<!DOCTYPE HTML PUBLIC "-//W3C//DTD HTML 4.0 Transitional//EN">
<HTML><HEAD>
<META content="text/html; charset=iso-8859-1" http-equiv=Content-Type>
<META name=GENERATOR content="MSHTML 8.00.6001.19190">
<STYLE></STYLE>
</HEAD>
<BODY bgColor=#ffffff>
<DIV><FONT size=2 face=Arial>A cosa mirano i sindacalisti concertativi a me
pare chiaro: la conciliazione preventiva sottintende un controllo
fortissimo di ogni azione aziendale, quindi a monte la discussione congiunta
sulle strategie di mercato e cogestione, agganciando ai buoni risultati il
premio e ai cattivi la riduzione dell'orario di lavoro e salario relativo. In
una fase decrescente di tesseramenti e crescendo la quota di anziani capaci di
gestirsi da sè la posizione pensionistica senza dover ricorrere ai
CAF vari, cosa rimane per mantenere in piedi la struttura sindacale? Ben
poco, quindi devono rafforzare almeno tre versanti: quello interno, come
dicevo, che rende imprescindibile al lavoratore l'iscrizione a un
sindacato concertativo, quello in uscita, senza ricorso al giudice perché lo
voglio vedere chi si rivolge al giudice non avendo dalla parte sua nemmeno il
sindacato interno, outplacement da azienda a azienda, gestione doti per
eventuale autoimprenditorìa, e quello in entrata intervenendo su formazione
professionale, certificazione di contratti a tempo determinato di vario genere,
secondo esigenze stagionali o lancio prodotti particolari o
sostituzioni, con verifica necessità in organico mese per mese. In una
società come la nostra dove diffusissima è la corruzione, alto è
il rischio che invece di difendere realmente i lavoratori i sindacalisti,
assumendo tanto potere, diventino specchio dei datori di lavoro,
interiorizzandone le scelte, le decisioni, e rendendo ancor più deboli
quelli che oggi con il ricorso a un giudice potrebbero difendersi, anche se con
molta fatica. Quanto giallo c'è, diventa il
problema, nella cogestione, e la contrapposizione, se c'è molto
giallo, va a farsi benedire. Ovvio che ciascuno difenda se stesso e dica
di essere immacolato e che abbia come ragione di vita il bene dei lavoratori.
Dimostrando il contrario si può ridurre al silenzio qualcuno e far subentrare
sindacalisti onesti e seri. Questi, poi, a loro volta dovranno mantenersi tali.
Pertanto il problema è l'onestà con la quale viene gestito il tutto,
internamente, in uscita e in entrata. Se si decide di voler cogestire.
Altrimenti si decide di fare solo contrapposizione e lotta dura,
laddove necessario. Questa è la scelta che si deve esplicitare. Quale ruolo
affidare al sindacato? A me ad esempio ha dato molto fastidio sentir dire ai
sindacalisti durante la fase iniziale della trattativa:"Fornero parla di
reddito minimo garantito ma non ci sono i soldi". Capite il senso? Io sindacato
ti dico che non hai i soldi, e quindi devi fare come dico io,
lasciando copertura a chi ce l'ha, i nostri iscritti, e per gli altri si
soprassiede. Un sindacato che realmente ha a cuore i problemi dei
lavoratori dovrebbe dire: "Trova i soldi, Governo, operando su sprechi, palazzi
improduttivi, eccessive retribuzioni, doppi e tripli incarichi, enti inutili,
partiti defunti, ecc. perché dobbiamo incominciare dal sostegno ai più
poveri con efficaci politiche del lavoro (anche gestite dai sindacati se si
decide come, e cioè con professionalità e non tanto per spillar quattrini) per
metterli in grado di pagare affitto, mangiare, curarsi, far studiare i figli, e
tramite questo aiuto far ripartire acquisti, produzione, benessere
collettivo. Ma dato che questo significherebbe non avere più un bacino di
povertà estrema su cui contare per rendere docili i lavoratori a qualsiasi
ricatto prima (clientele) e durante (mobbing e sopraffazioni) e dopo (abbandono)
