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<h1 class=""><font size="6"><span style="color:rgb(204,0,0)">La verità negata di una resistenza tradita</span></font></h1>
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<h2 class=""><font size="4">Volantino del PCL distribuito in occasione del prossimo 25 aprile.</font></h2>
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<h5 class="">17 Aprile 2015</h5><p><img src="cid:ii_i8nn4n6z0_14ccece8454bcd6a" height="280" width="471"><br></p><p class="">Tra il ‘43 e il ‘45,
resistenza partigiana e sollevazione operaia nelle fabbriche posero
concretamente la possibilità di una rivoluzione socialista in Italia. La
“rossa primavera” delle canzoni partigiane esprimeva la volontà di
farla finita non solo con la feroce occupazione nazista, ma con le
classi dominanti che si erano servite del fascismo. La disgregazione del
regime, il panico della borghesia italiana, i nuovi rapporti di forza
nel Paese, misuravano le potenzialità di una svolta rivoluzionaria che
liberasse l'Italia dal capitalismo.
<br>
<br>
<br><b>IL PRIMO COMPROMESSO STORICO: UN COLPO AL CUORE DELLA RESISTENZA
</b><br>
<br>Ma la resistenza fu tradita. Gli imperialismi vincitori della guerra
si erano accordati con la burocrazia stalinista dell'URSS per la
divisione delle zone di influenza. L'Italia doveva restare, per volontà
di Stalin, Roosevelt, Churchill, all'interno del campo capitalistico. Il
nuovo PCI di Palmiro Togliatti - in totale rottura col PCdI di Gramsci-
si fece esecutore fedele delle direttive di Stalin. La svolta di
Salerno sancì la subordinazione della resistenza alla ricostruzione del
capitalismo italiano. L'alleanza del PCI con i partiti borghesi
“democratici” e liberali, la struttura paritetica dei CLN combinata col
criterio dell'unanimità delle decisioni, offrì alla borghesia italiana
ciò che chiedeva: la rinuncia preventiva a mettere in discussione il suo
dominio. I governi di “unità nazionale” dell'Italia liberata fecero il
resto: disarmo dei partigiani, ripristino dei vecchi prefetti,
restituzione delle fabbriche ai capitalisti. L'amnistia per gli aguzzini
fascisti firmata dal ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti
per conto del governo De Gasperi completò il quadro. La Costituzione del
1948 non fu affatto figlia della Resistenza, ma del suo tradimento.
Come disse Piero Calamandrei scambiò “una rivoluzione promessa con una
rivoluzione mancata”: tanti principi solenni di giustizia sociale per
mascherare e abbellire la continuità dello sfruttamento capitalista.
<br>“Ma si garantì la democrazia!” si obietta. Falso. L'insurrezione
partigiana aveva rovesciato il fascismo. Ma la “democrazia” del
capitalismo è stata pagata a caro prezzo dai lavoratori: le cariche
della polizia contro gli scioperi operai, i reparti confino e i
licenziamenti politici per i comunisti, la lunga pagina delle
repressioni del dopoguerra. Il tradimento di una rivoluzione spiana
sempre la via alla reazione. Anche dentro l'involucro di una democrazia
borghese.
<br>
<br>
<br><b>IL SECONDO COMPROMESSO STORICO APRI' LA VIA ALLA SECONDA REPUBBLICA
</b><br>
<br>A partire dal '68 la classe operaia e le grandi masse giovanili che
si ribellarono ai padroni e al regime democristiano ripresero a modo
loro la domanda di liberazione della Resistenza. L'ascesa della classe
operaia, la ricomposizione attorno ad essa della popolazione povera di
tutta Italia, l'unità tra operai e studenti, assieme alla crisi
verticale del vecchio blocco di potere DC, riaprirono la concreta
possibilità di una svolta anticapitalista.
<br>Ma la domanda di svolta fu nuovamente tradita. Il PCI di Berlinguer,
in perfetta tradizione togliattiana, subordinò la classe operaia a un
secondo compromesso storico con la DC. La burocrazia CGIL guidata da
Lama accompagnò la nuova unità nazionale con la svolta dei sacrifici
(EUR), che cancellava le rivendicazioni dell'autunno caldo e predicava
la “austerità” per gli operai. Il grande movimento di massa che per sei
anni aveva calcato le fabbriche, le scuole, le piazze di tutta Italia,
fu distrutto e disperso dalla delusione. Disorientamento,
passivizzazione, qualunquismo (“i partiti sono tutti uguali”, “la
politica è una cosa sporca”) cominciarono a farsi largo in grandi
settori di massa e a forgiare un nuovo senso comune.
