<div dir="ltr"><div class="">
<h1 class=""><font color="#cc0000">Quale Europa?</font></h1></div>
<div class="">
<h2 class="">Appello per la terza Conferenza Internazionale
Euro-mediterranea</h2></div>
<h5 class="">7 Luglio 2015</h5>
<div class="">
<p class="">Atene, 18-20 luglio 2015 <br><br><font color="#cc0000"><i>UNA DELEGAZIONE
UFFICIALE DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI <br>PARTECIPERA' AI LAVORI DELLA
CONFERENZA OGGI PIU' CHE MAI IMPORTANTI <br>DOPO IL PLEBISCITO DEI NO CONTRO I
DIKTAT DELLA TROIKA</i></font></p><p class=""><font color="#cc0000"><i><img src="cid:ii_ibt8gjqm0_14e68339444918fa" width="285" height="400"><br><br></i></font></p><div class=""><p class="">Atene, 18-20 luglio 2015 <br><br>L'europa è diventata
l'epicentro della crisi capitalista mondiale post-2008, ancora non risolta, in
ogni aspetto – sociale, economico, politico, geopolitico. <br>Le pressioni della
“stagnazione secolare”, della recessione e della deflazione affliggono l'Unione
Europea più di ogni altro agglomerato di paesi, con milioni di persone senza un
lavoro, un tetto, cure mediche, istruzione garantita. <br>Tutti gli annunci del
superamento della crisi da parte dell'UE e dell'Eurozona non hanno superato la
prova dei fatti, come dimostra l'impasse nel confronto tra UE, BCE e Fondo
Monetario Internazionale da una parte, e il nuovo governo greco, eletto nel
gennaio 2015 con il chiaro mandato di mettere fine all'incubo della “austerità”,
le misure di cannibalismo sociale imposte dalla troika. <br>Le cosiddette
“istituzioni” del capitale finanziario europeo e globale vogliono imporre la
continuazione indefinita di tali misure, usando tutti i mezzi del ricatto più
cinico, da gangster della finanza, nonostante la catastrofe sociale che le loro
politiche hanno prodotto, e contro la volontà delle masse popolari impoverite
che resistono. La prospettiva di un default greco o di una “Grexit”
dall'Eurozona, nonostante le dichiarazioni rassicuranti che le conseguenze
potrebbero essere “contenute”, avrà in definitiva un impatto devastante
sull'economia capitalista globalizzata. Persino la voce della City di Londra, il
Financial Times, un protagonista insieme alla stampa capitalista tedesca e al
Wall Street Journal in una campagna d'odio e calunnie contro le richieste
anti-austerità non solo del governo ma anche dello stesso popolo greco, ha
dovuto ammettere: “la Grexit potrebbe portare a un tracollo finanziario globale,
simile a quello innescato dal collasso di Lehman Brothers nel 2008...” (5 maggio
2015). Anche l'amministrazione USA ha riconosciuto che un evento del genere
rappresenta un “rischio sistemico globale”, non locale, nazionale o europeo.
