<div dir="ltr"><h1><font color="#cc0000">LA CRISI GRECA DI FRONTE A UN PASSAGGIO CRUCIALE.</font></h1><div><div>
<h2>IL NO PLEBISCITARIO ALLA TROIKA APRE UNO SCENARIO
NUOVO NESSUN “COMPROMESSO ONOREVOLE” CON GLI STROZZINI E' POSSIBILE IL POTERE
DEI LAVORATORI E' L' UNICA SOLUZIONE PROGRESSIVA</h2></div>
<h5>7 Luglio 2015</h5></div><div><img src="cid:ii_ibt7bqf50_14e681687fffd0dc" width="562" height="374"><br><br></div><div><div>
<p>La vittoria referendaria del NO alla Troika, straordinaria nella sua ampiezza,
apre una nuova fase della crisi greca. Una fase cruciale per il futuro del
movimento operaio, non solo in Grecia ma nell'intera Europa. <br>E' utile dunque
ricostruire una dinamica degli avvenimenti che ha spiazzato più volte tutti gli
attori politici. <br><br><br><b>COME E PERCHE' SI E' GIUNTI AL REFERENDUM </b><br><br>A
fine Giugno ( 25 Giugno) il governo Syriza/ Anel era a un passo dall'accordo con
i creditori: un accordo ben poco “onorevole”, che prevedeva l'aumento dell'età
pensionabile, la cancellazione delle pensioni di anzianità, l'aumento dell'Iva
anche su una fascia di consumi alimentari, l'aumento pesante della contribuzione
pensionistica e sanitaria per i lavoratori. Quando Tsipras si preparava a
gestire un difficilissimo passaggio interno e parlamentare su questa ipotesi di
accordo, già di fatto accettata, ecco il colpo di scena. I creditori buttano
all'aria l'accordo. La svolta dei creditori è dovuta all'effetto combinato di
pressioni convergenti: l'irrigidimento improvviso della Lagarde capo del FMI,
che per puntare ad ottenere i voti degli azionisti BRICS per la propria
riconferma alla presidenza del fondo, avanzava nuove richieste ultimative; la
sponda immediatamente trovata nella Spagna a guida PP, timorosa dell'ascesa di
Podemos e interessata alla umiliazione di Tsipras; la corsa del blocco nordico
ad appoggiare l'intransigenza FMI; le difficoltà crescenti della Merkel- sino al
giorno prima impegnata nella mediazione col governo greco- di fronte alla
differenziazione interna al proprio gruppo parlamentare. La corda dell'accordo
ufficioso già scritto veniva dunque spezzata . <br><br>Il ricorso di Tsipras al
referendum del 5 Luglio è stata la risposta alla rottura dei creditori. Non
l'effetto di una diretta pressione di massa sul governo, quanto un calcolo
politico del suo premier. Tsipras, già in difficoltà, non aveva lo spazio
politico per aprire una nuova negoziazione al ribasso sull'ultimatum della
Troika . Avrebbe significato la rottura interna di Syriza , la disgregazione
della base parlamentare del governo, la rottura dello stesso asse con Anel. La
convocazione del referendum, esclusa pubblicamente pochi giorni prima, diventava
nella nuova situazione l'unico modo di cercare di salvare Syriza e il proprio
governo; l'unico modo per cercare di ottenere con la vittoria del No il rilancio
del negoziato conclusivo con i creditori. La pubblica promessa di Tsipras di “un
accordo in 48 ore” dopo la vittoria del No significava esattamente questo:
l'accordo ufficioso pre referendum era già stato raggiunto, si trattava solo di
recuperarlo e siglarlo. <br><br><br><b>LA VITTORIA PLEBISCITARIA DEL NO SPIAZZA
TUTTI GLI ATTORI </b><br><br>Tuttavia lo scontro sul referendum ha complicato il
gioco di tutti gli attori politici. <br><br>La mancata estensione della
copertura finanziaria della BCE alle banche greche ( ELA) determinava la
chiusura delle banche e una drammatizzazione brutale dello scontro. <br>Un vasto
fronte imperialista, economico e politico, puntava apertamente alla vittoria del
Si attraverso la pressione drammatizzata del ricatto. L'obiettivo diventava la
crisi politica del governo Syriza/ Anel, pur nella difficoltà di individuare con
chiarezza una soluzione parlamentare di ricambio. La Merkel si schierava
apertamente per questa prospettiva. Sull'altro versante lo stesso Tsipras dopo
la chiusura delle banche ha temuto il rischio di una sconfitta e ha cercato, con
la sponda francese, una riapertura negoziale a pochi giorni dal voto. Un varco
rapidamente chiuso dal veto tedesco. <br><br>La vittoria del NO, per la sua
ampiezza plebiscitaria, ha dunque sorpreso tutti i protagonisti del braccio di
ferro. In Europa e nella stessa Grecia. <br>La vittoria ha avuto un ampiezza
straordinaria nelle città e nella gioventù, con percentuali superiori all' 80%.