<br>Iniziò così quel lungo riflusso del movimento operaio che preparò lo
sbocco della Seconda Repubblica. Dopo il crollo dell'URSS, la crisi
distruttiva della DC fu capitalizzata non a sinistra, ma a destra. Il
gruppo dirigente del PCI che aveva tradito prima la Resistenza e poi il
68, concluse la propria onorata carriera sciogliendo il proprio partito
per affrettare il proprio accesso al governo. Al governo del capitalismo
naturalmente, contro una classe operaia che aveva preventivamente
disarmato e disperso. Tutto ciò ha aperto la via negli ultimi 20 anni ad
una sistematica distruzione di tutte le conquiste che l'autunno caldo
aveva strappato, nelle fabbriche e nella società, nell'alternanza
pendolare tra Centrosinistra e Berlusconi).
<br>
<br>
<br><b>IL SONNO DELLA SINISTRA GENERA RENZI
</b><br>
<br>Anche negli ultimi 20 anni la classe operaia ha cercato più volte,
sia pure da posizioni di maggiore debolezza, di reagire alle politiche
dominanti: la protesta radicale contro il governo Amato nel ‘92, lo
sciopero generale del ‘94 contro Berlusconi, la stagione dei movimenti
del 2001/2004 ancora contro Berlusconi. Ma ogni volta che il movimento
di massa ha rialzato la testa, le sue direzioni gliel'hanno abbassata.
Subordinandola ciclicamente all'eterna riproposizione del
Centrosinistra, ogni volta annunciato come “nuovo”, ogni volta copia del
precedente.
<br>A gestire e a coprire questa politica non sono state solo le
burocrazie sindacali, ma anche il Partito della Rifondazione Comunista.
Un partito nato formalmente come “cuore dell'opposizione”, ma
rapidamente convertitosi al governo del capitalismo. Al punto da votare
nel primo governo Prodi l'avvio della precarizzazione del lavoro (Treu) e
il record delle privatizzazioni in Europa; e nel secondo governo Prodi,
in cambio di un ministero (Ferrero) e di un Presidente della Camera
(Bertinotti), la detassazione dei profitti dei capitalisti e le missioni
di guerra. Da qui un suicidio politico senza ritorno.
<br>
<br>
<br><b>“RIFARE LA SINISTRA”. QUALE?
</b><br>
<br>C'è da meravigliarsi se dopo tutto quanto è accaduto la “sinistra”
ha perso credibilità e riconoscibilità sociale presso masse sempre più
larghe? C'è da meravigliarsi se in assenza di riferimenti credibili a
sinistra e sullo sfondo della più grande crisi capitalistica, masse
consistenti di lavoratori finiscono col farsi irretire dal renzismo, dal
salvinismo, dal grillismo, forme diverse di populismo reazionario anti
operaio?
<br>Il fatto che oggi l'Italia sia governata da un aspirante Bonaparte
come Matteo Renzi, che progetta la riforma elettorale e istituzionale
più reazionaria della storia repubblicana (peggio persino della legge
Acerbo del 23) è il peggiore insulto alla Resistenza. Il fatto che
questo progetto reazionario non solo non incontri un'adeguata
opposizione di massa, ma possa addirittura avvalersi del consenso
drogato di parte del popolo della sinistra allo sbando, misura il
fallimento dei gruppi dirigenti della sinistra italiana, l'enorme
disastro da essi prodotto.
<br><b>E' necessario “rifare la sinistra” si dice. Verissimo. Ma non quella
del passato, non quella che ha tradito, non quella che ha svenduto ogni
volta tutte le migliori potenzialità di svolta che si sono affacciate
nella storia, non quella che illude su un possibile “compromesso col
capitalismo” per candidarsi a governarlo.
<br>C'è bisogno di costruire finalmente una sinistra rivoluzionaria. Una
sinistra anticapitalista che stia sempre e solo dalla parte dei
lavoratori. Una sinistra che riconduca ogni lotta e rivendicazione
immediata alla prospettiva di un governo dei lavoratori quale unica vera
alternativa. Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), l'unico che non
ha mai tradito gli operai, è impegnato ogni giorno in questa impresa.
L'unica all'altezza delle migliori aspirazioni partigiane.</b></p>
<h5 class=""><span style="color:rgb(255,0,0)"><font size="6">Partito Comunista dei Lavoratori</font></span></h5><p><img style="margin-right: 0px;" src="cid:ii_i8nn6isj1_14ccecfdcdc2db94" height="141" width="141"><br></p><p><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a><br></p><p><br></p></div>