<div dir="ltr"><div class="">
<h1 class=""><font color="#cc0000">La battaglia per il referendum in Grecia</font></h1></div>
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<h5 class="">30 Giugno 2015</h5><div><img src="cid:ii_ibnkvnaf0_14e53d208318d4ed" width="562" height="422"><br></div><div><div class=""><p class="">Lunedì 29 giugno 2015. Più di duecentomila persone si
sono riunite in piazza Syntagma, davanti al Parlamento greco, in uno
straordinario raduno di massa per il "no" al prossimo referendum del 5 luglio,
seguito all'ultimatum di Unione Europea, BCE e FMI alla Grecia per accettare un
nuovo ciclo di misure di cannibalismo sociale o per essere sfrattati prima
dall'eurozona (la famigerata "Grexit") e poi dall'UE. Tornano i giorni della
storica mobilitazione popolare degli anni 2010-2012, quando per la prima volta
la troika UE/BCE/FMI, con il volontario appoggio dei governi greci borghesi,
imposero i tristemente noti "programmi di salvataggio" legati al memorandum di
misure draconiane di "austerity" per salvare le loro banche affamando il popolo
di una Grecia in bancarotta. <br><br>Negli ultimi cinque anni, la polarizzazione
e la radicalizzazione sociale hanno prodotto un enorme svolta a sinistra, che ha
infine portato alla vittoria elettorale della sinistra riformista di Syriza il
25 gennaio 2015, sull'aspettativa che essa avrebbe posto fine all'austerità.
Cinque mesi di infruttuosi "negoziati" dell'europeista Syriza con l'ostile
troika sono alla fine crollati. Il 22 giugno, un disperato governo Tsipras,
sotto il ricatto di condizioni di asfissia finanziaria imposto dalla BCE, era
sul punto della capitolazione totale, nel momento in cui si disponeva ad
accettare un nuovo programma di austerità, peggiore perfino rispetto ai
precedenti che i governi neoliberali del PASOK e di Nuova Democrazia (destra)
hanno imposto fra il 2010 e il 2014. Ma all'ultimo momento, il 24 giugno, il FMI
ha introdotto negli accordi nuove barbariche misure. In quel momento, i segnali
di una capitolazione di Syriza già iniziavano a produrre l'effetto di un vasto
malcontento popolare e di una vera ribellione nelle fila della stessa Syriza.
Tornando ad Atene il 26 giugno, Tsipras deve affrontare il dilemma di un suicido
politico suo e del suo governo oppure, in alternativa, di compiere una nuova
svolta. Quindi annuncia che l'ultimatum della troika sarebbe stato sottoposto a
referendum, e la sua accettazione decisa dallo stesso popolo greco con un "sì" o
con un "no". <br><br>Questa svolta causa una vera isteria in tutti i centri del
capitale globale: Bruxelles, Berlino e Washington innanzitutto. I leader delle
istituzioni imperialiste esprimono la loro ira chiedendo ai greci di votare "sì"
e di cambiare governo. I collaboratori della troika in Grecia, i partiti
dell'opposizione borghese (incluso il nazista Alba Dorata) mettono in scena una
reazionaria mobilitazione anticomunista della classe media, chiamata "Stiamo in
Europa", che risveglia i ricordi del Cile di Allende nel 1973. <br><br>Lo
stalinista Partito Comunista di Grecia (KKE), vergognosamente, boicotta il "no"
al referendum, sostenendo che un no alla chiara e diretta domanda "Accetti i
termini di UE/BCE/FMI, sì o no?" significherebbe indirettamente... un sì al
piano di austerità del governo. Stampando e distribuendo una scheda elettorale
con il nome del Partito Comunista e i suoi slogan (ovviamente non valida, e
quindi considerata nulla), gli stalinisti promuovono un "astensionismo" a tutto
favore dei partiti capitalisti e del sistema. <br><br>Il Partito Rivoluzionario
dei Lavoratori (EEK), nonostante critichi le politiche di collaborazione di
classe e di adattamento all'Unione Europea di Syriza così come l'intera logica
dei falsi "negoziati", sta attivamente facendo campagna per il "no" al
referendum, avanzando allo stesso tempo un programma transitorio di