Ha sancito il rifiuto di massa della continuità della rapina da parte dei
lavoratori, dei disoccupati, della popolazione povera di Grecia. L' enorme
manifestazione di massa in piazza Syntagma a conclusione della campagna del No (
4 Luglio) era il preannuncio della vittoria nelle urne. Una sua fotografia
anticipata. In questo senso la grande vittoria del NO è stata il sottoprodotto
di una ripresa di radicalizzazione politica dei sentimenti di massa e della
mobilitazione popolare. Per cinque mesi la negoziazione estenuante del governo
Tsipras con i creditori strozzini, col continuo preannuncio di nuovi possibili
sacrifici, aveva agito come fattore di congelamento e demotivazione della
mobilitazione . La rottura degli accordi da parte dei creditori, e il
conseguente scontro referendario, ha costituito viceversa il principale
catalizzatore della ribellione. Non è la prima volta nella storia che la
reazione diventa l'involontaria levatrice di una possibile rivoluzione.
<br><br><br><b>TSIPRAS PROMUOVE L'UNITA' NAZIONALE COI PARTITI BORGHESI SCONFITTI
</b><br><br>Il quadro è ora assai complicato, anche per Tsipras. <br><br>Tsipras ha
mantenuto fede al copione. Un minuto dopo la vittoria referendaria contro i
creditori , il governo ha subito riproposto... ai creditori strozzini l'accordo
già ipotizzato, secondo il piano preventivamente deciso. Non solo. Tsipras ha
invocato l'unità nazionale di tutti i partiti e di tutte le classi. Ha chiesto e
ottenuto la benedizione del Presidente ( reazionario) della Repubblica già a suo
tempo designato in funzione della politica di distensione a destra. Ha promosso
l'incontro di caminetto con i capi dei partiti borghesi battuti e umiliati dal
voto, chiedendo a tutti la “solidarietà nazionale” , promettendo a tutti
“responsabilità istituzionale”, offrendo così ai creditori la certezza dei voti
parlamentari ai sacrifici connessi all'accordo. Ha coinvolto le gerarchie
militari nella funzione di affiancamento della polizia per la “gestione
dell'ordine pubblico”, per lisciare il pelo dell'Esercito. Ha messo sul piatto
del negoziato con i creditori persino la testa del fedele Varoufakis, per
offrire agli strozzini un utile premio simbolico di consolazione e favorire
politicamente l'accordo. <br><br>La ragione di tutto questo è una sola: dopo
l'atto clamoroso del referendum e la straordinaria vittoria, Tsipras pensa di
essersi coperto a sinistra e di potersi sbilanciare a destra. Ritenendo di poter
far accettare più facilmente all'intero corpo di Syriza e alla propria base di
massa le contropartite di un accordo con gli strozzini. Meglio se combinato con
una ristrutturazione del debito o un allungamento dei tempi di pagamento.
<br><br><br><b>MA LE CONTRADDIZIONI PRECIPITANO.</b> <br><br>Ma la promessa di un
accordo “in 48 ore” si rivela temeraria . <br>La vittoria referendaria del NO
,per la sua portata, ha infatti moltiplicato le contraddizioni interne al fronte
imperialista. La partita non è solo economica, ma politica, oggi più di ieri.
