<div class="colbox"><h1 style="color:rgb(204,0,0)" class="titolo_pagina_newsletter"><font size="6">RESPINGERE L'ACCORDO TRUFFA CONTRO L'ARTICOLO 18. </font></h1><p class="testo_newsletter"><i>nota di Marco Ferrando</i><br>
<br><font size="4"><b><span style="color:rgb(0,0,0)">L'accordo Monti- Bersani- Casini- Alfano sul mercato del lavoro cancella l'attuale articolo 18.
</span></b></font><br>
<br>Nel caso di un licenziamento illegittimo con motivazione economica,
l'attuale diritto al reintegro è rimpiazzato dal potere del giudice: che
PUO' disporre il reintegro SOLO se la motivazione economica del
licenziamento- comunque senza giusta causa- è “manifestamente
insussistente”. In una fase di crisi dilagante come l'attuale, quasi
mai. Peraltro dovrà essere il lavoratore a portare l'azienda in
tribunale, dopo il tentativo di conciliazione: sapendo però che se
perderà la causa, non avrà nemmeno l'indennizzo, in ogni caso ridotto.
Quanti potranno sfidare il ricatto della disperazione? La realtà è che
diverranno legittimi migliaia di licenziamenti illegittimi. E che dopo
l'approvazione parlamentare della legge, tutti i lavoratori saranno più
deboli nei propri luoghi di lavoro perchè disarmati di un diritto
fondamentale.
<br>
<br>Mentre Monti annuncia la “svolta storica”, mentre Fornero proclama
trionfante che “il posto di lavoro non è più blindato, perchè il mondo è
cambiato”, il PD ha la spudoratezza di presentare come “importantissimo
passo avanti” la cancellazione dell'articolo 18. Imbroglioni! La verità
è che il PD ha salvato il governo Monti svendendo il lavoro.
Confermando una volta di più i propri legami indissolubili col grande
capitale.
<br>
<br>Ma non è affatto detta l'ultima parola. I lavoratori che hanno
scioperato in tutta Italia in queste settimane hanno detto a chiare
lettere “ L'articolo 18 non si tocca”. Non sarà facile convincerli che
la sua cancellazione è una “vittoria”. Non sarà facile convincerli che è
giusto concedere a Monti in pochi giorni ciò che è stato negato a
Berlusconi per 17 anni.
<br>
<br>La CGIL eviti balbettii, rifiuti ogni subordinazione al governo e al
PD, e promuova da subito un vero sciopero generale per il ritiro delle
misure annunciate, e il boicottaggio pubblico dei partiti che le
voteranno. Se la CGIL non lo farà, dovranno essere la FIOM e i sindacati
di base ad assumersi, unitariamente, questa responsabilità. In ogni
caso nessuno potrà trincerarsi attorno al puro “dissenso”: è' l'ora
della contestazione di massa del governo e dei partiti che lo
sostengono, nei luoghi di lavoro, nei movimenti di lotta, sul
territorio.
<br>
<br>Le stesse sinistre politiche non possono cavarsela col “distinguo”
(SEL), o con la “critica” (PRC) delle misure annunciate nel mentre si
alleano in tutta Italia col PD in vista delle elezioni amministrative:
come possono allearsi ovunque con un partito che sostiene il governo
Monti- Fornero contro il lavoro? Come possono allearsi con un partito
che affossa l'articolo 18, per candidarsi oltretutto ad amministrare al
suo fianco, nei comuni, le politiche finanziarie di Monti e i loro
effetti locali?
<br>
<br><b>Lo scontro sociale che si è aperto interroga la coerenza di tutte le
sinistre, sindacali e politiche. E non lascerà spazio alle furberie dei
saltimbanchi. </b></p>
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