cancellazione del debito, nazionalizzazione delle banche sotto il controllo dei
lavoratori, riorganizzazione dell'economia su nuove basi socialiste, rottura con
l'Unione Europea imperialista e unificazione socialista europea. <br><br>Oggi
abbiamo partecipato, sotto le nostre bandiere, a questa enorme manifestazione in
piazza Syntagma, e organizzeremo un raduno davanti alla vecchia università per
mercoledì 1 luglio, il giorno successivo al termine finale del pagamento di 1,5
miliardi all'FMI. Altre assemblee pubbliche dell'EEK si terranno nei prossimi
giorni in tutte le città greche. Il segretario dell'EEK, Savas Michael-Matsas,
ha rilasciato oggi un'intervista al principale notiziario radiofonico dell'ERA
presentando le posizioni e l'analisi del partito trotskista e criticando il
tentativo del governo di usare il referendum come carta negoziale per
un'impossibile ricontrattazione con l'UE. Il maggior quotidiano pro-Syriza,
Efsyn, ha pubblicato la risoluzione del Comitato Centrale dell'EEK sul
referendum. <br><br>Un nuovo capitolo della crisi capitalista mondiale esplosa
nel 2007-2008 si è aperto. La resistenza popolare greca, che ha imposto il
referendum sull'ultimatum imperialista, ha già prodotto uno tsunami globale in
tutti i centri finanziari, e ha portato il panico fra gli stessi imperialisti,
che sono all'opera per cercare di realizzare un colpo di stato postmoderno allo
scopo di stabilire ad Atene un governo di fiducia di servili tirapiedi. Merkel,
Junker, Hollande, il Presidente del Parlamento Europeo Schulz, i leader
socialisti europei, stanno intervenendo senza mezzi termini, quotidianamente,
per chiedere la vittoria del "sì" e il "regime change". <br><br>Questa è guerra
di classe. Nonostante le difficoltà, la confusione, il panico causati dal
"corralito" greco imposto dalla BCE, stiamo lottando con tutte le nostre forze,
con tutto il nostro impegno, con tutta la nostra fiducia in una vittoria finale
della classe lavoratrice nello scontro infinito fra rivoluzione e
controrivoluzione.</p></div>
<h5 class=""><font color="#ff0000" size="4">Savas Michael-Matsas - EEK</font></h5></div><div><font color="#ff0000" size="4"><img src="cid:ii_ibnkwntf1_14e53d2c060a4b69" width="224" height="134" style="margin-right: 0px;"><br><br></font></div><div><div class="">
<h1 class=""><font color="#cc0000">La battaglia per il referendum in Grecia. Secondo
giorno.</font></h1></div>
<div class=""></div>
<h5 class="">1 Luglio 2015</h5></div><div><div class="">
<p class="">Martedì 30 giugno. Si intensifica ogni giorno di più la battaglia delle masse
impoverite greche, come unica forma per "evitare" il collasso e il Grexit dopo
la decisione del referendum del 5 luglio per un "sì" o un "no" alle nuove
barbariche misure di austerità volute dal recentissimo ultimatum di FMI/UE/BCE.
<br><br>Le linee di demarcazione di classe, nello scontro, si sono manifestate
molto chiaramente. Tutti i leader del mondo imperialista - Obama, Merkel,
Hollande, Renzi, Rajoy, Cameron, etc., tutte le istituzioni del capitale
finanziario e i loro mezzi di comunicazione del pianeta stanno aumentando le
loro minacce ed intimidazioni mentre tentano senza successo di "minimizzare" i
pericoli per l'economia capitalista mondiale. Obama, nella sua ultima
dichiarazione, ha affermato che un eventuale Grexit non avrà effetti
sull'economia degli Stati Uniti, anche se la maggior parte degli analisti
borghesi ha un'opinione contraria, incluso il suo ministro delle finanze Jack
Lew, che molte volte ha avvertito l'UE sul fatto che il Grexit rappresenterebbe
«un rischio sistemico globale». <br><br>In Grecia, tutti i partiti
dell'opposizione borghese, i rappresentanti dei governi locali di destra e di
"estremo centro" (Il Fiume), i proprietari delle grandi imprese e quasi tutte le
tv, radio, giornali e altri media si uniscono non solo al fine di terrorizzare
