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<p class="testo_newsletter"><font style="color:rgb(204,0,0)" size="6"><b>1° MAGGIO DI LOTTA!
<br>L'ARTICOLO 18 NON SI TOCCA!
</b></font><br></p><p class="testo_newsletter"><font size="4">Questo Primo Maggio cade in una fase di inasprimento della crisi
capitalistica mondiale, una crisi che ormai dura da cinque anni e che le
banche, le imprese e i loro governi hanno scaricato sui lavoratori e le
masse popolari. Nell'Unione europea il mantra di questa politica è il
rigore e la crescita.
<br>La politica del rigore imposta dalla trojka (Ue, Bce, Fmi) ai paesi
europei ha avuto una doppia caratterizzazione: dal lato delle imprese e
delle banche finanziamenti per migliaia di miliardi di euro (oltre 2.600
miliardi tra finanziamenti statali e della Bce); dal lato dei
lavoratori e delle masse popolari tassazione indiretta e tagli lineari
dei servizi sociali, scolastici, sanitari, previdenziali e dei trasporti
attraverso processi di liberalizzazione e privatizzazione. Inoltre per
garantire la continuità di queste politiche ed assicurare i
finanziamenti alle banche e alle imprese la trojka ha chiesto ai governi
europei l'inserimento nella legge fondamentale della norma sul pareggio
di bilancio e del fiscal compact. In linea con questa tendenza il
presidente della Bce, Mario Draghi, ha dichiarato morto il welfare
europeo, mentre il Fmi lancia l'allarme sull'aumento dell'età media e
sui costi insostenibili sanitari e previdenziali.
<br>La politica della crescita uscita fuori dagli incontri ai vertici
europei si è caratterizzata in una sola direzione: svalutare il lavoro
salariato europeo mettendolo in concorrenza direttamente con i
lavoratori della periferia capitalistica e per questa via aumentare i
profitti. A questo mirano le politiche di smantellamento dei contratti
nazionali di lavoro, di riduzione salariale, di precarizzazione, di
liberalizzazione dei licenziamenti e perfino di limitazione del diritto
di sciopero.
<br>A questo attacco al salario, ai diritti e alle tutele, conquistati
con dure lotte nei diversi paesi europei, la classe operaia e le masse
popolari hanno reagito con rivolte, mobilitazioni e scioperi: la
sollevazione e gli scioperi dei giovani e dei lavoratori greci, gli
scioperi in Portogallo e Spagna, lo sciopero dei metalmeccanici in
Italia, la rivolta degli studenti londinesi, la rivolta popolare in
Romania, la mobilitazione a Praga. Quello che ancora manca è il
necessario salto nella mobilitazione per mettere in campo una forza
all'altezza dello scontro: unitaria, radicale e concentrata. La sola che
possa mettere in questione un sistema capitalistico regressivo
nell'intero continente e nel mondo.
<br>In Italia in questi anni abbiamo assistito ai contratti separati,
all'accordo di Pomigliano, Mirafiori e alla sconfitta alla Bertone,
quindi alla disdetta del contratto unitario dei metalmeccanici del 2008,
alla cancellazione del contratto nazionale di lavoro, sostituito alla
Fiat con un contratto aziendale che mette fuori la Fiom dagli
stabilimenti e abolisce la rappresentanza e l'agibilità sindacale nelle
fabbriche.
<br>Infine ma non per gravità, il governo Monti dopo aver incassato
senza una reale opposizione sindacale di massa (appena tre ore di
sciopero da parte di Cgil, Cisl e Uil) la peggiore riforma previdenziale
vigente in Europa, ha ritenuto possibile l'affondo sul mercato del
lavoro, mantenendo sostanzialmente i livelli di precarietà in entrata,
aprendo alla libertà di licenziamento con l'abolizione dell'art. 18
dello Statuto dei Lavoratori e riducendo pesantemente le coperture ed i
sostegni in caso di crisi e licenziamenti (mobilità, cassa in deroga,
straordinaria e ordinaria). A questo attacco i lavoratori, soprattutto i
metalmeccanici sostenuti dalla Fiom, hanno risposto con mobilitazioni,
scioperi e blocchi stradali. La burocrazia dirigente che fa capo alla
Camusso in CGIL, invece di unificare e concentrare la forza operaia e
popolare contro il padronato e il governo Monti mettendo in campo lo
sciopero generale prolungato, in accordo con il PD ha operato una
funzione di contenimento e soffocamento della mobilitazione dei
lavoratori.
<br>Sulla questione della difesa dell'art 18 all'interno della Cgil si è
differenziata un’area di forte dissenso alla linea della Camusso, a cui
chiediamo di trasformare questo dissenso in opposizione nei luoghi di
lavoro, nelle fabbriche e nelle categorie. In questo quadro riteniamo
che la necessaria convergenza della mobilitazione in Italia con il resto
dell'Europa necessita della costruzione di un fronte unico di lotta,
contro il governo e per la difesa “senza se e senza ma dell'art. 18”, di
tutte le forze della sinistra politica, sindacale e di movimento. In
questa prospettiva il PCL mentre propone alla FdS di rompere con i
liberali (PD, IDV) e costruire il fronte unico di classe, mantiene ferma
la proposta del No Debito e del governo dei lavoratori, nella
prospettiva degli Stati Uniti Socialisti d'Europa.
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<br><br></p>
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<p class="firma_newsletter"><font size="4"><b>PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI <br></b></font></p><p class="firma_newsletter"><font size="4"><b><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a><span onmouseout="cancel = false; window.setTimeout(WRCHideContent, 1000); clearTimeout(showTimer);" onmouseover=" var self = this; showTimer = window.setTimeout(function(){WRCShowContent({'rating':{},'flags':{},'single':true,'ttl':7200,'expireTime':'20120430030414'}, self.className)},600);" class="wrc0" style="padding-right:16px;width:16px;height:16px"></span> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a></b></font></p>
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