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<P><IMG alt="
"
src="http://www.ilsecoloxix.it/rw/IlSecoloXIXWEB/la_spezia/foto_trattate/2015/06/28/amianto_xix_ok-k5ff--390x180@ilsecoloxixweb_265x122.jpg"></P>
<P><FONT face="Times New Roman">La Spezia - La storia inizia nell’aprile del
1983 quando <B>Luigi D’Andrea</B>, deceduto poi nel 2004, alla Spezia, a soli 42
anni, giura fedeltà alla Repubblica Italiana arruolandosi volontario nella
Marina Militare.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Trattiene il respiro, è emozionato, felice.
Finita la <B>cerimonia </B>fa ritorno a casa, convinto di aver fatto la scelta
giusta. Gonfia il petto e passa una vita, ventisei anni, al servizio dello
Stato. Non sa cosa gli riserverà il destino. Il suo sacrificio, la sua
professionalità vengono “ripagati” con una malattia. Trascorrono solo pochi mesi
dalla terribile diagnosi, «neoplasia polmonare», alla sua morte. La patologia è
tipica dell’esposizione da amianto: D’Andrea si ammala dopo anni passati nei
vani motore delle navi della Marina Militare.<B> Ha due figli, un maschio e una
femmina</B>, e una moglie. I due ragazzi vengono privati del padre in una fase
cruciale della loro vita, hanno appena vent’anni e tanto bisogno di entrambi i
genitori a fianco. Il dolore e il rimorso aumentano quando vengono a sapere che
decine di uomini imbarcati con il padre hanno fatto la stessa fine.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">Il processo penale viene incardinato davanti al
<B>tribunale di Padova</B>. La famiglia è costretta a giocare anche la partita
relativa al risarcimento. Si trovano a fronteggiare il ministero della Difesa,
che non si vuole accollare tutte le responsabilità. La resa dei conti ora è
vicina. La moglie e i figli, rappresentati dagli avvocati Enrico Conti e Barbara
Spella, hanno citato in sede civile il ministero. I legali hanno già presentato
il conto allo Stato, calcolando l’ammontare per ogni membro della famiglia
D’Andrea: 291 mila euro alla moglie e ai figli 282 mila ciascuno. Del resto, il
consulente tecnico nominato dal tribunale veneto ha redatto una perizia che non
lascia spazio a molte interpretazioni: «La patologia riscontrata nel presente
procedimento è da ritenersi causata da esposizione professionale ad
amianto».</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman">I legali della parte offesa ritengono inoltre
che «l’esposizione riguardasse sia l’ambiente di lavoro, sia l’ambiente di vita,
per la presenza di <B>materiali contenenti amianto </B>negli spazi adibiti agli
alloggi delle navi, dove il personale trascorreva importanti periodi di tempo».
L’accusa sostiene che la Marina Militare abbia tante colpe in questa vicenda:
non avrebbe informato «il personale, sia imbarcato che in servizio a terra, dei
rischi per la salute, omettendo anche di sottoporre e far sottoporre con
regolarità i dipendenti a controlli sanitari specifici».
</FONT><BR></P></DIV></DIV></DIV></DIV></DIV></BODY></HTML>