<br><br>Dal punto di vista economico diversi fattori militano a favore
dell'accordo fra la Troika e la Grecia. Gli Usa e la Cina vogliono l'accordo
perchè temono come la peste un aggravamento della crisi capitalistica in Europa.
(Oltrechè per ragioni geopolitiche, nel caso in particolare degli Usa). La
Bundesbank tedesca chiede alla Merkel di non perdere i miliardi di crediti verso
la Grecia. Francia e Italia, potenze creditrici, chiedono di “aiutare” la Grecia
a rimborsare.. le casseforti di Francia e Italia. Un'ammirevole generosità.
Persino il FMI fa filtrare alle spalle della Lagarde una ragionevole e possibile
ristrutturazione dell'impagabile debito greco, per continuare a sorreggere il
debitore con la propria corda usuraia. Le proporzioni economiche relativamente
modeste della crisi greca, misurata su scala continentale, suggerirebbero dunque
un 'equa soluzione di ordinario strozzinaggio , come rivendica candidamente, da
osservatore, Romano Prodi. <br><br>Ma dal punto di vista politico, il quadro è
destabilizzato. <br>Sale la pressione populista nazionalista in diversi paesi
capitalistici “contro i soldi ai greci”,da parte di quelle stesse canaglie che
hanno finto di applaudire la vittoria del No “contro la Merkel” ( Salvini e Le
Pen). La Germania e i paesi nordici hanno ancora più difficoltà a far digerire
alla propria “opinione pubblica” e ai propri compositi Parlamenti nuove
“elargizioni alla Grecia” dopo che l'hanno dipinta nei giorni dello scontro
referendario come “inaffidabile scroccona” e “sanguisuga parassitaria” . La
Spagna del PP teme ancor più di ieri l'effetto di trascinamento della vittoria
di Syriza sull'ascesa di Podemos , e dunque l'effetto politico di nuove
concessioni a Tsipras che possano ulteriormente arrotondare la sua vittoria. Un
pezzo centrale della Socialdemocrazia europea, a partire dal SPD ( Gabriel), è
terrorizzata dagli effetti di ricomposizione a sinistra che un'ulteriore
vittoria simbolica di Tsipras potrebbe determinare ai suoi danni ( ascesa della
Linke in Germania ad esempio) e si schiera pertanto sul versante anti greco.
<br><br>E' dunque evidente, tanto più in questo quadro, che un eventuale accordo
con gli strozzini prevederebbe contropartite punitive per i lavoratori greci di
certo non minori che prima del referendum. Perchè solo misure punitive
potrebbero controbilanciare agli occhi dei creditori gli inconvenienti politici
dell'accordo. Ma questo diverrebbe un nuovo problema per Tsipras e per i suoi
rapporti di massa. Dov'è finito più che mai oggi quel “programma riformista di
Salonicco” su cui Syriza vinse le elezioni? <br><br><br><b>IL CONFRONTO DELLE LINEE
A SINISTRA NEL VIVO DELL'ESPERIENZA GRECA </b><br><br>L'idea che Syriza riuscisse in
qualche modo a stabilizzare il quadro politico greco è naufragata in cinque
mesi. Questa è la prima lezione di fondo degli avvenimenti. Tutte le
contraddizioni sono precipitate sul fronte economico, politico, sociale. In
Grecia e in Europa. L'idea di un compromesso “onorevole” tra lavoratori greci e
capitale finanziario internazionale è relegata sempre più nel mondo delle fiabe.
Mentre la crisi greca mette alla prova l'intero equilibrio politico
istituzionale della UE, tra spinte all'integrazione e spinte alla dissoluzione.
