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<h1 class="titolo_pagina_newsletter">I MUSCOLI DI MONTI </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(3 Marzo 2012) </p>
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<p class="testo_newsletter">Mario Monti ha assunto il progetto Tav in
Val di Susa come simbolo del proprio governo: non solo della propria
credibilità di garante degli immensi interessi coinvolti nell'opera, ma
anche della propria forza d'ordine nella gestione delle piazze.
<br>
<br>La difesa del progetto Tav nel nome dell'” interesse generale delle
generazioni future” è un manifesto di ipocrisia. E' il solito motivetto
ideologico con cui da vent'anni si tagliano pensioni, si precarizza il
lavoro, si distruggono diritti. Chi non ha niente da offrire ma solo da
togliere ai vivi, vuole far credere loro di lavorare per la storia . E
se i vivi non abboccano, è pronto il manganello. Questa è la sostanza. E
ha molto poco di “tecnico”: ha molto a che vedere invece con il mandato
imperativo di banche, industriali, costruttori. La questione Tav è solo
una insegna: non dell'”antagonismo”, se non di riflesso, ma del
governo.
<br>
<br>Non si ricorda peraltro una seduta straordinaria di governo
interamente dedicata alla gestione minacciosa della piazza, se non ai
tempi di Scelba. Ci voleva un governo “tecnico” per restaurare la
peggiore tradizione politica reazionaria?
<br>Ma un governo che sceglie quel terreno di confronto sceglie perciò
stesso di politicizzarlo al livello più alto. E allora c'è bisogno di
una risposta di massa più generale che riconduca le ragioni No Tav ad un
programma anticapitalista e ad una mobilitazione straordinaria di tutti
gli sfruttati.
<br>
<br>I No Tav non possono vincere da soli. Né solamente in virtù di una
solidarietà nazionale alla loro lotta, che pur è prioritaria e urgente.
Possono vincere se confluiranno in una rivolta popolare e di classe
contro il governo, i poteri che lo sostengono, i partiti che
l'appoggiano: una rivolta che ribalti i rapporti di forza complessivi e
apra dal basso uno scenario nuovo. Ma questa rivolta richiede una
bandiera più larga della Val di Susa: una bandiera che rivendichi il
blocco dei licenziamenti, la ripartizione fra tutti del lavoro, un
salario sociale vero per i disoccupati, un grande piano di opere sociali
- finanziato dalla tassazione delle grandi ricchezze a dal ripudio del
debito verso le banche- che assorba al suo interno le stesse domande No
Tav. Le decine di miliardi previsti per la TAV vengano investiti nella
bonifica dall'amianto, nei treni pendolari, nella ricostruzione del
sistema sanitario, nell'istruzione pubblica.., invece che infilati nelle
tasche di banchieri, costruttori, imprese mafiose per avvelenare una
valle!
<br>
<br>Così formulata, questa rivendicazione può essere un ponte prezioso
gettato verso la classe operaia, verso l'enorme massa dei lavoratori
precari, verso i disoccupati: per chiedere che sia il mondo del lavoro e
le sue organizzazioni a unificare e dirigere il fronte di massa attorno
a un comune programma di lotta, che faccia proprie le ragioni di tutti
gli oppressi.
<br>
<br>Il Partito Comunista dei Lavoratori, impegnato ovunque nelle
mobilitazioni No Tav, porterà questa rivendicazione di fronte unico
anticapitalista nello sciopero generale della Fiom del 9 Marzo e nella
manifestazione nazionale di Roma. </p>
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