la popolazione e cercare di estorcere il "sì", ma anche al fine di mobilitare
una "società civile" che consiste nel movimento reazionario piccolo-borghese
pro-UE "Stiamo in Europa", che ha come modello, come essi stessi dicono, quello
"europeo" dell'Ucraina. <br><br>Oggi, queste forze reazionarie della classe
dominante hanno organizzato la loro manifestazione in appoggio del "sì" in
piazza Syntagma. Le imprese, nello stesso momento in cui non pagano i propri
lavoratori, incolpano «il governo comunista che ha fatto chiudere le banche», e
hanno ricattato i loro lavoratori per farli partecipare alla manifestazione di
oggi, «altrimenti i loro posti di lavoro saranno in pericolo». <br>La
manifestazione per il "sì" è stata enorme, ma ovviamente meno partecipata della
mobilitazione popolare per il "no" di ieri. D'altra parte, come un ateo ben noto
ha detto: "nemmeno Dio sta con la destra, perché durante la loro manifestazione
è cominciata una pioggia torrenziale estiva, che ha disperso i guerrieri
piccolo-borghesi riuniti!" <br><br>Nel frattempo, dietro le quinte, le febbrili
negoziazioni segrete fra l'Unione Europea e il governo di Tsipras sono
ricominciate, per cercare un accordo dell'ultimo istante. La mobilitazione di
ieri delle masse popolari contro la troika - rivivono i ricordi del 2011 e del
2012 - ha spaventato tanto le istituzioni imperialiste che il governo, che non
smette di ripetere che "una vittoria del "no" non significa una rottura, ma un
nuovo round di negoziati con l'UE" (!!), quando il referendum, da ogni punto di
vista, è stata una chiara espressione della pressione stessa delle masse contro
la capitolazione del governo. <br><br>Una proposta precedente di Junker,
resuscitata e presentata ora dal governo greco, chiede un nuovo prestito di due
anni al Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), attraverso termini più leggeri di
austerità per evitare un collasso totale dell'economia greca, dalle conseguenze
incontrollabili in Europa e al livello internazionale. <br><br>Il "programma di
salvataggio" della troika è scaduto oggi, 30 giugno, e la Grecia è ufficialmente
priva di qualsiasi "cintura di sicurezza". Il pagamento dei 1500 milioni di euro
di debito al FMI non c'è stato - per la prima volta in un paese europeo.
L'azzardo più grande per le istituzioni sarà il probabile mancato pagamento, il
20 luglio, di 3500 milioni di euro alla BCE. <br><br>L'EEK continua la sua
campagna per il "no" in tutto il paese. Una nostra manifestazione a Volos si è
tenuta a partire dalla parola d'ordine "Non pagheremo la crisi dei capitalisti".
Domani terremo una manifestazione nel centro di Atene. Speriamo non
piova.</p></div>
<h5 class=""><font color="#ff0000" size="4">Savas Michael-Matsas - EEK</font></h5></div><div><font color="#ff0000" size="4"><img src="cid:ii_ibnkyq4e2_14e53d43ab1e6e4c" width="224" height="134" style="margin-right: 0px;"><br><br></font></div><div><div class="">
<h1 class=""><font color="#cc0000">L'EEK indica la soluzione operaia e anticapitalista
alla crisi greca</font></h1></div>
<div class=""></div>
<h5 class="">1 Luglio 2015</h5>
<div class="">
<p class=""><i>Pubblichiamo, tradotto in italiano, il volantino
distribuito dal Partito Rivoluzionario dei Lavoratori (EEK in greco), partito
fratello del PCL in Grecia: per un'alternativa alle linee politiche, entrambe
disastrose in modi diversi, di Syriza e del Partito Comunista di Grecia (KKE).
<br></i><br><br><b>LE BANCHE IN MANO AL POPOLO, NON AI BANCHIERI DELLA TROIKA!
Controllo dei lavoratori su di esse e sul flusso di capitali all'estero! Nessuna
perdita di salari e pensioni! <br><br>NAZIONALIZZAZIONE DIRETTA DELLE BANCHE
SOTTO IL CONTROLLO DEI LAVORATORI E DEI POVERI! <br><br>Guerra di classe contro
la guerra "non convenzionale" della troika UE/BCE/FMI e la troika nazionale
Nuova Democrazia/PASOK/Il Fiume (fangoso)! <br><br>Votare NO al referendum!
