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<h1 class="titolo_pagina_newsletter">VOTO IN FRANCIA E GRECIA
<br>LA CRISI EUROPEA SI APPROFONDISCE
<br></h1><h1 class="titolo_pagina_newsletter">LA CRISI EUROPEA SI APPROFONDISCE
</h1>
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<p class="data_notizia_newsletter"><i>(7 Maggio 2012) </i></p>
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<p class="testo_newsletter">
<br>I risultati elettorali del 6 Maggio in diversi paesi europei riflettono la profonda crisi di consenso delle politiche dominanti.
<br>Tutti i governi borghesi, di ogni colore, subiscono una crisi di rigetto della maggioranza della società.
<br>Ovunque, in forme diverse, il combinato della crisi sociale e della
crisi politica dei governi alimenta una polarizzazione politica del
voto, ben al di là del recinto della tradizionale alternanza.
<br>In Francia il rigetto di Sarkosy premia la socialdemocrazia
francese, dentro l'alveo apparente di un normale ricambio di governo: ma
l'ascesa combinata della sinistra riformista del Fronte de Gauche (
Malenchon) e soprattutto del movimento neofascista del Fronte Nazionale (
Le Pen)indebolisce la stabilità politica del ricambio, tanto più a
fronte della continuità della crisi sociale.
<br>In Grecia il ripudio di massa del massacro sociale imposto al popolo
greco si traduce nel collasso elettorale dei due partiti di governo, ed
in particolare della vecchia socialdemocrazia ( Pasok): spingendo ad
una polarizzazione politica estrema tra la forte ascesa della sinistra
riformista ( Syriza) da un lato, e la minacciosa avanzata di forze
neonaziste ( Alba dorata) dall'altro.
<br>Ne consegue un quadro di estrema instabilità politica che il
prossimo governo di unità nazionale, sotto il peso della crisi,
contribuirà ulteriormente ad alimentare.
<br>
<br>Le elezioni sono il termometro della crisi, non certo la sua
soluzione. Dopo 5 anni di crisi capitalista e di enormi sacrifici
sociali, la maggioranza della società esprime col voto una domanda di
svolta. Ma il ritardo del movimento operaio nel costruire la propria
alternativa alla crisi sociale, alimenta una massa critica di populismo
reazionario, variamente composto, che è senza precedenti nell'Europa del
dopoguerra. Questo è il fondamento sociale del voto del 6 Maggio.
<br>
<br>Tanto più in questo quadro, le stesse forze beneficiarie, a
sinistra, della domanda di cambiamento sono del tutto incapaci di darle
una prospettiva.
<br>
<br>Il governo socialdemocratico di Hollande agirà in tutto e per tutto
dentro il quadro del capitalismo francese e dei suoi interessi in
Europa. Il suo tentativo sarà quello di negoziare col capitalismo
tedesco un nuovo equilibrio della politica comunitaria tra “rigore” di
bilancio e spese per “la crescita”: e per questo Hollande riceve
l'appoggio politicamente trasversale di quelle forze politiche europee
interessate ad allentare la pressione della BCE ai fini della
salvaguardia dei propri elettorati. Ma “aggiungere la crescita al
rigore” significa in prosa una cosa sola: il rigore antioperaio
continuerà dentro le maglie di un fiscal compact che lo stesso Hollande
non mette come tale in discussione; mentre i possibili più ampi margini
di spesa, già contenuti dal debito statale verso le banche, serviranno
per lo più a finanziare il pagamento del debito alle imprese e alle
banche, cioè la gestione del “rigore”. Nel frattempo la recessione
economica in Europa continuerà a distruggere milioni di posti di lavoro.
Il governo Hollande, già sostenuto dal borghese Bayrou ( il Casini
francese), non darà alcuna svolta ai lavoratori francesi ed europei:
sarà solo un capitolo delle politiche di austerità sullo sfondo di una
crisi capitalistica irrisolta.
<br>
<br>A loro volta le sinistre riformiste di Francia e di Grecia sono
incapaci per loro natura di rispondere alla gravità della crisi di cui
sono elettoralmente beneficiarie.
<br>Fronte de Gauche e Syriza sono due diverse riedizioni del
bertinottismo italiano: retorica sociale, prosa immaginifica, vocazione
ministeriale.
<br>
<br>Malenchon, già sostenitore appassionato dell'intervento militare
imperialista in Libia, mira a conquistare una massa critica di consenso
con cui negoziare con la socialdemocrazia da cui proviene. A questo fine
non entrerà probabilmente nel governo Hollande, ma lo sosterrà
“criticamente” dall'esterno (come Bertinotti fece col primo governo
Prodi, votando l'introduzione del lavoro interinale). In ogni caso
rimuoverà il proprio ruolo di opposizione a sinistra, lasciando alla
destra peggiore la prateria dell'opposizione. Un disastro annunciato.
<br>
<br>Syriza ha sicuramente raccolto una grande domanda di cambiamento a
sinistra; ha capitalizzato il crollo del PASOK ; ha beneficiato della
politica immobile del KKE stalinista, interamente dedita ad una politica
di divisione delle lotte funzionale alla pura autoconservazione del
proprio spazio politico e istituzionale. Ma il suo programma di
negoziazione del debito greco, contro la proposta del suo annullamento;
la sua proposta di un controllo pubblico sulle banche private, contro la
rivendicazione della loro nazionalizzazione; le sue illusioni su una
possibile “Europa sociale e democratica” in ambito capitalistico, contro
la rivendicazione degli Stati Uniti Socialisti d'Europa, la confinano
nell'ambito di un riformismo impotente, del tutto incapace di tracciare
una via d'uscita dalla crisi. Così ha commentato un inviato de Il
Manifesto a pochi giorni dal voto: “Il programma di Syriza è in realtà
talmente moderato da poter piacere a tutte le forze semplicemente
antiliberiste”. C'è poco da aggiungere. Se non che il puro antiliberismo
ha poco da dire di fronte alla crisi strutturale del capitalismo
europeo, e al fallimento in essa dell'interventismo pubblico keynesiano
degli Stati.
<br>
<br><b>La verità è che la crisi europea ripropone con più forza il nodo di
fondo: o il movimento operaio imporrà la propria soluzione della crisi
con un'azione rivoluzionaria di massa, o la profondità della crisi
capitalista trascinerà contro il movimento operaio la barbarie sociale e
la reazione politica. Sullo sfondo della più grande crisi capitalista
degli ultimi 80 anni, rivoluzione e reazione tenderanno a confrontarsi
come negli anni 20 e 30.
</b><br>
<br><b>La costruzione di partiti rivoluzionari in tutto il continente è
l'unica risposta vera alla disperazione sociale che percorre l'Europa. E
l'unica risposta di fondo alla stessa minaccia reazionaria.</b> </p>
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