<br><br>In questo quadro,tutte le opzioni strategiche delle sinistre riformiste,
socialdemocratiche o staliniste, sono polverizzate una dopo l'altra dai fatti di
Grecia. <br><br>La pretesa della “Riforma sociale e democratica” dell'Unione
capitalistica continentale- avanzata dalla Sinistra Europea e da Tsipras- ne
esce a pezzi, sotto ogni versante. L'Unione tra Stati imperialisti del vecchio
continente, a partire dal nucleo fondante franco tedesco, si regge sulla
spoliazione della classe operaia e della popolazione povera di ogni paese.
Nessuna riforma può cancellare la sua costituzione materiale. Lo stesso NO agli
strozzini del popolo greco segna di fatto un rifiuto del capitalismo europeo.
<br><br>L'idea di una possibile via d'uscita attraverso una ricollocazione
geostrategica del capitalismo greco al fianco dei BRICS- sostenuta da correnti
neostaliniste, anche all'interno di Syriza- è anch'essa ridicolizzata dalla
vicenda greca. Non solo ignora la natura capitalistica o neo imperialistica dei
paesi chiave dei BRICS, a partire da quella Cina che oggi acquista a prezzi di
saldo settori chiave dell'economia greca ( Pireo). Ma ignora lo spiacevole
dettaglio che ha visto proprio i BRICS tra i principali usurai del FMI ai danni
del popolo greco, in prima fila nel rilanciare i peggiori ultimatum del Fondo
all'ombra di Lagarde. Il NO greco agli strozzini europei non chiede di cambiare
padrone. <br><br>Infine esce distrutta nella propria credibilità la corrente
stalinista del KKE greco e la sua filiera internazionale. Questo partito,
impegnato in una metodica divisione del movimento operaio greco, è giunto a
boicottare il referendum contrapponendosi al NO . Si è dunque opposto alla
dinamica di ribellione di massa contro la Troika. Le frasi sull'”opposizione sia
a Syriza sia alla Troika” sono penose. La verità è che lo stalinismo greco si è
comportato nelle urne come nelle piazze. Con una logica autocentrata di
apparato, unicamente preoccupato di conservare il proprio spazio, in aperta
opposizione alla domanda popolare di massa. La vittoria plebiscitaria del No ai
creditori è il crollo politico e morale dello stalinismo greco. <br><br><br><b>LA
RIVOLUZIONE, UNICA SOLUZIONE </b><br><br>L'unica soluzione progressiva della crisi
greca passa per la rottura anticapitalista. Per il ripudio del debito ai
creditori strozzini: perchè ogni negoziazione del debito espone a vergognosi
ricatti e contropartite. Per la nazionalizzazione delle banche greche e la loro
concentrazione in una unica banca pubblica: perchè è l'unica via per bloccare la
fuga dei capitalisti, proteggere i risparmi popolari, rifondare la società
greca. Per l'esproprio degli armatori e dei poteri forti del paese: perchè è
l'unico modo per fare piazza pulita dei parassiti sfruttatori, concentrando
nelle mani dei lavoratori le leve della ricchezza. Solo un governo dei
lavoratori, imposto dalla forza di massa, può attuare simili misure. Solo EEK (
Partito operaio rivoluzionario)- la sezione greca del CRQI- si batte
coerentemente per questa prospettiva. <br><br>La straordinaria vittoria del NO
alla Troika merita un'alternativa anticapitalista. Il No alla Troika e ai
capitalisti ha il diritto di governare la Grecia, liberandola da oppressione,
sfruttamento, umiliazioni. Ogni pretesa di subordinare il NO a un nuovo accordo
con gli usurai significherebbe vanificare la vittoria . EEK si batterà sino in
fondo contro ogni possibile tradimento della vittoria popolare, per il potere
dei lavoratori in Grecia, per la rivoluzione socialista in Europa. <br><br>Ai
nostri compagni greci va tutto il sostegno del PCL . La loro lotta è la
nostra.</p></div>
<h5><font size="4" color="#ff0000">PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI</font></h5></div><div><font size="4" color="#ff0000"><img src="cid:ii_ibt7g4q51_14e6819a8465dc19" width="141" height="141" style="margin-right: 0px;"><br><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a></font></div><div></div></div>