<br><br>NO ai ladri di FMI/UE/BCE! <br><br>NO ai collaboratori greci della
troika ND, Il Fiume, PASOK!</b></p><p class=""><b><img src="cid:ii_ibnl0hy13_14e53d57da7bd105" width="562" height="396"><br><br></b></p><div class=""><p class="">Con un ulteriore giro di vite e sulla base dello stop al
flusso di credito attraverso ricatti e ultimatum, gli usurai internazionali di
UE, BCE e FMI, con i loro organi all'interno della Grecia (banchieri delle
principali banche, i pappagalli dei media e le loro marionette politiche in
Nuova Democrazia, PASOK e Il Fiume-fangoso), hanno portato il paese a dichiarare
una rovinosa bancarotta e il popolo al disastro. Una guerra non convenzionale,
un golpe politico-economico postmoderno è in corso. Non vogliono semplicemente
cacciare il governo. Vogliono terrorizzare e mettere in ginocchio un intero
popolo, il popolo greco, e in questo modo dare un messaggio agli altri popoli
d'Europa che si stanno ribellando all'austerità permanente e ad una
disoccupazione mostruosa. <br><br>Bisogna scendere tutti nelle strade, tutti
alla lotta. Per rovesciare i piani della troika, internazionale e domestica. Per
fermare tutti coloro che - anche dentro ministeri chiave - stanno preparando
soluzioni contro il popolo. <br><br>È questo il momento del popolo, e non
solamente quello delle elezioni, ma innanzitutto quello delle strade e della
lotta per la libertà, per la giustizia sociale e per l'emancipazione. Il popolo,
guidato dalla classe lavoratrice e dai giovani, può e deve essere mobilitato per
strappare gli ultimatum e tutti i memorandum, vecchi e nuovi! <br><br>Bisogna
rompere con il capitalismo e con l'Unione Europea qui e adesso! Per prendere le
nostre vite, il benessere sociale e il potere nelle nostre mani! <br><br>Il
tempo della verità ci ha raggiunto. Tutti i compromessi con i capitalisti,
dentro e fuori il paese, che il gruppo dirigente di Syriza ha fatto - con la
destra nazionalista di Kammenos, con la destra di Karamanlis sul Presidente
della Repubblica, con l'associazione degli industriali greci, con le cosiddette
"istituzioni" dell'imperialismo in Europa e negli USA - non solo sono fallite,
ma hanno reso i capitalisti e i meccanismi dell'UE e dell'FMI anche più
aggressivi. <br><br>Chiediamo ai membri e alle forze in lotta che sostengono
Syriza di imporre alla loro leadership di tagliare i ponti della collaborazione
di classe con le istituzioni imperialiste, l'UE e l'FMI, con i capitalisti
stranieri e locali, e con i loro agenti politici. <br><br>Chiediamo ai dirigenti
del KKE di smetterla di coprire con una fraseologia di sinistra la
collaborazione con la troika domestica. La posizione di un voto di protesta al
referendum - in pratica, di invalidare il voto - rafforza le forze borghesi più
reazionarie. <br><br>Un congresso nazionale dei rappresentanti eletti
dell'intero movimento operaio, dei movimenti sociali, degli autorganizzati,
dev'essere preparato al più presto, per discutere un programma alternativo di
uscita dalla crisi. Per impedire a chiunque altro di decidere per noi senza di
noi. <br><br>È necessario un fronte unico di classe di tutte le organizzazioni
politiche e sociali, dei movimenti, dei collettivi, delle masse lavoratrici e
degli strati popolari, organizzati e non, contro il nemico di classe dentro e
fuori il paese. <br><br>No ai governi di "unità nazionale". Per un governo dei
lavoratori, per un potere dei lavoratori. <br><br>Il gioco è finito:
cancellazione del debito! <br><br><b>BANCHE E SETTORI ECONOMICI STRATEGICI NELLE
MANI DELLA SOCIETA'. <br>LA PRODUZIONE E IL POTERE NELLE MANI DEI LAVORATORI.