<br>Ciò che le classi dominanti temono di più non è il solo contagio
finanziario-economico, ma il contagio di una resistenza popolare e operaia salda
e vittoriosa in tutta Europa, sia nella periferia ultra-indebitata e depressa,
sia nel centro: una resistenza in espansione internazionale, a nord, sud, est e
ovest. <br>Non è stato molto pubblicizzato il programma di “quantitative easing”
lanciato dalla BCE nel marzo 2014 che dovrebbe interrompere la crisi o i suoi
effetti sociali – la lotta di classe e i movimenti antisistema. La “liquidità”
generata dal programma di Mario Draghi aiuterà per un breve periodo i banchieri
e gli speculatori producendo ancor più “bolle” finanziarie che scoppieranno poi
in nuovi crack; ciò arricchirà qualcuno dell'1% “dall'alto” e impoverirà il 99%
“dal basso”; ma non potrà invertire le tendenze di recessione portando così a
una ripresa sostenuta, mettendo fine ai tagli ai salari e alle pensioni,
all'austerità, alla disoccupazione di massa alla precarizzazione e al
depauperamento. <br>La Grecia devastata e in subbuglio è un microcosmo del mondo
capitalista in generale, rappresentando la “Grecia potenziale” di ogni paese. La
divisione tra il centro e la periferia sta svanendo. Ci sono zone di
devastazione, ghetti, e la marginalizzazione avanza ovunque. La maggioranza
delle persone è ridotta a una maggioranza di tutti i tipi di minoranze oppresse,
alle prese con una crescente discriminazione e brutalità poliziesca, vivendo in
uno “stato d'eccezione” che è divenuto ora la regola. In ultima istanza, è
questo scontento sociale che sta dietro la crisi di legittimità e e le crisi di
regime, a vari livelli, nei paesi europei e nell'UE stessa. <br>La “fortezza
Europa” è il risultato finale dell'UE imperialista, razzista, decadente, che ha
trasformato il Mar Mediterraneo, da Gibilterra a Lampedusa e Rodi, in un
cimitero marino, dove migliaia di migranti e rifugiati dall'Africa, da Medio
Oriente e dall'Asia muoiono annegati nel tentativo di fuggire da guerre,
saccheggi e distruzione alimentati proprio dagli stessi imperialisti europei (e
statunitensi). <br>Ma i muri dell'apartheid di questa Fortezza Europa non sono
solo “esterni”, coi suoi confini controllati dalla macchina omicida di Frontex,
ma anche interni, mantenuti sicuri dagli apparati statali ugualmente barbarici,
mentre crescono gruppi di estrema destra e fascisti. In patria e all'estero,
siamo tutti migranti, oppressi e sfruttati dallo stesso nemico di classe <br>Il
progetto dell'UE e dell'introduzione della comune euro-moneta furono dal
principio legati alla nuova situazione mondiale, etichettata in modo pomposo e
falso come “la fine della storia” dal trionfalismo borghese in seguito al
collasso inglorioso del “socialismo reale” e la scomparsa dell'Unione Sovietica.
L'espansione su scala continentale dell'imperialismo europeo, la sua
unificazione su basi capitaliste attorno all'asse franco-tedesco, la
ricolonizzazione dell'Europa orientale, i Balcani, e delle passate repubbliche
sovietiche furono considerate indispensabili nella competizione per l'egemonia
nel mondo post Guerra Fredda. <br>Le tragedie della Grecia e dell'Ucraina,
entrambe collegate alle politiche dell'Ue, dimostrano chiaramente il fallimento
dell'intero progetto. La Grecia è l'anello spezzato della catena internazionale
dell'Eurozona. L'implosione finanziaria e politica dell'Ucraina nel caos,
Maidan, l'ascesa dei nostalgici di Bandera e di forze apertamente naziste
(coperte, finanziate e mobilitate dalle “democrazie” occidentali), la resistenza
e la ribellione in Donbass, i termini della colonizzazione imposta dal programma
del FMI a una popolazione ucraina impoverita, l'odio nazionalista e lo
sciovinismo in svariate salse, il confronto sempre più aspro tra la Russia, l'UE
e l'imperialismo NATO: tutti segni chiari non solo di una nuova guerra fredda,
ma di un mondo post-post-Guerra Fredda, la fine della “fine della storia”
proclamata un quarto di secolo fa. <br>Tutte le questioni più drammatiche della
storia – guerre, rivolte, controrivoluzioni, rivoluzioni – sono tornate
nell'agenda dello stesso continente europeo, non in lontani paesi “del Terzo
Mondo”, in interazione con il Medio Oriente in fiamme e con le convulsioni
serpeggianti per i Balcani, nell'Europa dell'est, nel Caucaso e nelle
ex-repubbliche sovietiche. <br>La Grecia è non soltanto la manifestazione più
acuta della crisi europea e internazionale in senso socio-economico e politico.
