e per lesioni nei confronti di Mozzone e Volpe. Per gli stessi imputati
non è richiesto di procedere per i reati prescritti. Richiesta l'assoluzione per
<B>Belleux Jean Michel</B> in quanto l'insorgenza delle malattie sarebbe
avvenuta precedentemente al suo arrivo alla direzione.<BR><B>Morti o malati di
carcinoma, cancro, prevalentemente alla vescica, stomaco e polmone</B>. Esisteva
una correlazione tra le sostanze utilizzate in stabilimento e l'insorgenza della
malattia? Si, secondo il pubblico ministero che, nell'arringa, ha ripercorso le
fasi salienti: le testimonianze dei lavoratori di alcuni reparti, le relazioni
dei periti, le prescrizioni degli organismi di controllo sui luoghi di lavoro.
Sono le ammine aromatiche le principali “imputate”, uscite dal processo
produttivo nel 1984, anno di volta per quanto riguarda gli ambienti di lavoro.
<BR><B>Secondo l'accusa l'azienda non ha messo in atto tutti quegli accorgimenti
necessari</B> per evitare la dispersione di polveri e vapori, come le cappe di
aspirazione o le coperture lungo i nastri trasportatori. Le condizioni
ambientali migliorano dopo gli anni '80, ma ancora nel 1996 un sopralluogo dello
Spresal (Asl) in alcuni reparti avrebbe messo in evidenza come esistevano ancora
emissioni di sostanze a rischio o come i lavoratori non fossero dotati (o non
usassero) indumenti di protezione, come le mascherine. <BR><B>Dopo il 1984
l'ammina riconosciuta come cancerogena</B> verrà eliminata dal processo
produttivo, ma non si può escludere – questa la tesi del Pm supportata dai
periti di parte – che l'interazione e i processi chimici di diverse sostanze
potessero dare origine ad altre molecole “alcune delle quali conosciute, altre
no”. <BR>E sarebbe ancora la correlazione tra fattori presenti nell'ambiente di
lavoro e quelli esterni,<B> come il fumo di sigaretta, a produrre un effetto
“moltiplicatore” o quanto meno “accelerante” </B>della malattia. Sul fumo di
sigaretta come causa principale di malattia ha insisstimo molto la difesa nel
corso del procedimento. Non nega la pericolosità l'accusa. Ma è sull'effetto
congiunto di fumo e sostanze presenti in stabilimento che Bosco insiste. Non è
possibile stabilire in quale percentuale abbia influito l'uno o l'altro,
nell'insorgenza della patologia, ma la loro combinazione potrebbe avere avuto
effetti devastanti. E purtroppo la medicina non è in grado di dirlo con
precisione. Di certo, secondo il Pm, c'è il fatto che “l'azienda poteva mettere
in atto le migliorie nei processi produttivi prescritte, e non lo ha fatto in
maniera risolutiva”.</FONT></DIV></DIV>
<DIV class=cont-data-art><BR><FONT
face="Times New Roman">21/07/2015</FONT></DIV></DIV></DIV></BODY></HTML>