</b><br>Per un governo dei lavoratori, per un potere dei lavoratori <br><br><b>CONTRO
L'UE IMPERIALISTA! <br>EUROPA ROSSA E SOCIALISTA!</b></p></div><p class="">
</p><h5 class=""><font size="4" color="#ff0000">EEK (Ergatiko Epanastatiko Komma, Partito
Rivoluzionario dei Lavoratori)</font></h5><div><font size="4" color="#ff0000"><img src="cid:ii_ibnl1rev4_14e53d66274019c3" width="224" height="134" style="margin-right: 0px;"><br><br></font></div><div><div class="">
<h1 class=""><font color="#cc0000">La battaglia per il referendum in Grecia. Terzo
giorno.</font></h1></div>
<div class=""></div>
<h5 class="">2 Luglio 2015</h5></div><div><p class="">Mercoledì 1 luglio. La tensione e le pressioni crescono ogni giorno. Il
Consiglio europeo ha provato, senza successo, ad impedire il referendum
sull'ultimatum UE in quanto... "illegale". Ma le pressioni contro il referendum
vengono anche da dentro il paese. Non solo dalla destra e dagli altri piccoli
partiti dell'opposizione borghese, ma anche dall'interno di Syriza, da suoi
dirigenti ben conosciuti, da suoi europarlamentari (il "verde" K. Chrysogonos e
il giornalista St. Kouloglou) e intellettuali di sinistra, come il terzomondista
Kostas Vergopoulos, ben noto in Francia e in America Latina. <br><br>Si rafforza
la campagna di intimidazione a favore del "sì", portata avanti dai capitalisti,
dai media, dai politici borghesi e dalla burocrazia sindacale del quasi
inesistente GSEE, sindacato scomparso dalle scene per molti mesi, specialmente
dopo le elezioni di gennaio 2015. La confusione e l'insoddisfazione si
diffondono, per effetto della chiusura delle banche e della preoccupazione dei
pensionati per la loro misera pensione. <br><br>Tsipras ha compiuto un disperato
tentativo dell'ultimo minuto con una lettera ai leader della troika Draghi,
Juncker e Lagarde nella quale accettava molte delle loro richieste dell'ultima
versione dell'ultimatum, ora sottoposto a referendum. Risulta evidente che
l'obbiettivo della troika è una vittoria del "sì" che conduca alla schiacciante
sconfitta di Syriza e alla cacciata del governo Tsipras, sostituito da «un nuovo
governo che abbia la necessaria credibilità per discutere con le istituzioni
europee», come hanno dichiarato Schäuble e Juncker. La riunione d'emergenza
dell'Eurogruppo si è conclusa con il rinvio di qualsiasi discussione a dopo il
referendum. <br><br>«Ricattano il popolo greco per fargli dire sì all'orrore
infinito dell'austerity oppure, nel caso vinca il "no", per condannarlo ad una
fine orribile di caos economico e sociale», ha detto Savas Michael-Matsas,
segretario dell'EEK, nel suo intervento durante la riuscita manifestazione
pubblica del partito davanti al vecchio edificio dell'Università di Atene, al
centro della capitale greca. «Il nostro compito», ha aggiunto, «è quello di
sconfiggere sia l'orrore infinito dell'austerity sia un terribile caos dovuto al
default, ponendo fine alle devastazioni della bancarotta capitalista e aprendo
una via socialista per uscire da questo inferno.» <br><br>Tra le acclamazioni e
gli applausi della folla, che includeva anche molti militanti ed elettori di
Syriza, Savas conclude: «Domenica prossima dobbiamo respingere l'ultimatum
imperialista con un "no" trionfante, un "no" che sia l'inizio non di nuovi
negoziati senza speranza, ma di una lotta intransigente dei lavoratori e delle
masse popolari per cancellare il debito, nazionalizzare le banche e i settori
strategici dell'economia sotto il controllo dei lavoratori, prendere il potere e
dare inizio a una rivoluzione socialista in Europa. E in questo modo, fra due
anni, celebrare il 2017 come il centenario e il ritorno della grande rivoluzione
socialista dell'Ottobre 1917».</p><h5 class=""><font color="#ff0000" size="4">Savas Michael-Matsas - EEK</font></h5></div><div><font color="#ff0000" size="4"><img src="cid:ii_ibnl3vfc5_14e53d7e5bc4ec64" width="224" height="134" style="margin-right: 0px;"><br><br></font></div><div><font color="#ff0000" size="4">FONTE</font></div><div><font color="#ff0000" size="4"><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a></font></div><div><br></div><div><font color="#ff0000" size="4"><img src="cid:ii_ibnl4pio6_14e53d87c556e4d7" width="141" height="141" style="margin-right: 0px;"><br><br></font></div></div></div></div>