Essa si trova al centro di un triangolo di guerre provocate dall'intervento
imperialista e dall'esacerbazione della crisi nella regione: l'Ucraina al nord,
Siria e Iraq nel sud-est, la Libia al sud. I pericoli sono aumentati con la
scoperta di giacimenti di petrolio e gas nel Mediterraneo orientale e con
l'inasprirsi di tutti gli antagonismi locali e internazionali, prima di tutto
quello tra Grecia, Turchia e Cipro. La riconciliazione e la costruzione di
un'alleanza strategica tra Atene, Nicosia, Tel Aviv e ora Il Cairo sotto il
macellaio della Rivoluzione egiziana, il generale al Sisi, e, dall'altra parte,
le ambizioni neo-ottomane per l'egemonia regionale da parte del regime di
Erdogan in Turchia, hanno accumulato dinamite in una regione dove già si è
scatenato un inferno in Siria, Iraq, Libia e Yemen. <br>Non è una coincidenza
che Atene e la Grecia abbiano ospitato, - in mezzo a tremende lotte sociali
contro le politiche della troika e i loro collaboratori greci al potere, così
come tra i postumi della prima ondata di rivoluzioni nel Medio Oriente note come
“Primavera Araba” - due importanti Conferenze Internazionali Euro-Mediterranee.
Entrambe sono state organizzate dal Centro Socialista Balcano “Christian
Rakovsky”, dal web network RedMed, e dai partiti rivoluzionari internazionalisti
del CRQI; sono state ospitate dall'EEK [Partito Rivoluzionario Operaio di
Grecia, ndt], ma sono rimaste aperte ai lavoratori militanti e alle
organizzazioni popolari e ai movimenti sociali da tutta Europa e coinvolti
internazionalmente in lotte sociali contro la barbarie capitalista di oggi, così
come le forze della Sinistra provenienti da differenti situazioni. <br>La Prima
Conferenza, a inizio giugno 2013, è coincisa, ed è stata intimamente legata, con
la ribellione popolare di Gezi Park, a Instanbul, contro l'ostilità sciovinista
che le classi dominanti coltivano su entrambe le coste dell'Egeo: i
rivoluzionari greci e turchi, insieme ad altri militanti della sinistra
rivoluzionaria e dei movimenti sociali provenienti da altri paesi e da diverse
tradizioni politiche, si sono riuniti in una manifestazione concreta di
internazionalismo, discutendo liberamente e stabilendo comuni punti
programmatici e piani comuni d'azione per un superamento socialista della crisi.
<br>La Seconda Conferenza Euro-Mediterranea si è tenuta ad Atene alla fine del
marzo 2014, mentre il vulcano ucraino era in piena eruzione. Tra i partecipanti
vi furono i comunisti russi e ucraini, oltre ad altri militanti dai Balcani,
dall'Europa Orientale e del Medio Oriente che, dopo un comune dibattito, hanno
votato a maggioranza e stabilito una Dichiarazione internazionalista,
anti-imperialista e anti-sciovinista. Su questa base politica, ci sono state
ulteriori azioni comuni nel successivo esplosivo periodo, nei Balcani, in
Ucraina, in Russia e altrove. <br>Ora, una Terza Conferenza Euro-Mediterranea si
terrà ad Atene, tra il 18 e il 20 di luglio, in condizioni coincidenti ancora
coi cambiamenti più drammatici e inaspettati in Europa, occidentale e orientale,
nei Balcani, nelle ex-repubbliche sovietiche, in particolare in Ucraina e in
Russia, nel Medio Oriente, in Africa, in America Latina, in tutto il mondo
odierno attraversato dalla crisi e dalla transizione. <br>Una bozza verrà
presentata per tempo a tutti i partecipanti come materiale per la discussione. I
documenti inviati da altri invitati (militanti, partiti, organizzazioni,
sindacati, movimenti sociali) sono i benvenuti per la distribuzione e la
discussione. Una Dichiarazione Finale sarà discussa, emendata e votata per
essere successivamente diffusa. <br>Una sessione speciale sarà dedicata al
dibattito tra i militanti del movimento operaio e dei sindacati, per elaborare
un Manifesto di Lotta e Solidarietà, insieme a un Piano comune d'azione, in
particolare per l'Europa e il Medio Oriente. I problemi dell'organizzazione
rivoluzionaria a livello nazionale e internazionale devono essere discussi con
urgenza, in particolar modo alla luce delle drammatiche esperienze più recenti.