le occasioni di lavoro, ecco trovato il discrimine fra sindacati gialli e
sindacati sinceri. Fino a quando non cambieranno richieste, partendo dai più
poveri, per me tutti gialli sono. </FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial>Laura</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial></FONT> </DIV>
<DIV>----- Original Message ----- </DIV>
<BLOCKQUOTE
style="BORDER-LEFT: #000000 2px solid; PADDING-LEFT: 5px; PADDING-RIGHT: 0px; MARGIN-LEFT: 5px; MARGIN-RIGHT: 0px">
<DIV
style="FONT: 10pt arial; BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black"><B>From:</B>
<A title=info@slaicobasmarghera.org
href="mailto:info@slaicobasmarghera.org">info@slaicobasmarghera.org</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Cc:</B> <A title=redditolavoro@ecn.org
href="mailto:redditolavoro@ecn.org">redditolavoro@ecn.org</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Sent:</B> Monday, March 26, 2012 11:56
PM</DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Subject:</B> [Redditolavoro] L'idiota Bonanni
e il modello tedesco</DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><FONT face=Arial>L'idiota Bonanni, capo del sindacato giallo nazionale
(CISL), famoso più per il petardo arrivatogli sul cappotto a Torino che per le
sue imprese a favore del padronato, e contro i Cobas, ponendosi dove e come
comoda al padronato, potendo, come sindacato dell'azienda (come in certi
esempi ha cercato di fare a Marghera difendendo la Fincantieri e a
Scorzé dove è tutt'uno con la San Benedetto, e pare ora anche a Monfalcone,
contro di noi laddove ci affermiamo tra i lavoratori senza avere una presenza
storica alle spalle), </FONT><FONT face=Arial>ha affermato che "la strada per
uscirne è adottando "il modello tedesco, ma quello vero. " Quale sia il
modello tedesco che afferma Bonanni, che bontà sua va contro un aspetto della
controriforma Fornero,</FONT><FONT face="Times New Roman"> </FONT><FONT
face=Arial>quello dei licenziamenti economici, non ce lo spiega. Noi però
sappiamo che gli operai di fabbrica in Germania guadagnano molto di più a
parità di lavoro, degli operai italiani. </FONT><FONT face=Arial>Questo non lo
dice, Bonanni. </FONT><FONT face=Arial>Che non propone nemmeno un articolo
nuovo del codice penale per le aziende che chiudono in Italia delocalizzando,
magari dopo aver rilevato patrimonio pubblico (come nella siderurgia e nella
petrolchimica).</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial>ansa di oggi</FONT></DIV>
<DIV>
<P>ROMA - La norma sui licenziamenti economici "va cambiata: c'é un buco
da coprire. Non è possibile che un datore di lavoro licenzi adducendo una
crisi che non può dimostrare". Lo afferma al Corriere della sera, il
segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, spiegando che la strada per uscirne è
adottando "il modello tedesco, ma quello vero. Quello che comprende un potente
meccanismo di conciliazione preventiva e solo eventualmente un ricorso al
giudice che valuti se il licenziamento è giustificato o no". Bonanni si
difende poi, dall'accusa di aver cambiato idea. "Se si legge tutta la riforma
del lavoro - afferma -, si capisce quanto è cambiata dal documento che ci
lesse la Fornero. Per capirci, l'idea non l'ho cambiata io". "Il mio scopo -
spiega quindi - era mantenere un tavolo aperto. Questa é la mia strategia".
Ora che la riforma approderà in Parlamento, osserva infine Bonanni, "abbiamo
davanti mesi, non mettiamoci fretta: abbiamo uno spiraglio, cerchiamo di
trovare una composizione".</P></DIV>
<P>
<HR>
<P></P>_______________________________________________<BR>Redditolavoro
mailing
list<BR>Redditolavoro@lists.ecn.org<BR>http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/redditolavoro<BR></BLOCKQUOTE></BODY></HTML>