<br>Alcuni dei punti programmatici per il dibattito che proponiamo per il
dibattito sono: <br><br><b>• Lottare per la cancellazione di TUTTO il debito che
depreda e distrugge le vite di milioni di persone, attraverso l'esproprio delle
banche sotto controllo operaio; <br>• Tutta i piani di “austerità” e di
cannibalismo sociale imposti dall'UE, dalla BCE, dal FMI e dai governi
capitalisti devono essere fermati immediatamente. I capitalisti devono pagare
per la crisi del loro sistema di sfruttamento, non sono gli sfruttati a dover
pagare!Dobbiamo lottare per restaurare salari, pensioni e diritti sociali della
classe operaia in base ai bisogni sociali, non per il profitto di pochi. <br>•
Contro la disoccupazione di massa, noi chiamiamo alla lotta per la proibizione
dei licenziamenti, per la distribuzione delle ore di lavoro fra tutti i
lavoratori. I lavori pubblici delle infrastrutture, di cui si ha un bisogno
vitale e immediato, devono essere sviluppati per creare nuovi posti di lavoro.
<br>I baroni della grande industria ricattano continuamente i lavoratori per
accettare ulteriori tagli agli stipendi e ai posti di lavoro, giustificandosi
affermando che altrimenti dovrebbe chiudere o delocalizzare le loro fabbriche
all'estero; la nostra risposta dovrebbe essere: occupare tutte le fabbriche che
chiudono o licenziano i lavoratori in massa, espropriare queste fabbriche, senza
indennizzo, farle funzionare di nuovo sotto il controllo e la gestione dei
lavoratori. <br>• Per una lotta risoluta contro il fascismo, il razzismo e la
discriminazione che colpiscono immigrati e rifugiati, donne, minoranze sessuali,
tutte le minoranze oppresse! <br>• Mettere fine allo Stato di polizia e
all'ipocrita “Stato d'emergenza”, smantellando l'apparato repressivo dello stato
borghese. <br>• Eliminare la NATO e smantellare tutte le basi militari e le
alleanze imperialiste, opponendosi attivamente e sconfiggendo i loro piani di
guerra verso l'Est e il Sud, verso le ex-repubbliche sovietiche con lo scopo di
ristabilire “legge e ordine” imperialisti nel caos che loro stesi hanno prodotto
nel Medio Oriente. Piena solidarietà alle lotte anti-imperialiste delle nazioni
oppresse in Africa, nel Medio Oriente, nella Palestina occupata, nel Kurdistan
diviso, in Asia e in America Latina! <br>• Il nostro grido di battaglia dovrebbe
essere: farla finita con tutti i governi borghesi! Per governi dei lavoratori e
per il potere operaio! Farla finita con l'Unione Europea degli imperialisti, la
prigione dei popoli! No alla trappola reazionaria del nazionalismo! Per
l'unificazione rivoluzionaria socialista dell'Europa da Lisbona a
Vladivostok!</b></p><p class=""><b><img src="cid:ii_ibt8i8pf1_14e6834c8bf02166" width="562" height="309"><br><br></b></p></div><p class="">
</p><h5 class=""><font size="4">Il Comitato Organizzatore della Terza Conferenza
Euro-Mediterranea</font></h5><div><font size="4">Fonte</font></div><div><font size="4"><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a></font></div></div></div>